(La scena si apre con una schiera di tifosi bardati con sciarpe e bandiere ammassati fuori dalla sede, con un brusio di sottofondo crescente)

Ultrà A: Adesso basta! Questa società vuole cacciare Conte e riportarci nell'oscurità!
Altri ultrà: (in coro) Hai ragione!
Ultrà A: Chiediamo rispetto e ci faremo sentire! Basta con le prese in giro, questi vogliono svendere tutto! Ma noi siamo ricchissimi! La crisi non sarà mica così grande, ho fatto i calcoli io stesso con la calcolatrice!
Altri ultrà: (in coro) Bravo, diglielo! Andiamo a dirglielo!
Ultrà A: Certo che ci andremo, e adesso stesso! Forza, ora che abbiamo anche messo gli striscioni non abbiamo più motivo per restare fuori, mica siamo fessi come gli altri interisti che parlano di crisi e di sacrifici! Tutti insieme, ragazzi! Niente sacrifici! Niente sacrifici!

(Tutti gli ultrà urlano ad alta voce lo slogan appena coniato e superano la prima debole sicurezza. La scena si sposta all'interno della sede, dinanzi alla reception dove è seduta una signorina dall'aria seccata)

Receptionista: Sede della società F.C. Internazionale Milano, buongiorno, (esita qualche secondo, squadrandoli) "lorsignori"...desiderano?
Ultrà A: Siamo la delegazione ultrà inferocita, e vi ordiniamo di chiamare qui i dirigenti.
Receptionista: (li interrompe, sollevando la mano) Qua non ordina nessuno a parte il presidente Zhang, voi siete il Presidente Zhang?
Ultrà: (si guardano a vicenda, confusi sul da farsi): No, beh...come già detto, siamo la delegazione ultrà inferocita...
Receptionista: Immaginavo. A che ora è fissato il vostro appuntamento?
Ultrà B: (si stacca dal gruppo, indignato) Gli ultrà non hanno bisogno di appuntamento! Noi siamo custodi di una fede!

(La delegazione inizia a intonare qualche coro)

Receptionista: Signori, qua non siamo al mercato del pesce o in curva, qua o si sta zitti o si parla con un tono di voce normale, sono stata chiara?
Ultrà A: (abbassa la voce) Ah...ci scusi. Allora...vorremmo un appuntamento urgente per adesso con qualcuno dei dirigenti, tipo Marotta e Ausilio, sarebbe possibile?
Receptionista: (a voce bassissima, voltata dalla parte opposta a loro) In un paese normale se una massa di persone entra berciando e urlando chiedendo di parlare con la dirigenza sarebbe stata cacciata via a pedate dalle forze dell'ordine, e invece tocca pure farli entrare, ascoltarli, scomodarsi a parlare con questi solo perché sono "custodi di una fede"...anche io sono una custode della fede, quella nuziale, ma mica mi fanno entrare alla sede della Prada urlando e chiedendo di parlare con i manager...
Ultrà B: (confuso, a bassa voce) Signorina, stava dicendo qualcosa?
Receptionista: (voltata ora verso di loro) Dicevo che provo a verificare se siano presenti nello stabile. (alza la cornetta e la porta all'orecchio, digitando qualche numero) Si, salve, qua alla reception ci sono degli ultrà-
Ultrà A: (a bassa voce) ...potrebbe dire che siamo inferociti, per favore?
Receptionista: (sospira, occhi al cielo) Dicevo, ci sono degli ultrà inferociti che chiedono udienza al Signor Marotta o al Signor Ausilio...vedete voi che fare, dite? Sta scendendo qualcuno? Va bene, dirò loro di attendere. Si, si, certo. Si, comprendo e approvo. Si, si, d'accordo, la ringrazio, (chiude la telefonata). Sta arrivando qualcuno per parlare con voi.
Ultrà B: E chi sta arrivando?
Ultrà A: Forse Zanetti! (Urla) Un capitano!
Ultrà: (in coro, urlano) C'è solo un capitano!

(La receptionista li guarda in cagnesco. Gli ultrà si zittiscono per un attimo e continuano a cantare a voce bassissima. Dalle scale giunge trafelato un signore elegante dall'aria affabile. I tifosi si guardano perplessi). 

