La crisi dell'Inter, dopo la sconfitta contro il Bologna, inizia a divenire sempre più drammatica. Complice anche la situazione delle squadre sotto di lei, che hanno smesso di rallentare e che anzi tornano minacciosamente ad avvicinarsi come nuvole nere, l'aria in casa nerazzurra diviene ogni giorno più pesante.

L'Inter sembra stia vivendo un periodo molto simile a quello accaduto negli Stati Uniti nel 1929, che culminò con il crollo della borsa e il cosiddetto "Black Thursday", il famigerato giovedì nero. Perfino le premesse sembrano esattamente le stesse.

Gli Stati Uniti pre-1929 attraversarono un periodo d'oro, basato sulla teoria del liberismo portata avanti, tra gli altri, anche dal presidente Herbert Hoover, che come i suoi predecessori Harding e Coolidge cercò di promuovere il libero mercato, limitando quello che era il controllo statale, diminuendo quindi la spesa pubblica e mantenendo un blando controllo sulle nuove aziende emergenti. Allo stesso modo l'Inter, ai nastri di partenza di questa stagione, cercò di essere molto più liberale: le trattative per i rinnovi procedevano lasciando l'iniziativa nelle mani dei giocatori e dei procuratori, ma al tempo stesso si è cercato di ridurre le spese, e proprio in virtù di questo gli acquisti della sessione di mercato sono stati effettuati sempre con un occhio sì vigile, ma non eccessivamente oppressivo, tanto da potersi permettere di portare a Milano Nainggolan anche in un periodo non proprio roseo da un punto di vista del bilancio.

E proprio come prima della crisi, gli interisti poterono godere di una campagna acquisti importante, che vide nel belga acquistato dalla Roma l'acquisto di punta, colui che venne ben presto definito il "colpo scudetto", senza dimenticare l'arrivo del Toro Lautaro Martinez, giovane di sicuro avvenire e che, già convocato nella nazionale argentina, sembrò voler bruciare le tappe. I giornali celebrarono la compagine nerazzurra come l'anti-Juve, da anni in posizione egemonica, e naturalmente i festanti tifosi si lasciarono contagiare da questo ottimismo. Allo stesso modo, gli americani, euforici per l'enorme incremento della ricchezza, si diedero agli investimenti in borsa, comprando azioni che poi rivendevano a stretto giro, guadagnando con la differenza discrete somme. Questi investimenti sembrarono poter proiettare la popolazione americana verso una belle époque,  di ricchezza, di benessere diffuso, di guadagno. E similmente, anche all'Inter le cose sembrarono andare benissimo: dopo un inizio di stagione col brivido, la squadra nerazzurra sembra ingranare in campionato, dove raggiunge le posizioni alte della classifica, e riesce a capovolgere quello che sembrava il triste destino della eliminazione in Champions, centrando un insperato e temporaneo secondo posto.

Nessuno sospettò, nel 1929 così come nel dicembre 2018, che quello potesse essere l'inizio di un periodo nerissimo e buio.

Come spesso accade nella vita le disgrazie peggiori sono quelle che accadono all'improvviso, perchè non danno il tempo di prepararsi e di fronteggiare bene la crisi alle porte, e in quel maledetto 24 ottobre 1929 se ne ebbe la devastante prova. Le azioni borsistiche, che vennero vendute in gran numero, videro però un ribasso inarrestabile delle loro valutazioni, il che portò nel giro di pochissimi giorni moltissime famiglie sul lastrico, e moltissime banche alla chiusura, scatenando il panico tra i risparmiatori: questo fu il Giovedì Nero, un giorno che fece tristemente la storia della finanza mondiale, con un crollo tale da influenzare moltissimi paesi anche europei, tra cui l'Italia, e soprattutto la Germania, già scossa dall'esperienza disatrosa della Repubblica di Weimar: in altre parole, la Grande Depressione. L'Inter invece, ebbe il suo personale giorno nero, anzi, serata nera l'11 dicembre 2018, quando, arrivata a giocarsi il secondo posto nel girone di Champions contro il PSV Eindhoven, inaspettatamente pareggiò uno a uno, venendo retrocessa in Europa League.

