Oggi è 1° Maggio 2023 ed è almeno a Roma una giornata di pioggia che viene e va, non si lavora almeno nel mio caso perchè è la festa dei lavoratori e così in compagnia di alcune persone nel mio portico abbiamo ricordato tanti anni passati in questo giorno e se alcuni partivano dagli anni del dopo guerra 50-60, altri addirittura dal 2000 in poi, e così tra le tante storie e avvenimenti vari sono tornato in quel momento indietro nel tempo a quel 1° Maggio 1994 quando in una giornata di sole si spezzò la vita di un campione...

Il mattino sveglio l'intera famiglia alle 7 in punto, anche se poi mia madre era in cucina da almeno due ore prima a preparare quel cibo che poi avremmo mangiato all'ora di pranzo, mio papà nel frattempo tra uno sbadiglio che avrebbe svegliato anche un orso in letargo si alzava e con il suo passo pesante da far tremare i vetri andava verso il bagno, io ero disteso con lo sguardo sul soffitto e pieno di carica perchè da lì a poco avrei incontrato i miei cugini e ci sareremmo divertiti un sacco, poco distante da me mia sorella che ancora dormiva sogni tranquilli.
Così alle 7:30 in punto la mamma fa un richiamo generale "Dai tutti in piedi che è pronta la colazione, veloci che altrimenti facciamo tardi!", e già quando si doveva uscire fuori porta diveniva tutto così frettolosamente snervante.
Così assonnato svegliai mia sorella che nel frattempo nel sonno-sogno mi rispondeva "Ancora 5 minuti...", e con passo bradipo facendo strusciare le ciabatte di pile arrivavo in cucina, seduto e con la testa tra le mani che sorreggevano un sonno stremante, mi trovo la tazza di latte e il pacco dei biscotti poco distante, con gli occhi chiusi inserivo la mano nella busta e con l'altra giravo lo zucchero. Nemmeno il tempo d'inserire il primo biscotto nella tazza che mia madre voltandosi mi dice "Ancora stiamo così? Dai veloce che poi ti lavi i denti, ti vesti e dobbiamo uscire, ho già sentito le zie e già sono tutti pronti...", ed io "Ma mamma sono le 7:30....". La tazza di latte finì più in fretta di quanto l'avrei voluta far durare e così di corsa prima che il bagno fosse occupato mi trovai in un istante davanti lo specchio spazzolino a destra e tubetto di dentificio sulla sinistra e il solito richiamo "Il tubetto si spinge dal basso verso l'altro e non da centro!", dopo aver lavato i denti e aver fatto il solito controllo veloce che fossero tutti puliti, mi porto verso la camera dove mia sorella si era appena seduta e gli dico a bassa voce "Se mamma ti vede ancora così si arrabbia! Dai, via a fare colazione...". Mio padre nel frattempo dopo il suo solito caffè mi dice "Sei pronto? Dai che carichiamo la macchina", così metto le scarpe e s'incominciano a portare giù: Sedie pieghevoli, tavolino pieghevole, sdraie pieghevoli, vabbè per la maggiore era tutto pieghevole, poi il turno delle bevande: Vino per gli adulti, Coca Cola per noi ragazzini e l'acqua che non poteva certamente mancare.
Così mentre la mamma ultimava le pietanze, mio papà ed io con i secchi dell'acqua bagnavamo la nostra Fiat Uno bianca e la insaponavamo per poi risciacquarla e asciugarla con la pelle. Ecco che le 8:30 incombono e dalla finestra la mia mamma richiama l'ordine "I cannelloni sono pronti, l'arrosto è pronto, avete portato le bevande? e le sedie altrimenti facciamo la fine dell'ultima volta che qualcuno si è dovuto sedere in terra?" il mio papà con la sua voce bella potente risponde "Si...si...c'è tutto. Ma la domanda è: ma quanto partiamo?", e mia mamma "Quando tua figlia finisce di vestirsi, vorrei capire da chi ha ripreso ad essere così lenta, certamente non da me, e soprattutto non da te, forse da tua cugina la lentona ecco forse ha preso proprio da lei...".
