L'Inter, da sempre, è una società in grado di stupire e di rendersi imprevedibile agli occhi di chi la guarda. Riesce con agilità a perdere partite che sembravano vinte e, viceversa, a vincere partite che parevano perdute, di cui Inter-Sampdoria del 2005 è l'esempio più lampante. Imprevedibile, pazza, questi sono alcuni attributi che gli stessi supporter nerazzurri affibbiano alla propria squadra del cuore. 

Quello che è successo questo pomeriggio rientra pertanto perfettamente all'interno delle dinamiche della piazza meneghina. Con una mossa che ha spiazzato tutti, la società, con uno stringato comunicato ufficiale, ha reso noto il declassamento di Icardi, capitano dell'Inter sino a questa mattina, da comandante della squadra a mero soldato semplice, nominando come suo sostituto Handanovic. Tre righe di comunicato, infinite parole vergate nel giro di pochissimi minuti dai giornalisti e tifosi di tutto il mondo. L'Inter è così: nel bene e nel male, non lascia mai indifferenti.

Che vi fossero frizioni tra il bomber nerazzurro, o meglio tra il suo procuratore, la showgirl e presentatrice televisiva Wanda Nara e la società nerazzurra sono fatti notori: già da tempo ormai le parole della moglie dell'ormai ex capitano interista iniziavano a risultare scomode e sconvenienti per l'ambiente nerazzurro. E' giusto di qualche giorno fa la dichiarazione della bionda procuratrice, che invocava una maggiore protezione per il marito a livello mediatico, dando addirittura preziosi consigli di natura tecnico-tattica a Spalletti, già sulla graticola per la penuria di risultati utili nel mese di gennaio e inizio di febbraio. Il tutto dopo diversi inviti della società nerazzurra ad abbassare i toni, come ebbe a dire Marotta, e a lasciare un tema così delicato lontano dalle telecamere, come è naturale che sia, dato che i rinnovi di contratto non debbono certamente svolgersi dinanzi ai riflettori, ma nelle "segrete stanze" del potere.

La mancata presa di posizione di Icardi riguardo certe dichiarazioni è stata interpretata come un segnale di debolezza, dell'essere succubi del numero nove interista verso la moglie e procuratrice. Ma va anche detto che questo pone il ragazzo dinanzi a una situazione non facile: la duplice natura di Wanda, sia moglie e madre delle sue figlie che procuratrice, lo vede stretto tra due fuochi. Poteva smentire le parole della sua procuratrice, che però avrebbe perso la faccia dinanzi agli occhi di tutti, dato che sarebbe stato palese il suo interessamento al rinnovo più di quanto non lo fosse per il suo assistito. Ma d'altro canto, avrebbe dato contro alla moglie, che in sede privata, per un simile sgarbo avrebbe potuto anche mettersi di traverso in vicende private e personali. Non si può scindere la figura di Wanda Nara in "agent-only" e "wife-only", alla stregua di un "visconte dimezzato" di calviniana memoria, perchè lei è entrambe le cose contemporaneamente, e dai comportamenti pubblici che tiene sembra non essere in grado di volersi scindere, mentre, secondo altri, manca proprio la volontà di separare il suo duplice ruolo. E' lo svantaggio di quando si ha un procuratore come parente: prendere le distanze da lui è molto difficile e spesso impossibile. Basti pensare a tutto quel che sta passando Rabiot, stretto tra il desiderio di grandi traguardi e le richieste assurde ed inaccettabili di una madre-procuratrice che solo da qualche giorno forse sta iniziando a capire che nel calcio l'amore deve lasciare il posto agli affari. Che sarebbero anche il bene del figlio, ovviamente. Anche perchè alimentare il clamore mediatico è un problema anche per il procuratore stesso, dato che chi ci andrà di mezzo è anche lui stesso: meno ingaggio, meno percentuale anche per lui. O lei, nel caso della signora Nara in Icardi. Tirare la corda è sempre rischioso, e lei ha fatto si che fosse tesa da parecchio tempo.

Da quando è arrivato Marotta, a vario titolo definito come "spia juventina" o "eroe della patria" a seconda delle linee di pensiero, sono cambiate molte cose. La tradizionale anarchia interista, fatta di impunibilità varie rese possibili da una dirigenza spesso assente e da un Ausilio non certo a suo agio in un ruolo non suo come quello di dirigente unico, perchè di fatto è quel che accadde, ha subito una improvvisa battuta di arresto. Il vuoto di potere, venutosi più o meno consapevolmente a creare, ha dato il via a comportamenti e prese di posizione non certo degne di un club che vuole tornare grande: giocatori che mediaticamente discutevano riguardo la loro permanenza nel club, scarso professionismo, mollezza negli atteggiamenti e disinteresse per le sorti della squadra sono solo alcuni dei problemi che sono emersi in questi anni. Si sa, "il sonno della ragione genera mostri", e il risultato è stato qualcosa di molto più terrificante dell'opera di Goya: la perdita di identità dell'Inter da parte dei giocatori stessi. Ma il neo amministratore delegato nerazzurro, abituato a una realtà come quella juventina fatta di certezze, di intransigenza e di controllo, si è immediatamente calato nella realtà interista ascoltando le richieste dei tifosi e degli addetti ai lavori, che chiedevano una sola cosa: rigore. E non si è certamente risparmiato in questi primi tre mesi di lavoro.