Le reazioni furono durissime, sia da parte della stampa che dai tifosi, che diedero subito contro alla squadra accusandola di scarso impegno e di mancanza di idee per tamponare la crisi. Spinto dalle proteste dei cittadini americani, allo stesso modo il presidente Hoover cercò di risolvere il periodo nero con dei provvedimenti d'urgenza, quali immettere denaro per salvare banche ed aziende, ma senza riuscire nel suo intento. L'Inter cercò di attuare dei provvedimenti, multando Nainggolan e prendendo di petto la questione Perisic, ormai separato in casa, così come il rinnovo di Icardi, ma questo non portò a nessun cambiamento concreto, sino ad arrivare ai giorni nostri, dove la squadra nerazzurra non ha ancora registrato alcuna vittoria dall'inizio dell'anno nuovo. 2019 come il 1929, insomma.

Gli Stati Uniti reagirono nella tornata elettorale del 1932, che vide trionfare, dopo dodici anni, un presidente democratico: Franklin Delano Roosevelt, lontano cugino di quel che fu il più giovane presidente americano, Theodore Roosevelt. Il neopresidente, eletto con una maggioranza a dir poco schiacciante, seppe fare leva sugli americani nel modo più naturale possibile, dando loro quello che ogni persona in un periodo di crisi vuole avere: la fiducia.

Nel suo discorso di insediamento, Roosevelt disse "Sono convinto che se c'è qualcosa da temere è la paura stessa, il terrore sconosciuto, immotivato ed ingiustificato che paralizza. Dobbiamo sforzarci di trasformare una ritirata in una avanzata". Una frase che sarebbe perfetta da rivolgere al tifoso interista: l'Inter infatti, più che soffrire di crisi di identità, di confusione tattica e di problemi legati ai rinnovi, soffre di paura, la paura di poter provare paura, e, proprio come disse Roosevelt, sconosciuta, perchè la rosa dell'Inter non è qualitativamente così brutta come appare ora, immotivata, perchè lasciarsi condizionare dai periodi bui delle passate Inter non è certamente un qualcosa a cui si deve pensare, ed ingiustificata perchè quella nerazzurra non deve essere una squadra timorosa, ma deve essere una squadra per sua natura votata all'attacco e alla vittoria. L'ultima parte sembra quasi il leitmotiv di Spalletti, bisogna uscire dalla crisi iniziando a vincere, senza pensare all'ipotesi di una sconfitta.

Senza perdere altro tempo, il presidente americano varò, nei primi cento giorni, delle misure urgenti ed importanti, volte a risollevare l'economia ed i cuori della sua gente dando a questo piano un nome che poi resterà celebre: New Deal. Queste leggi servirono per risollevare la disastrata economia americana, tramite nuove assunzioni e finanziamenti dal basso, partendo dai contadini. Allo stesso modo, l'Inter potrebbe ripartire dai suoi giovani, puntare sulla loro freschezza e vitalità, come quella di un Facundo Colidio, esterno argentino già nella nazionale Under 20 e che può rappresentare sin da ora una alternativa a Perisic, oppure sul centrocampista sloveno Maj Roric, che potrebbe portare geometrie e qualità in un centrocampo che, al momento, vede la sola nota positiva in Brozovic. Da un punto di vista economico, il 30 giugno segnerà, se tutto andrà per il verso giusto, la fine del Settlement Agreement iniziato nel 2015 con Thohir, e questo porterà a controlli meno severi della UEFA e ad una maggiore libertà sul mercato. Il che non vorrà dire ovviamente sregolatezza, che è quella che ha portato l'Inter nella depressione economica che ha dato il via ai controlli degli organismi UEFA, bensì una maggiore elasticità senza pressanti paletti a fare da contraltare, sempre con un occhio al futuro. Perchè, per poter crescere, così come Roosevelt ebbe in mente, servivano delle proposte concrete ed immediate, ma che portassero il paese a crescere nel lungo periodo.