Nel frattempo si erano fatte le 9 meno un quarto e mio papà cominciava a spazientirsi, lui era molto preciso su gli orari e quando era pronto avrebbe voluto che tutti eravamo pronti invece gli toccava attendere e così accese lo stereo e mi disse battendo le mani a ritmo "Famose un balletto" e con gli Abba ad alto volume ballava e io mi ammazzavo dalle risate, e già mio papà era amante della sua disco music degli anni 70. Così ecco che mia mamma e mia sorella escono  di casa e mio papà "Era ora..." e tutti in auto partimmo destinazione Parco dell'Acquedotto situato sull'Appia Antica. I cellulari non c'erano e quindi la mia mamma e le zie si erano date un appuntamento alle 10 fuori dal parco. Così dopo una ventina di minuti circa arrivammo a destinazione, appena arrivati mio papà ordinò "Non uscite dalla macchina che qui passano le macchine, vi faccio scendere io", ogni parola era legge quindi restammo fermi ma con la voglia di scendere nel vedere i nostri cugini. Appena lo sportello venne aperto sgattaiolammo di corsa su parco con loro cominciammo a inseguirci, poi il richiamo dei nostri genitori "Dove andate? Dovete darci una mano a scaricare le macchine!", e così pian piano cominciammo a portare le cose, mio papà e i miei zii trovarono il posto a pochi passi dall'acquedotto e posizionarono il tavolino, nel frattempo dall'auto di uno dei miei cugini spuntò un pallone e allora via a finte controfinte e tunnel, fino a quando venimmo richiamati all'ordine "Venite qui, c'è gente e quindi non vogliamo ne schiamazzi e ne tantomeno litigare con qualcuno, quindi per ora il pallone mettetelo qui" indicando l'albero poco distante dal tavolo.
Quella mattina era davvero fantastica, nel pomeriggio poi ci sarebbero state le partite e la nostra amata Juventus almeno per due terzi delle famiglie una era tutta romanista, ma non solo anche la Formula Uno dove c'erano le Ferrari di Jean Alesì e Gerhard Berger, ma anche il giovanissimo Michael Schumacher e il campionissimo Airton Senna...
Così parlando e giocando arrivammo all'ora di pranzo, le teglie si erano mantenute calde, anche grazie ad un sacchetto conserva calore che mia mamma aveva comprato delle borse termiche e quindi il cibo restava bollente come appena cotto. Così mangiammo e bevemmo fino ad arrivare alle 14:00, quando mio zio tirò fuori l'immancabile radiolina, grigia  con manico e antenna lunga una quaresima partì la musichetta accompagnata da lo stacchetto iniziale "...Gentili ascoltatori buon pomeriggio..." era la voce di Alfredo Provenzali e l'immancabile Tutto il Calcio minuto per minuto.
La linea rimbalzava tra i campi di calcio e la Formula uno che quella domenica si correva a San Marino. Così appena finito di mangiare prendemmo mio padre prese il pallone lo posizionò sotto il braccio sinistro ed esclamo "Allora la volemo fà sta partità!" mentre uno dei miei due zii restò incollato alla radiolina non essendo amante del calcio da giocare ma patito per la Roma e la Serie A in generale con la sua immancabile schedina giocata e il giornale dove appuntava i risultati man mano, prendemmo quattro sedie per fare le due porte e poi via palla al piede.
Io al tempo mi identificavo in Roberto Baggio, certo la tecnica non era quella ma mi districavo spesso con passaggi così detti al millimetro, mio papà ex calciatore degli anni 60 e mio zio giocava nello stesso periodo erano un pochino arrugginiti però avevano quel qualcosa che quando avevano palla al piede la sapevano difendere molto meglio di tanti giocatori, noi avevamo dalla nostra la gioventù e soprattutto tanto ma tanto fiato quindi in velocità non ce n'era ma nell'uno contro uno erano davvero difficili da superare, le porte erano ricoperte da altri mie due cugini; uno portiere di calcetto, l'altro messo l'ha perchè sapeva giocare ma aveva avuto pochi mesi prima un grave infortunio e per non rischiare si mise in porta.
