Quando penso al me calciatore tra i mille ricordi di gioie e dolori, ho in mente una sola persona oltre a mio padre che ha fatto di me un vero calciatore.
Ricordo che avevo 10 anni e da sempre giocavo con la mia squadra nella quale avevo indossato la maglia ad appena 5 anni, ma in quell'anno, avevamo da poco varcato il 1990 salutando gli anni '80, mi ritrovai a salutare i miei compagni di squadra e a passare alla categoria superiore, quindi entravo a giocare con dei ragazzini di un anno o due più grandi di me. Ricordo che quella promozione avvenne in primis perchè il loro terzino sinistro si era procurato un infortunio grave, ricordo che fui presente la domenica prima allo scontro tra due scivolate e che al malcapitato uscì fuori la tibia che si era spezzata poco prima nel contrasto in un urlo da film horror, così per penuria di giocatori fui promosso a sostituire l'infortunato a campionato in corso.
Così in quel frangente conobbi l'allenatore; non avevo mai avuto il piacere di parlare con lui se non con il semplice ciao o arrivederci, così nel primo giorno di allenamento mi prese in disparte e mi disse "Ma io ti conosco, anzi conosco tuo padre fin da quando era ragazzino, sai io abito a due passi da casa tua" e poi "Allora ascoltami non ti preoccupare, sei grande e grosso che potresti far paura tu a loro e non il contrario. Tu sai perfettamente cosa significa fare il terzino ed hai una corsa davvero importante, sai giocare con il sinistro che è una meraviglia, certo il destro è davvero inguardabile, quindi ricordati che devi giocare la palla di prima lungo linea verso l'esterno o in tranquillità allo Stopper o portiere, non farti prendere dal panico e vedrai che sarà un gioco da ragazzi".
Ricordo come ogni volta che doveva parlare alla squadra, si metteva al mio fianco e con una mano in testa a scompigliarmi la folta chioma, ero il più piccolo ma ero entrato subito in sintonia con quasi tutta la squadra, certo, c'erano anche i cosìddetti 'rompi balle' o quelli che non parlavano con nessuno, per il resto era un bel gruppo molto forte su ogni reparto.
Ricordo che quando ci presentavamo alla domenica negli spogliatoi il Mister ci dava le indicazioni, era una persona mite ma non silenziosa che però poteva trasformarsi come un super sayian se qualcuno non faceva quel che voleva.

Ma chi era il mister? Era una persona sulla sessantina, capello cacio e pepe occhiali da vista e non superava il metro e settanta, era silenzioso quando si sedeva in panchina e seguiva gli allenamenti, ricordo che carcava forte i cognomi per esempio c'era uno che si chiamava Meroloni e lui calcando lo chiamava Merroloni, non so se fosse 'romano de Roma' oppure venuto da un'altra parte, perchè non era volgare né tantomeno borgataro o utilizzava parole romane antiche, quindi sulla nascita davvero non sono mai riuscito a capire di dove fosse.
Il Mister era fenomenale come simpatia, aveva quella faccia sorridente ma che non andava oltre al sorriso, già quelle persone tranquille che oltre al cenno ad una battuta altrui non faceva che mettersi le mani in tasca sorridere e guardare il malcapitato essere attaccato per poi avvicinarsi e ponendogli il braccio intorno al collo gli diceva "Ma lasciali stare a sti mascalzoni!".
Ricordo che quando giocavo vicino alla panchina lui mi aiutava nelle mosse "Eccolo...seguilo...non farti anticipare...lancia sulla fascia....lancia verso....avanza....indietreggia...." poi quando mi alzavo nelle azioni d'attacco "Crossa...Tira,Tira!", e anche grazie a lui ho imparato a segnare dalla distanza per non parlare delle punizioni, e così mi viene fuori un aneddoto di quei giorni; era una sera e l'allenamento stava per teminare e così dopo aver visto le varie conclusioni con scambio mi dice "A regazzi' vieni un attimo qua. Che vai di corsa?" io con il capo dico di no "Allora adesso voglio che posizioni la palla fuori area e cominci a tirare da ogni posizione, proviamo prima a giro e poi di potenza", così iniziai a calciare verso la porta il portiere era parecchio più alto di me ed era anche molto bravo, i tiri a giro per sembravano non proprio il mio genere, mentre quelli di potenza avevano davvero qualcosa di speciale e il mister mi invogliava a caricare sempre più forte, tanto che il portiere disse "Mister ma questo tira delle cannonate!", così dopo vari allenamenti mi incaricò di battere tutte le punizioni centrali che dovevano essere di potenza. Bhè un giorno tra le tante domande su come mi dovevo alzare sulla fascia e come far girare la palla più veloce, mi disse "Qual è il tuo calciatore preferito?", bèh avevo l'imbarazzo della scelta ma non usai la testa da tifoso ma scelsi di focalizzarmi sul giocatore che mi aveva fatto amare le punizioni di potenza e così dissi "Ronald Coeman!", si il difensore del Barcellona e della nazionale d'Olanda era il mio idolo a quell'età per quelle conclusioni di potenza inaudita e per la forza fisica e allora  i rispose "Adesso capisco perchè ti piace tirare sempre con tutta la forza che hai".