Ultrà A: Quello non mi sembra Ausilio...
Ultrà B: Men che meno Marotta...
Uomo: (ride) No, direi di non essere nessuno dei due! Loro non sono presenti in sede in questo momento!
Ultrà A: ...è Baccin?
Uomo: (ride fragorosamente) No, non sono neppure Baccin. Mi chiamo Sigismondo Certosini, sono il meeting coordinator and main problem solver senior della società! Potete chiamarmi Sig, così è sia formale che informale ed evitiamo di farmi chiamare Sig. Sig, che sembra una battutaccia di quart'ordine!
Ultrà B: (a bassa voce) Dev'essere uno importante...
Ultrà A: (a bassa voce) Ma certo...visto che titolo lungo? Sarà un pezzo grosso anche lui.
Sig: Prego, seguitemi. Andiamo tutti nella sala riunioni.

(Gli ultrà mostrano stupore)

Sig: Di che vi stupite? Siete nostri graditi ospiti! (a bassa voce, tra sé e sé) In circostanze normali sarebbero stati tutti allontanati con gli idranti, ma questi ultrà ogni volta devono essere accolti, fatti accomodare, ascoltarli...se ragionassimo così con chiunque dovremmo centuplicare i dirigenti, in che mondo viviamo, dico io...
Ultrà A: Che cosa sta dicendo?
Sig: Dicevo che provo a verificare se la sala è libera, signori! (Apre la porta, quindi la spalanca) Si, è libera! Prego, si accomodino! Ovviamente lasciate le bandiere fuori, sarebbero ingombranti! Tanto come vedete siamo ben forniti anche noi!
(Tutti convengono, e dopo averle posate si dirigono all'interno. La scena si sposta nella sala riunioni.)
Sig: Eccoci qui, belli comodi! Sarò lieto di rispondere a qualsiasi domanda abbiate da pormi! Qualsiasi!
Ultrà A: Allora, innanzitutto vorrei dire a nome di tutti che siamo molto arrabbiati e indignati!
Sig: Si, mi è stato riferito dalla nostra receptionista.
Ultrà A: Ecco, perché è un punto fondamentale. E sai perché, Sig? Perché volete cacciare Conte!
Sig: Questo è improprio. Noi non vogliamo cacciare Conte, anzi, noi abbiamo detto al signor Conte che ci farebbe piacere che lui rimanesse, sfortunatamente non abbiamo trovato un punto d'incontro. Vedete, sapete che c'è tuttora una pandemia, giusto?

(Tutti annuiscono)

