A volte, nella vita, si verificano delle situazioni, o degli eventi, che si attendono da sempre, sebbene possano fare molta paura, talmente intensi da togliere ore, giorni, settimane di sonno a chi li sta per vivere. Per un liceale, può essere l'esame di maturità. Per un universitario, la discussione della tesi di laurea. Per uno sportivo, una finale di coppa della propria nazionale. In Argentina, per lo sport argentino, è il Superclàsico.

Ma quello che ci sarà il 10 novembre e il 24 novembre non sarà un derby qualsiasi: saranno l'andata e il ritorno della finale di Copa Libertadores, la massima competizione sudamericana pari alla nostra Champions League, e che vedrà per la prima volta nella storia lo scontro tra le due massime squadre di Buenos Aires: il Boca Juniors ed il River Plate. Per l'ultima volta, il trofeo continentale sarà deciso con una finale andata-ritorno, mentre dalla prossima edizione la finale verrà giocata in campo neutro. Perchè il Dio del Calcio, quando vuole chiudere un cerchio, vuole che si chiuda col botto.

Nonostante la enorme rivalità delle due squadre, si può dire che la loro genesi deriva dallo stesso, italianissimo ceppo: quello degli immigrati italiani, e soprattutto genovesi. Nei primi anni del '900 infatti, la metà degli immigrati in Argentina arrivavano proprio dal Belpaese. E saranno determinanti nella fondazione delle due squadre, in particolar modo per quanto riguarda il Boca. Non per nulla, i suoi tifosi sono chiamati anche Xeneizes, che vuol dire "genovesi". Ed anche nelle origini del River, sebbene in misura molto minore, scorre sangue proveniente dalla città della Lanterna, dato che una delle due squadre che poi confluiranno nei Millonarios si chiamava Santa Rosa, perchè venne fondata da genovesi il 30 agosto, in cui cade, appunto, il suo onomastico.

Il Boca Juniors deve il suo nome a La Boca, il quartiere, anzi, il barrio dove venne fondata il 3 aprile del 1905, mentre il Juniors finale lo si deve alla presenza di numerosi ferrovieri inglesi, che importarono il football anche in Argentina, e che influenzerà il nome di molte squadre, come il Racing Club de Avellaneda, i Newell's Old Boys, e l'Argentinos Juniors, un qualcosa che accadrà anche nel calcio all'epoca del blocco sovietico, con le varie Dinamo, Torpedo o Arsenal. E così è stato anche per il River Plate, sebbene il nome tragga origine da un episodio avvenuto durante la costruzione del porto di Buenos Aires: alcuni operai abbandonarono le loro postazioni lavorative per andare a giocare una partita di calcio, e uno dei membri della neonata squadra biancorossa notò che ancuni degli scatoloni presenti avevano su scritta la dicitura "The River Plate", che altro non era che l'inglesizzazione del Rìo de la Plata, e decisero di adottarla come nome ufficiale. Controversa, per il River, è la data di fondazione, ufficialmente fissata il 25 maggio 1901, ma che andrebbe spostata, secondo alcuni storici del club, al 15 maggio 1904.

A separare le due squadre vi è anche l'estrazione culturale e lavorativa dei tifosi delle due squadre: il Boca Juniors era molto seguita dagli operai e dai lavoratori, e proprio per questo i giocatori verranno chiamati con il nomignolo di Xeneizes. I tifosi del River Plate invece sono chiamati Los Millonarios per via di due campagne acquisti faraoniche tenutesi nel 1931 e nel 1932, dove vennero acquistati prima Carlos Peucelle e poi, per 35.000 pesos "La Fiera" Bernabè Ferreyra, creando un impatto paragonabile all'acquisto di Neymar o di Mbappè ai giorni nostri, visto che, al di fuori del Regno Unito, nessuna altra quadra al mondo aveva mai speso così tanto per un singolo giocatore. Inoltre, la sede sociale si trovava (e si trova tuttora), nel quartiere benestante di Belgrano. Qualcosa di molto simile a quel che si è visto in Italia tra i casciavit milanisti e i bauscia interisti.

Nonostante si incontreranno in svariate partite non ufficiali, la prima, vera ed autentica sfida tra le due compagini avverrà il 24 agosto 1913, e vide il River trionfare 2-1. Da quel momento in poi, le sfide diverranno sempre più accese, più spettacolare e pirotecniche. River e Boca diverranno motivo di violentissimi scontri tra tifosi, di lotte in campo e fuori, rendendo la vita di chi osava cambiare camiseta un vero inferno, sino ad arrivare a dichiarazioni e giuramenti di non militanza da parte di alcuni giocatori, come ad esempio quella del Principe Enzo Francescoli di non voler mai andare al Boca, o di Diego Armando Maradona, che mai prese in considerazione l'idea di andare al River Plate, essendo un grandissimo tifoso dei Xeneizes.

Fu proprio in occasione del Superclàsico del 1968 che si verificò la più grande tragedia del calcio argentino, quello della Puerta 12, una indicibile tragedia che provocò la morte di 71 persone per via di una calca che si venne a creare all'uscita dello stadio, e che generò un effetto tappo, tanto che molte di queste persone morirono letteralmente calpestate e, dolore nel dolore, l'età media delle vittime era di diciannove anni. 

Una partita con una storia tanto importante, e con una travolgente passione tra gli spalti, non può che essere un evento sportivo tra i più importanti al mondo, tanto da essere inserito, nel 2002, in cima alla classifica del periodico The Observer tra i cinquanta avvenimenti sportivi da guardare prima di morire, prima di Barcelona-Real o di Inter-Milan, e considerato da FourFourTwo, rivista calcistica inglese, come il "miglior derby del mondo".

Come poterlo descrivere? Immaginate un Inter-Milan, nato quasi come derby della Lanterna, con una rivalità accesa pari a quella tra Roma e Lazio, con due tifoserie calde e rivali come quelle di Fenerbahce e Galatasaray durante il Kitalar Arasi Derbi, con il risalto mediatico di un Inter-Juve, e che sarà seguito in tutto il mondo come El Clásico Barça-Real Madrid, il tutto in una finale di Champions League. Ecco, non ci siete nemmeno vicini.

Perchè questo non è solo un derby, sebbene l'inglese sia alla base dei nomi delle due squadre.

Esto es El Superclàsico.