Perisic chiede la cessione platealmente, sfoderando prestazioni decisamente insufficienti? Marotta lo mette altrettanto platealmente in vendita. Nainggolan riprende i suoi soliti vizi extracalcistici? Multa ed esclusione dalla squadra. Spalletti critica l'atteggiamento della società? Immediato confronto volto a smorzare le polemiche e richiamare all'ordine l'allenatore visto come riottoso. Tutte situazioni sino a qualche mese fa apparentemente irrisolvibili, e che sono state affrontate con prontezza e celerità. La vicenda Icardi, ugualmente, non poteva che essere trattata con lo stesso modus operandi. Dapprima l'invito ad abbassare i toni, ed oggi, il colpo più pesante, più imprevisto, più duro che una società possa fare per regolare i conti all'interno dello spogliatoio.

Così come la società diede la fascia ad Icardi nel 2015, grazie anche all'intervento dell'allora allenatore nerazzurro Roberto Mancini, ora la stessa società, diversissima nella proprietà da quella di allora, decide di toglierla. Un gesto molto forte alla vigilia di una partita delicata come quella di Europa League, e che non ha frenato chi di dovere dal compierla ugualmente. C'è chi criticherà questa scelta per via del tempismo, ma dopo la prima vittoria dell'anno, e in un periodo non semplice per la squadra, ogni partita diverrà importante, perciò la linea di pensiero marottiana è stata certamente quella di lavare quanto prima i panni sporchi. D'altra parte, le frasi di Wanda Nara sono state spesso e volentieri inopportune e hanno creato delle frizioni all'interno dello spogliatoio: dire che Perisic vuole andare via per colpa, forse, di "problemi personali", o affermare in quel di maggio che "Mauro può cacciare o portare persone alzando solo un dito", per non parlare delle recentissime dichiarazioni che hanno portato alla tesi del "se mi fate scegliere tra il rinnovo e l'arrivo di uno che gli mette quattro o cinque palloni buoni, preferisco che Mauro abbia un aiuto in più", di certo qualche frizione la hanno generata. I like immediati di Brozovic alle notizie riguardo la revoca della fascia ad Icardi ne sono il segno lampante.
Icardi, al momento ancora giovane, pare mancare di quel polso e quel carisma che invece si potevano ritrovare nei due grandi capitani dell'Inter pre-triplete: Zanetti e Bergomi. Icardi, che appare troppo critico con i compagni anche durante le partite (sono vicenda quasi di ogni domenica i reciproci battibecchi in campo con Perisic), forse non ha compreso appieno cosa comporti il ruolo di capitano, che non è solo essere il giocatore simbolo di una squadra nè rappresenta il più forte, ma rappresenta la squadra ed il gruppo, è l'immagine in campo della società stessa. Deve essere una figura che sa unire, non dividere, che è in grado di far tirare fuori gli attributi a un giocatore svogliato anche solo con una parola o con un cenno, uno che se necessario sa farsi valere nello spogliatoio. Marotta ha voluto ribadire quello che è un concetto forse mai abbastanza chiaro: quel che conta è l'Inter, che è composta da tutti, non da uno solo. E chi sbaglia, chi sgarra, chiunque esso sia, pagherà.

Ed ora? Icardi, privato della fascia, non è stato convocato per la partita di coppa contro il Rapid Vienna, e gli aggiornamenti si susseguono ad in ritmo sempre più convulso, ma una cosa è chiara: questo gesto è stata la vittoria della linea durissima di Marotta. Questo, da un punto di vista della valutazione del giocatore, non cambierà assolutamente nulla: la clausola permane, il giocatore ha un contratto, e se davvero tiene all'Inter come ha sempre sostenuto saprà gestire la sua avventura nerazzurra con la massima professionalità, garantendo prestazioni di livello e gol importanti.

Servirà ad abbassare finalmente i toni e a concentrarsi sul campo? Servirà a far capire al resto della squadra che non esistono più intoccabili? Servirà a far marciare dritto tutti verso l'obiettivo "qualificazione Champions"? Al momento non si può sapere, ma quel che invece si sa è un'altra cosa: l'Inter ha una dirigenza presente ed attiva. Ed era anche ora.