Sig: Ecco. Con la pandemia purtroppo ci sono stati dei problemi economici non da poco, perciò si dovrà ricorrere all'autofinanziamento e a ridurre di molto le pretese in sede di mercato, oltre al non poter certo garantire grossi stipendi. Il signor Conte su questo punto è stato... meno accomodante, diciamo così, e quindi a quel punto si è resa necessaria una separazione consensuale. Spiace molto, ma mantenere una squadra competitiva non significa spendere ogni volta milioni e milioni di euro.
Ultrà B: Come no, scusa? E il mercato di due anni fa? Siamo ricchi, noi! Ci sono i cinesi, altro che crisi, sveglia!
Sig: Pregherei di non usare termini come "sveglia" qui dentro, non siamo in una pagina internet e siamo tutti sveglissimi qui dentro. Anzi, oggi siamo anche più svegli del solito, vista la simpatica giornata che stiamo passando. Tornando al mercato di due anni fa, ve lo posso dire con franchezza, è stato un errore?
Ultrà A: (confuso) Un...errore?
Sig: Mi rendo conto che possa destabilizzarvi, ma riflettiamo bene su come funziona il mondo. Immaginate di essere in bolletta, con un debito importante e delle spese grosse da sostenere. D'altra parte però voi volete assolutamente comprare una splendida e fiammante macchina sportiva.
Ultrà B: Ma se siamo in bolletta mica compro la macchina...
Sig: Esatto, bravissimo! Però supponiamo che viviate con una persona che non vuole sentire storie, una che del fatto che voi siate in difficoltà importa meno di zero perché vuole a tutti i costi quella macchina per, che ne so, vanità, per pavoneggiarsi o farsi ammirare da altre persone. Cosa rispondereste?
Ultrà A: Beh...
Ultrà B: No, aspetta un attimo, Sig! Cosa c'entra? Una società di calcio mica è una persona! I soldi si trovano!
Sig: Ma certo che i soldi si trovano, e i modi per ottenerli sono tanti anche per una persona normale! Chiedi un prestito, ipotechi la casa, inizi a vendere eventuali proprietà...come vedete, i soldi si trovano! Ma questo non risolve il primo problema: se vi si chiede una macchina costosissima quando soldi non ce ne sono, cosa imporrebbe di fare la logica?
Ultrà A: Di...non comprarla?
Sig: Bravo, questo imporrebbe la logica. E invece si è scelto di comprarla lo stesso, una bella macchina da 192 milioni di euro, tra cui un accessorio da più di 70 milioni di euro, il più costoso di tutta la storia del nostro club. E tutto per accontentare una persona che voleva assolutamente acquisti costosi perché altrimenti non sarebbe riuscita a vincere lo scudetto che tanto desiderava.
Ultrà B: Appunto! Ma lo scudetto lo abbiamo vinto, siamo campioni d'Italia ora!
Sig: Certo, lo siamo e abbiamo festeggiato tutti. Torniamo all'esempio del nostro povero amico spiantato. Questo amico spiantato, comprando un gratta e vinci, riceve diecimila euro per un bonus prestazione, chiamiamolo così.
Ultrà B: Beh, diecimila euro mica sono pochi!
Sig: Certo che no, ma se il tuo debito fosse di centoventimila euro?
(L'Ultrà B fa qualche conteggio con le dita, quindi spalanca la bocca. Sig sorride).
Sig: Capisci quale è il punto, ora? Se tu ti impegni tanto per avere solo diecimila euro, non potrai mai colmare il buco. Si sarebbe dovuto vincere molto, molto di più per colmarlo. Esattamente come l'Inter: abbiamo speso tantissimo per portare a casa solo, per modo di dire, uno scudetto. Per il resto? Eliminati ai gironi per due anni di fila, sconfitta in finale di Europa League e nessuna Coppa Italia. Uno scudetto in due anni nonostante tutto quello che abbiamo speso.
Ultra C: Si, ma...se non risichi non rosichi!
Sig: Che è un ragionamento che si può fare sinché non bisogna guardare i conti, o magari ce ne si vuole fregare. Quando soldi non ce ne sono, la logica avrebbe imposto un mercato meno oneroso e più ragionato, senza comprare giocatori palesemente a fine ciclo oppure dalle richieste economiche importanti senza avere neppure una prospettiva di lungo periodo. Nel mondo degli affari, signori, non si va avanti con le spese pazze e con gli all-in come nel poker, ma con intelligenza, prudenza e con tanta, tanta testa.
Ultrà A: ...altrimenti finisci a gambe all'aria...
Sig: Purtroppo così va il mondo, sia per il nostro immaginario amico indebitato, sia per la nostra reale società di calcio. Ormai non si può più restare ciechi di fronte al mondo del calcio moderno: il tempo del "tifoso che deve fare il tifoso e non interessarsi dell'economia" è un concetto morto da anni, ormai. Se si vede che la squadra ha difficoltà economiche è inutile lamentarsi, perché poi succede che c'è chi cavalca il malcontento, chi si mette a berciare a caso o, ancora peggio, chi all'interno della società impone acquisti facendoli passare come assolutamente fondamentali per vincere tutto. Ma a quel punto bisogna vincere tutto per davvero.
Ultrà B: Sì, ma tornando all'esempio, se il tizio spiantato non vince niente è solo sfortuna!
Sig: Signori, signori, vi prego, mi appello alla vostra razionalità. Siamo nel 2021, sentire parlare di fortuna e sfortuna, specie nel mondo degli affari, è un qualcosa che fa sorridere e rabbrividire. La fortuna non esiste, la sfortuna men che meno. Negli affari importa solo la buona programmazione. Se spendi più di quanto guadagni con un passivo già importante di suo e vi capita di non trovare soldi che vi piovono dal cielo non si chiama sfortuna, ma masochismo.
Ultrà C: Sì, però Conte ci ha fatto vincere uno scudetto dopo tanti anni di dominio Juve...
Sig: ...e di questo gli saremo sempre grati. Lo scriveremo anche nel comunicato ufficiale, non dubitatene. Lo ringraziamo perché, al netto della situazione catastrofica in cui ci ha messo sia economicamente, visto quanto ha sbattuto i piedi per avere i giocatori che voleva a tutti i costi, sia sportivamente, perché ora dovremo cercare un nuovo allenatore, uno scudetto lo ha vinto. Non basta a ripianare le spese manco per niente ma almeno ha dato gioie a tutti i tifosi in un periodo non semplice.
Ultrà A: Lo ringrazieremo anche noi, però capisco anche le vostre ragioni...
Ultrà C: Io non le capisco, invece! Adesso ci toccherà vendere tutto!
Ultrà D: Venderete anche le sedie! Siamo finiti!