La stagione 1992-1993 segnò la svolta della 'mia carriera', in quella stagione avevamo un campionato davvero molto difficile, c'erano squadre del calibro del Fidene, Atletico 2000, Tor Sapienza, Spes Motesacro, ALMAS Roma, Lodigiani e i fuori quota della Lazio che alla fine di ogni stagione vinceva il campionato. Gli insegnamenti del Mister erano sempre mirati a farmi crescere e oltre al campo mi faceva restare concentrato sulla partita, anche perchè spesso dal fuori campo la gente era davvero irritante con le grida ad ogni fallo o strattonata "Attento quello è mio figlio non fargli male!" "Aoh se te pio te dò un calcio al sedere" e parliamo di gente sopra i trenta confrontati a ragazzini di 10-11-12 anni...In quella stagione partivamo sulla carta come una squadra da ultimi posti, già tanti erano andati via, alcuni entrati in squadre giovanili importanti come Juventus,Inter, Milan, Roma e Lazio quindi la struttura sembrava essere più debole ma il Mister invece ci chiedeva concentrazione e ci ripeteva spesso "Sono undici come voi, sono sconosciuti come voi, ma noi abbiamo più fame di loro, quindi entriamo in campo e facciamogli vedere chi sono i più forti", poi restava fuori lo spogliatoio e ad ognuno di noi dava una pacca sulla spalla e un suggerimento. Nelle prime dieci gare contro ogni pronostico ci trovavamo secondi in classifica, avevamo 8 vittorie e 2 pareggi e non eravamo mai stati sconfitti, ma poi incappammo nel momento buio perdemmo 5 partite di fila, alcune nettamente altre per arbitraggi al dir quanto ridicoli e l'andata a Formello contro la Lazio nettamente superiore con una goleada, 8-0, ci trovammo in un battito di ciglio dal secondo al decimo posto.
Così al giro di boa cambiammo marcia, il Mister non si era mai buttato giù e continuava a tenerci 'svegli' in campo "Dai sali 5 Maggio!", da quel momento la sua missione era quella di non perdere più nessun punto, così allo stesso tempo quel ragazzino di 10 anni si trasformò nell'uomo delle punizioni lampo. Ricordo, ed ho un quaderno dove segnavo ogni gol che facevo la domenica, che inanellai ben 6 gol di fila in altrettante partite che con le reti poi di altri giocatori ci riportarono prepotentemente al secondo posto dietro la Lazio che in quella stagione aveva qualche difficoltà a scappare via come era abituata da sempre.
Così il campionato aveva lo squadrone davanti a tutti e la Cenerentola che non la faceva andare via. Così a sole due giornate dal termine il Mister in un allenamento ci fece fare un capannello intorno a lui "Ragazzi sarà difficile, sarà complicato, ma siamo a due punti dalla Lazio e ne abbiamo a disposizione 4 di cui 2 proprio contro di loro, sicuramente loro non perderanno la prossima e noi dobbiamo essere bravi a non perdere la prossima partita, perchè poi in quel caso tireremo fuori i denti e tenteremo il tutto per tutto per portarci a casa la vittoria finale, ma adesso rimaniamo concentrati e domenica entriamo in campo per prenderci i due punti", ci aveva caricato davvero, almeno nel mio caso stavo a tremila e non vedevo l'ora che arrivasse la domenica.
Scendemmo in campo contro l'ALMAS Roma, che era al quarto posto, ricordo che in quella gara il Mister mi aveva indottrinato le seguenti parole "Stop, visione veloce e lancio lungo su esterno o attaccante", non ci volle tanto a capire il gioco avversario anzi la prima nostra azione fù subito rete, non erano passati credo nemmeno 5 minuti di gioco. La gente da fuori ci credeva con noi, tanto da esultare come se ci trovassimo in un vero e proprio stadio.