Altrettanto importanti furono le cosiddette firesides chats, le chiacchiere al caminetto, un caposaldo della comunicazione rooseveltiana, che si basava su discorsi trasmessi via radio direttamente dalla Casa Bianca, dove il presidente, con parole semplici e rivolgendosi direttamente ai cittadini americani, spiegava le sue manovre, facendo leva sul senso di orgoglio nazionale, instillando la speranza, confortando quello che era un paese in crisi, e dicendo loro che la crisi era passata e che i loro risparmi potevano nuovamente essere depositati nelle banche. Gli americani, fidandosi del loro presidente, lo fecero ed in questo modo la crisi bancaria venne superata. Allo stesso modo, potrebbe esserci una figura dell'ambiente nerazzurro, che potrebbe essere Steven Zhang, così come Zanetti, o Marotta, Ausilio, o perchè no Spalletti, che con assoluta pacatezza, con tono informale, parli direttamente ai tifosi, facendo leva sulle certezze nerazzurre, invitandoli ad abbandonare ogni timore. Un discorso che potrebbe essere questo:

"Cari amici interisti, il momento odierno appare buio come la notte, ma ricordatevi bene: il buio fa parte dei nostri colori, così come l'azzurro del cielo notturno. La notte non è negativa. Noi siamo la notte, è parte della storia dell'Inter, è nel nostro atto di fondazione, ed è a questo che dobbiamo pensare. Ci viene detto che la difesa della nostra squadra fa acqua da tutte le parti, ma ad onor del vero, abbiamo subito solo sedici gol. Abbiamo la seconda difesa del campionato, e si sa che in Serie A, con una grande difesa si ottengono gradi risultati. Dopo anni difficili in questo reparto, abbiamo uno Skriniar, con un singolare attaccamento alla maglia, e un De Vrij, preso a zero proprio quando veniva detto che l'Inter non sa fare affari. Eppure eccoli qui, due difensori affiatati e capaci su cui poter costruire l'Inter dei prossimi anni. Il futuro? Abbiamo giovani promesse, oltre a Skriniar non va dimenticato Lautaro, giocatore già nel giro della nazionale, e che deve solo abituarsi ai ritmi della Serie A senza mettergli fretta alcuna, e che dire di Keita, dinamico atleta che sta dando tutto quel che può per la squadra? Per non parlare di Brazao, portiere tra i più promettenti. Anche la situazione in classifica è al momento salda: siamo al terzo posto, solitari, con molte inseguitrici, è vero, ma noi siamo l'Inter, e non è un luogo comune, oh no, au contraire, è una certezza. Certezza come quella di avere dei tifosi meravigliosi, che sanno sostenere la squadra, e che certamente, guardando bene il campo, potranno vedere che la loro sofferenza è la stessa dei giocatori. Non copriteli di fischi durante la partita, non è con la negatività che si deve guardare una partita dei propri beniamini, ma dando loro speranza e forza. Divenite voi stessi la loro benzina, muovete le loro gambe con gli applausi, scaldate i loro cuori con le ovazioni, gridate di gioia con loro e rincuorateli quando sbagliano. L'Inter è una grande famiglia, e voi, amici miei, siete l'Inter, tutti insieme lo siamo. E in famiglia ci si sostiene tutti anche e soprattutto nelle avversità. Dimostratelo nelle prossime partite, perchè ne usciremo. Avete la mia parola."

Discorsi schietti, ma accorati, sono quelli che fanno sempre breccia. Ed è questo che manca all'Inter, un Roosevelt che ricordi a tutti quel che si è: parte dell'Inter. Che dia fiducia e che sappia fare ripartire l'ambiente e i tifosi, ricompattandoli e facendoli andare tutti nella stessa direzione, proprio come in una vera famiglia. In questo momento, all'ambiente nerazzurro non serve altro che questo.