(Gli ultrà rumoreggiano sonoramente)

Sig: Signori, signori, per favore, lasciatemi parlare! Certo, la situazione non è delle migliori e toccherà ridurre le spese, ma mica venderemo tutti! Non ci guadagneremmo niente neppure noi! Perché è vero che vendendo tanti giocatori di peso rientreremmo nel passivo, ma se sportivamente non rimarremo saldi allora risparmiare non servirà a niente. Servirà magari una cessione grossa assieme ai tanti esuberi inutili, quello è poco ma sicuro. Ma smantellare non servirebbe a niente.
Ultrà A: Ma ci sarà chi se ne vorrà andare allora!
Sig: Chi vorrà andare via troverà la porta ben aperta. Siamo l'Inter, non ce ne importa nulla di persone che rimangono solo perché c'è l'allenatore Tal dei Tali o di giocatori che in mezzo a una crisi economica che ci sta colpendo duramente non potranno avere rinnovi faraonici. Abbiamo chiesto uno sforzo in un momento difficile per tutti, chi non capisce questa situazione se ne può tranquillamente andare, come infatti faremo con Conte a cui, e questo ve lo anticipo, daremo una buonuscita.
Ultrà B: Ah, pure?
Sig: Esiste il diritto del lavoro e le sue leggi, signori.
Ultrà B: Ah vero, esiste la legge. Ma tornando all'Inter, tu ci stai dicendo insomma che avete fatto male ad accontentare Conte in tutto, giusto? E noi cosa c'entriamo in tutto questo? Che colpa abbiamo noi?
Sig: Beh, se proprio devo essere sincero con i tifosi, quando questi si lamentavano che la società non spendeva, che i cinesi erano tirchi, che bisognava accontentare Conte in tutto e per tutto facendo un mercato grosso, che quando si cercava di abbassare il prezzo per Lukaku dicevano di pagare direttamente la cifra richiesta senza fare i pezzenti avrebbe fatto piacere comprendere che se una squadra ha problemi economici non sarebbe saggio farla spendere ancora tanto. Non dico di andare a protestare con gli striscioni scrivendo, che ne so "Inter, ma sei pazza? Se fallissimo non vinceremo una mazza", ma certo qualche sostegno in più ci avrebbe fatto capire che comprendete la società a trecentosessanta gradi, e non solo il lato dove si tifa e del resto chi se ne frega. Ve l'ho detto, il concetto che il tifoso deve fare il tifoso e basta e non l'economista è morto già da tempo.
Ultrà A: Insomma non si smantella nulla, ma in effetti hai ragione sul fatto che bisogna fare sacrifici in questo periodo. Anche se Conte chiedeva acquisti per farci progredire, se non si hanno soldi non si hanno soldi. Ora è tutto chiaro, grazie mille. Abbiamo la vostra parola che non si smantella?
Sig: Avete la parola del signor Marotta e del signor Ausilio.
Ultrà A: Grazie davvero, e speriamo di poterci togliere altre soddisfazioni.
Sig: (sorride) Speriamo davvero, lavoreremo duro per farlo. Arrivederci, signori!

(Tutti escono dalla stanza, tornando alla reception)
Receptionista: Vedete di levare quegli striscioni che avete messo, non siamo alla sagra di paese.
(Gli ultrà annuiscono ed escono di scena. Sigismondo prende l'ascensore e va ai piani superiori, dove c'è un uomo in piedi che guarda dalla finestra).

Uomo: Sono andati via?
Sig: Sì, signor Marotta, sono andati via. Ho detto che non era in sede.
Marotta: Molto bene. Ci mancava solo questa, tra la grana di Conte, giocatori delusi dall'addio e conti da far quadrare pensano tutti che sia facile. Lei crede che ce la farebbe, signor Certosini?
Sig: Credo proprio di no.
Marotta: Credo nessuno possa dirsi davvero certo di farcela. Eravamo già in condizioni economiche precarie e abbiamo dovuto fare un mercato da squadra economicamente solida, e ora eccoci qui, col finanziamento di Oaktree e dover far quadrare altri conti. Il tutto senza dover smantellare.
Sig: Sono certo che ce la farete.
Marotta: Dobbiamo farcela, non ci sono alternative. Siamo i campioni d'Italia, no?
Sig: Certo. Con permesso.
(Sig esce di scena.)
Marotta: "Campioni d'Italia", già...ma a che prezzo...a che prezzo...
(La scena si chiude.)