Nella ripresa sul risultato di 1-0 per noi ci venne assegnata una punizione all'incirca da 30 metri dalla porta zona centrale poco spostata sulla destra "5 Maggio sfondagli la porta!" così il Mister dalla lontana panchina; presi la palla, la baciai e la posizionai con una rotazione verso la sinistra e quando si fermò l'arbitro mi fece segno che stava per fischiare, così presi una lunga rincorsa e guardano nel frattempo il portiere avversario dove si posizionava ma anche qualche compagno di squadra che poteva inserirsi per deviare la conclusione. L'arbitro fischiò, riempii i polmoni d'aria e poi fuori tutta insieme, rincorsa veloce e botta di sinistro, un fulmine che non ci mise tanto a raggiungere la porta e aprire le mani del portiere certo di prenderla.
La gente scoppiò in un boato e di lì a poco pietrificato dall'emozione mi ritrovai ad essere assalito da una montagna umana, erano i miei compagni di squadra che per festeggiare mi avevano sommerso. La gara terminò per 2-0 a nostro favore.
Così arrivò l'ultima settimana, era quella decisiva anche perchè la Lazio non era andata oltre il pareggio contro la Lodigiani, quindi sarebbe bastata una vittoria per vincere quel campionato ma eravamo pur sempre consapevoli che di fronte avevamo una squadra che all'andata ci aveva umiliato con quelle otto reti e che alla quale non eravamo riusciti nemmeno a fargliene una. Così se nell'allenamento del martedì il Mister non ci aveva praticamente detto nulla a quello del venerdì fece di nuovo fare campannello intorno a lui "Ragazzi in questa stagione mi avete dato tantissime soddisfazioni, ho visto in ognuno di voi non dei ragazzini ma degli uomini che hanno lottato contro tutto e tutti e che alla fine hanno sempre avuto la meglio.
Ora vi dico che ogni volta che siamo arrivati sul campo degli avversari mi dicevano spesso che avevamo una squadra da 'Pizza e Fichi' una di quelle che avrebbero preso gol e goleade da tutti, io gli ho sempre risposto con un sorriso ma dentro avevo il fegato che si mangiava a marsi da solo.
In questo anno ho conosciuto ogni nostro punto di forza e ogni punto debole e ci abbiamo lavorato sopra così da completare ognuno di voi a divenire un giocatore perfetto al 100% e si è visto sul campo. Abbiamo avuto fame, abbiamo gioito e pianto, ci siamo leccati le ferite e ci siamo presi tante rivincite contro chi pensava di sbeffeggiare la nostra squadra. Adesso è arrivata la fine e qui nessuno dovrà uscire da quel campo con la certezza di batterci.
Sono più forti di noi? Sono certi di vincere? Ci stanno deridendo certi di aver già vinto il campionato? Noi gli faremo cambiare idea, gli butteremo giù tutte le loro certezze, e quando finirà la partita saranno loro a complimentarci con noi e non l'opposto. Domenica voglio in campo 11 uomini che si sono forgiati piano piano in ogni gara e che hanno già cancellato la gara d'andata e che non daranno tregua a chi pensa di essere superiore". Restammo nel silenzio più religioso e carichi per la domenica per affrontare quello squadrone.
E così arrivò la domenica e nello spogliatoio mentre veniva diramata la formazione, ecco arrivare il Mister sempre con un sorriso con la sua solita serenità, entrò e disse poche parole ma importanti "Non conta il nome dell'avversario, non conta chi sono loro e chi siamo noi, quello che conta e solamente vincere... E quando uscite dallo spogliatoio vi voglio tutti a testa alta perchè c'è un bel sole!",prima di uscire dallo spogliatoio ci alzammo e mentre l'arbitro faceva le solite domande di rito "5 Maggio? 3 Presente!" nella formazione uscimmo tutti a testa alta come voleva il Mister ma capimmo fin da subito che era tutt'altro che una battuta infatti il sole non c'era ma quel "Uscite a testa alta" stava nel farci vedere che non avevamo paura dei nostri avversari e che gli avremmo dato del filo da torcere.
Fuori dal campo c'era un atmosfera pazzesca, c'erano non meno di 1000 persone che avevano riempito ogni angolo, tra quelle persone c'era il mio papà, che con il pugno alzato diceva: "Forza figlio mio, forza ragazzi!", non usciva un sorriso dai nostri volti eravamo concentrati e nulla ci avrebbe portato a perderla.
