La stagione, dopo un finale che definire al cardiopalma sarebbe riduttivo, ha visto l'Inter confermarsi per la seconda volta consecutiva come quarta in classifica e pertanto, anche nella stagione successiva, potrà ascoltare la "musichetta della Champions", come oramai viene definito il sontuoso inno composto da Tony Britten nel 1992. A fare le spese di questa qualificazione è stata la compagine dell'Empoli, che non è pertanto riuscita a completare la sua ammirevole rimonta nella sua corsa alla salvezza, ed alla quale vanno fatti i complimenti per averci creduto fino alla fine con energia e decisione.

Si potrebbe dire altrettanto per l'Inter, ma sarebbero complimenti abbastanza ingenerosi per via del fatto che non si è rispettato l'obiettivo stagionale, ed inoltre per altre considerazioni che, a stagione finita, vanno necessariamente portate avanti.

La prima, naturalmente, è quella della qualificazione. E' vero che è arrivata, anche quest'anno all'ottantesimo minuto per chi ama le statistiche e le coincidenze, ma è arrivata all'ultima giornata di campionato, esattamente come l'anno scorso. La dirigenza quest'anno, come obiettivo, aveva posto quello della qualificazione tranquilla, senza troppi patemi d'animo o finali al fotofinish, ed invece la formazione nerazzurra ha dovuto soffrire giornata dopo giornata, dopo aver perso una infinità di punti e dilapidato un terzo posto che fece addirittura pensare ad un clamoroso aggancio al Napoli secondo in classifica. Con una rosa puntellata per poter conseguire al meglio l'obiettivo prefissato, non si sono visti miglioramenti evidenti, e il fatto che i puntelli non si siano rivelati acuminati quanto si pensava inizialmente non può e non deve essere una scusa: si poteva fare di più, si doveva fare di più. Specie in una Serie A, come quella di quest'anno, che ha registrato il crollo della Roma e che pertanto avrebbe potuto permettere un terzo posto molto più dignitoso. Ininfluente ai fini della Champions, dato che tutte le italiani andranno direttamente alla fase a gironi, ma in linea con i dettami della famiglia Zhang. Si potrebbe anche dire che si sono persi quasi tre milioni di euro, visto che il quarto posto frutterà 14.2 milioni, mentre il terzo 16.8, ma sarebbe un eccessivo overthinking.

La seconda, e non si può non dirlo, è quella dell'atteggiamento di Spalletti. Che il tecnico di Certaldo sia notoriamente fumantino è un qualcosa di notorio, così come la sua eccessiva schiettezza con i giornalisti. Quel che non va bene, e che non doveva accadere, è stato il suo continuo inserirsi all'interno di vicende societarie e darle in pasto ai giornalisti in sala stampa. In un momento delicato per la stagione, dove il terzo posto iniziava pericolosamente a scricchiolare, Spalletti doveva predicare calma, mostrarsi sicuro e sereno, ed invece come sempre ha scelto la soluzione opposta: quello dello scontro, dello sfogo contro i giornalisti, del riferirsi a Marotta, ad Icardi, a complotti contro la sua persona. Fiumi di parole, cantavano i Jalisse, ed anche la prima parte della canzone si sposa perfettamente con il contesto: "Mi aspetto mille scuse/come sempre da te/sei un fiume di parole/dove anneghi anche me/che bravo che sei/ma questo linguaggio da talk show/cosa c'entra con noi". Probabilmente la cantava anche Marotta, ascoltando certe conferenze stampa. Disse bene Mourinho ai tempi, quando definì Spalletti un allenatore "da prime time".

Da un punto di vista tattico, invece, bisogna dare atto a Spalletti di aver reso la difesa dell'Inter un fortino niente male. Con soli 33 gol subiti (solamente tre in più della Juventus), la difesa nerazzurra è stata la seconda del campionato, ed ha visto in Skriniar e De Vrij una coppia solidissima e ben affiatata, ed in Handanovic un portiere chiaroscurale ma dai grandi picchi, come quello nell'ultima giornata, che gli ha visto registrare quattro parate a dir poco monumentali. Ma le note positive terminano qui. Offensivamente parlando, l'Inter è stata alquanto deludente. Il sesto posto nella classifica dei gol segnati (57), al netto del primato nella classifica dei cross (ben 402 riusciti e 323 sbagliati) ed in quella dei corner (301, con il Napoli secondo a quota 255), mostrano una sterilità realizzativa alquanto imperdonabile per una squadra che vuole puntare al traguardo come minimo del terzo posto. Come ha invece insegnato l'Atalanta, che con i suoi 77 gol è stata la squadra con più gol realizzati in campionato, segno che è vero che in Serie A serve una grande difesa, ma anche un grande attacco.