Eravamo distanti ma la radiolina ma si sentiva e poco dopo, 14:17, venne interrotta la trasmissione con l'inviato della Formula Uno che richiamò tutti anche noi che stavamo giocado "C'è stato un terribile incidente, l'auto coinvolta è quella di Ayrton Senna, che sarà trasportato con l'elicottero in ospedale, la situazione sembra grave". Il pallone appena calciato girò su se stesso per pochi secondi e restammo tutti nel silenzio assoluto, Senna era il pilota del popolo quello che non c'era distinzione tra nazionalità, di quale automobile di Formula Uno portasse, se c'era o meno la rivalità con la nostra amata Ferrari, Ayrton era uno di noi.
Così ci mettemmo seduti vicino alla radiolina, che nel frattempo proseguiva con i passaggi di tutti i campi di Serie A, mentre tra un giro e l'altro interveniva da San Marino il giornalista che specificava quello che stava accadendo al povero campione brasiliano. Potevamo pensare che è una cosa che poteva succedere a tutti e che anche a persone non famose e che nessuno se ne sarebbe nemmeno accorto, eppure in quel momento il nostro pensiero era fisso a quello che poteva succedere a Senna, a come stava e perchè no guardare il cielo e chiedere una mano dall'alto.
Così per animare l'animo, mia zia intona una canzone napoletana che non avevo mai sentito fino a quel momento "Io song o papà...", adesso da capire se era una canzone famosa o meno oppure se le parole erano state messe bene o male nella canzone e così ci facemmo una risata, alla fine era un giorno in cui dovevamo divertirci, mia nonna settantenne ma di corteccia di un tempo si alza fa una corsetta e calcia il pallone, rimanemmo tutti colpiti di come era riuscita a dare un effetto magari non voluto a quel pallone che sembrava essere stato calciato da Maradona del quale lei ripeteva spesso "Vedete questi orecchini, sono gli stessi che porta Maradona" già quelli dorati con la pitra nera nel mezzo, e così disse "Mbè che famo adesso io vojo giocà e voi restate seduti, alla partita!" e così tornammo a giocare mentre nonna dopo un paio di corsette disse "Vabbè voi continuate che io mi accendo una cichetta (sigaretta)".

Alle 18 però arrivò la doccia gelata... Intanto a far vedere a mio cugino come si faceva una vera rovesciata dalla radiolina arrivò una notizia "...il campione del mondo Ayrton Senna è deceduto...", la prima parola che dissi fu "No!!!", un urlo che che si sparse per tutto il parco, ero rimasto deluso da quella notizia, non volli più giocare e mi misi in un angolo su una sedia e ripetevo "Non è vero, non è vero!". Mio papà mi appoggiò una mano sulla spalla e mi disse "Oggi abbiamo perso un grande campione nonché un amico di tutti!".
La radiolina fu spenta e restammo tutti in silenzio come ad onorare quella perdita, poi tante riflessioni di come un ragazzo di 34 anni avrebbe potuto perdere la vita, ma per le donne del gruppo che quello sport era davvero troppo pericoloso.
Così rifacemmo i bagagli e a testa bassa mi diressi verso l'auto entrai dentro e rimasi in silenzio e con lo sguardo fisso sul sedile davanti, ero quasi alle lacrime perchè rivedevo il viso del mio amico Ayrton che sorrideva, già lui era sempre felice anche quando non lo era, quindi in quel momento non sentirlo più nominare o vedere in tv mi portava a pensare che con lui se ne andava la Formula Uno in generale.
Rientrando a casa facemmo una preghiera sia per Ayrton, che per tutte le persone che avevano perso la vita come il giorno prima Roland Ratzenberger 34enne anch'esso.

Di quella giornata partita con tanti sorrisi e tanta gioia alla fine si ricorderà soprattutto l'addio ad un amico di tutti: Ayrton Senna.