La Lazio invece entrò in campo sciolta, disinvolta, c'erano alcuni che ci deridevano e ricordo perfettamente che uno di loro girandosi verso un mio compagno di squadra gli disse "Se all'alndata ve ne abbiamo fatti 8 oggi ne faremo 16" ma non ebbe risposta, eravamo come dei soldati pronti a imprigionare il nemico. L'arbitro posizionò la palla al centro del campo e fischiò poco dopo l'inizio. Bastarono pochi secondi e si portarono in vantaggio, non ci scomponemmo però sapevamo che quella gara era ancora molto lunga. Il Mister mentre si fregava le manidava le prime indicazioni "Pascolucci a destra e Fabriani a destra" aveva invertito gli esterni di centrocampo, aveva capito che la nostra fascia destra era più debole. Palla al centro e si riparte, da quell'istante la nostra squadra prese il sopravvento e nel giro di pochi minuti avevamo collezionato due azioni da gol, ma un palo e una super parata del portiere avversario vevano sventato un possibile pareggio, ma avevamo cominciato a capire quale era il loro punto debole; sulla destra quindi la nostra sinistra il loro terzino sembrava non proprio all'altezza e così spingemmo proprio su quella fascia "5 Maggio adesso devi spingere giocate di prima tu e Brioschi e andate al cross", così facemmo da me a Brioschi da Brioschi a me e il terzino era stato saltato ed arrivai sul fondo dove riuscii a crossare per la testa di Panello che la buttò dentro, 1-1 palla al centro.
Il primo tempo non si smosse più sul risultato, ma nelle azioni loro avevano spinto forte fin da subito dopo aver subito la rete del pari, ben tre azioni di grande pregevolezza e se nella prima il nostro portiere Corbelli aveva fatto una parata d'applausi distendendosi sulla sua sinistra, nelle altre due fummo fortunati perchè se li divorarono davanti la porta sguarnita.
Il Mister di ritorno nello spogliatoio non aveva nessuna espressione, restava disteso in viso e di poche parole "Questo è lo spirito dei veri combattenti, adesso torniamo in campo e prendiamoci quello che è nostro ma restiamo sempre concentrati a non scoprirci troppo".

Rientrammo in campo e la nostra gara prese un sapore davvero importante; Picconelli ad inizio ripresa scoccò un destro che prese il palo e già si capiva che lo spirito era quello giusto, Canterni impegno severamente il portiere e poi mentre Proni era intento ad entrare in area di rigore venne affossato da un calcione da dietro. L'arbitro non ci pensò due volte punizione per noi e rosso per il centrocampista della Lazio. Nel frattempo il nostro capitano che era proprio Proni chiese il cambio e il Mister dopo averci pensato su... "5 Maggio prendi la fascia di capitano!", rimasi sorpreso chi se lo sarebbe mai aspettato di tanta onorificenza non solo ero il più giovane ma davanti a me avevo tanti che avrebbero potuto essere capitani, così dopo che presi la fascia venni aiutato da un compagno a metterla, non ne avevo mai portata una prima, presi il pallone e mi posizionai al solito modo. Prima il bacio al pallone, poi la feci girare sulla sinistra, presi una lunga rincorsa, riempii i polmoni di aria e buttai fuori tutto insieme, l'arbitro fischiò e partii come al solito tiro di collo pieno e un missile verso la porta avversaria, il portiere fece quel passetto sulla sua destra ma riuscì a toccarla quel tanto che il pallone sembrava destinato a colpire il palo, ma una leggera buchetta rispedì il pallone verso la porta eeee gol...
Feci una corsa verso il mio papà, scavalcai la rete e gli saltai alle braccia, ricordo che la gente mi abbracciava, mi dava le pacche suele spalle mi carezzava la testa, ma il boato al gol fu unico che ancora oggi me lo risento negli orecchi.
Rientrai in campo e la Lazio aveva già riposizionato la palla al centro. Il tempo scorreva e nessuno riusciva più a tirare verso la porta, alla fine l'arbitro decretò la fine della gara, corsi verso il Mister così come tutta la mia squadra e lo abbracciammo avevamo vinto il campionato ed il merito era tutto suo, lo portammo in gloria  sotto una bordata di acqua che nel frattempo la dirigenza aveva preparato dietro la panchina. Dopo quella stagione vincente ne seguì un altra sempre portando a casa il campionato dove vi partecipava stavolta la Roma al posto della Lazio, oltre a due coppe nei tornei.

Sono passati 30 anni da quel giorno e il nostro caro Mister dei record ci ha lasciati poco meno di 10 anni fa, anche se negli anni a seguire c'incontrammo spesso per le strade della mia borgata, dove anche lui abitava e spesso ricordavamo quei momenti magici e soprattutto di quei due campionati vinti ci portò addirittura con una foto in prima pagina sul giornale regionale con titolo "...La squadra Più Forte Degli Ultimi 10 Anni". 
Grazie Mister, non dimenticherò mai tutti i tuoi insegnamenti, che Dio ti abbia in gloria sempre.