La leggenda racconta che Artù Pendragon, meglio noto come Re Artù, condottiero britannico che divese la Gra Bretannia dagli invasori sassoni tra il quinto e il sesto secolo. Ma questo sembra tutto frutto della fantasia della penna di qualche scrittore, romanziere, che voleva portare qualcosa che potesse restare nella storia della Gra Bretannia, che poi negli anni, allargandosi dopo conquiste varie, si è trasformata in Inghilterra. Re Artù è divenuto, anche se mai esistito, un condottiero a cui tante penne si sono rivolte mettendolo sempre come comandante o condottiero, e che poi trasmesso sotto letteratura, si è trasformato in idolo della gente, seguito negli anni da cartoni animati e film sulla storia di questi, o del suo regno.

Detto questo, spostandoci nel calcio, ci siamo accorti che tra gli anni 2012 e 2020, a Torino sponda bianconera, sono arrivati due giocatori che potrebbero essere accomunati al grandissimo bretone. Il primo è Arturo Vidal, detto per l'appunto 'King Arturo' nonchè 'Guerriero' due cose che accomunano il leggendario personaggio al realissimo giocatore, che in campo ha sempre dato l'anima e mai domo si è sempre dato corpo e anima per tutte le gare, con una carica degna dell'Artù che comandava le sue truppe e che combatteva sempre per la vittoria. Arturo Vidal, tatuato per l'epoca, era un degno condottiero del centrocampo di Antonio Conte, uno che strappava all'avversario il pallone, che negli occhi aveva sempre quella cattiveria sportiva, da non far star tranquillo nemmeno il giocatore più esperto e sicuro, uomo ovunque in campo, con uno o due piedi, atterrato e mai arreso, come quando a quel Chelsea in Champions, segnò una rete da fuori area con uno gol con il piede infortunato, e che con il dolore straziante terminò una gara senza fiatare. Arturo Vidal poi però, al contrario del condottiero leggendario, rese la corona, davanti ad una bottiglia di alcol e un incidente stradale dopo una serata al casinò, ubriaco zuppo, sfondando la sa Ferrari e rischiando la vita, cosa che nel giro di un ora arrivò alla sede Juventus, che non ci pensò due minuti di più a togliergli la corona e spedirlo lontano da Torino. Il condottiero aveva perso la corona, e da quel di, non tornò più quel condottiero, ma si perse sotto altri condottieri, con il nome di 'Re Robert' (Levandovski) e 'Re Pulce' (Messi), e alla fine piano piano si è spento, quel tanto che da condottiero si è tramutato in un reietto della panchina, e che aveva perso quella sicuerezza che negli anni bianconeri lo portava ad essere quell'incontrastato condottiero, che ancora oggi sembra essere presente nella mente di tutti i tifosi che lo acclamavano dalla tribuna, come a ricordare che l'anima di quel combattente è rimasto lì, anche se la persona è andata via, con il giocatore cileno nel 2015.

Ma ora passiamo ad un altro che dopo 5 anni ha riportato il tifoso bianconero a sognare, già uno che non ha bisogno di soprannomi, perchè il suo nome è già omonimo del grande e leggendario condottiero, ha solo due eccezioni l'accha e la erre, a storpiare leggermente quel nome, ma chi lo legge ritorna e lo paragona al re britannico: Arthur. Brasiliano, mediano, arrivato per dirigere il centrocampo juventino, acclamato dai vari esperti come nuovo fenomeno del futuro, arrivato al cambio di un campione affermato, Pjanic, da Barcelona, dove non ha trovato spazio, arrivando sotto la Mole Antonelliana, come un possibile futuro condottiero, così da riportare il tifoso bianconero a ricordare quei fasti di quel 'vecchio' guerriero che scorazzava per il campo, Arthur non ha le stesse caratteristiche, è più un giometrico centrocampista dai piedi buoni, più difensivo che offensivo, che pian piano sta ritagliandosi lo spazio, ancor oggi non è un punto fermo, ma sembra stia facendo il percorso a rilento al confronto di Arturo Vidal, che in quei tempi s'impose con pochissime partite nelle gambe, mentre il brasiliano stenta ancora, ma dovrebbe nel tempo conquistare la fiducia divenendo il nuovo Re del centrocampo e riportando la leggenda di Artù Pendragon in arte Re Artù a scorazzare e combattere l'avversario.