La spiegazione del record dei cross è semplice, così come è stato semplice per le squadre avversarie prendere le dovute contromisure. L'Inter spallettiana è una squadra da tradizione inglese ed una macchina da cross perchè attacca sempre sulle fasce, sia quando queste sono libere, sia quando sono presidiate dai terzini e dai centrocampisti in raddoppio di marcatura. Il tutto unito ai terzini, altra nota dolente della stagione, dato che hanno deluso più o meno tutti, Dalbert in primis ed Asamoah, al netto di una prima parte di stagione notevole, in secundis, ai quali vanno aggiunti Vrsaljko, i cui infortuni hanno minato non solo la sua presenza in campo ma anche, al momento, la sua carriera, e Cedric Soares, del tutto impalpabile. La mancanza di soluzioni centrali e l'assenza di Nainggolan per larga parte della stagione, unita all'assenza di un trequartista di riserva, ha fatto sì che la manovra a centrocampo risultasse sterile, tra un Vecino incostante, un Borja Valero ed un Gagliardini certamente generosi ma pressochè nulli offensivamente, e un Joao Mario inesistente in ogni ruolo del centrocampo, lasciando al solo Brozovic il compito di pensare sia all'attacco che alla difesa. Una situazione che, se davvero dovesse arrivare Conte ed il suo 3-5-2, diverrà ancor più preoccupante, ma a questo si penserà a tempo debito. Tutte concause che hanno portato al far giungere pochi palloni agli attaccanti, il che è paradossale dato le statistiche poco su elencate, e pertanto alla mancanza di reti.

La terza, è stata la mentalità della squadra. Il difetto principe dei nerazzurri è proprio quella paura, quella frenesia, o al contrario l'abulicità che si impossessa di loro non appena vi è una situazione di crisi o di difficoltà, sia essa dovuta alla classifica oppure alla singola partita, al primo gol subito. La mancanza di leader ed il nervosismo dell'allenatore, che anzichè tranquillizzare l'ambiente si accoda ad esso alimentandolo e foraggiandolo, hanno fatto si che la squadra, alla prima difficoltà, si sfaldasse come neve al sole. Certo, nel periodo di renitenza icardiana la squadra ha saputo reagire bene e compattarsi, ma la paura di fondo è sempre rimasta. Quella sensazione di spaesatezza e di improvvisa mancanza di fiducia nei propri mezzi, in una squadra che vuole essere grande, è inaccettabile. Che la colpa sia o meno dell'affaire Icardi importa relativamente, dato che è un problema che si trascina da tempo, così come non lo è interamente di Spalletti per gli stessi motivi, ma sono delle riflessioni che andranno fatte: è possibile che nello spogliatoio ci siano elementi che trasmettano negatività al gruppo?

La quarta, è la fuga di notizie. Non è certamente un misterò nè una novità: l'Inter è una società che fa della trasparenza la sua punta di diamante. E se si stesse parlando di aspetti finanziari, non ci sarebbe nulla da dire, anzi. Il problema, che risale ormai da tempo immemore sin dai tempi di Moratti, è il continuo susseguirsi di notizie e di parole che dovrebbero restare interne alla società o nello spogliatoio ed invece, incredibilmente, vengono alla luce. Che si parli di litigi tra giocatori, di frasi dette da un dirigente, di trattative, non cambia la sostanza: arriva tutto in mano alla stampa. La simultanea presenza di Wanda Nara e di Spalletti ha ulteriormente ingigantito il problema, creando un clima insostenibile attorno ai protagonisti ed alla società, passata dall'essere una società di calcio ad una macchina da gossip di quart'ordine. Serve maggiore chiusura, ed impedire la fuga di notizie come invece succede alla Juventus, società storicamente impenetrabile.

Insomma, di buono c'è solo la qualificazione, ma sul come questa sia arrivata, meglio stendere un velo pietoso. Spalletti pagherà, questo è ormai pressochè certo, ma non basta e non può bastare. Serve un piano di lungo respiro, e servono giocatori motivati e che non sentano la pressione di giocare in una squadra che ha una piazza calda ed umorale come quella interista. Servono persone da "linea Maginot", da trincea, da battaglia. E magari mettere, proprio come nella linea Maginot, la dicitura "On ne passe pas". Forse bisognerebbe chiedere a Skriniar e a De Vrij del lavoro extra, con Handanovic a parare le voci in fuga. Sarebbe un bel miglioramento.