Il Milan non riesce a riprendersi e continua il suo periodo nero, perdendo anche contro la Roma. Da inizio stagione i rossoneri hanno incassato cinque sconfitte dopo solo nove partite di campionato disputate, e ora la classifica fa venire i brividi. La società ha provato a cambiare allenatore, passando da Giampaolo a Pioli, ma la musica non è cambiata. La squadra ha fatto un passo indietro rispetto alla partita col Lecce, dove c’è stata anche un po’ di sfortuna.

LA TRASFERTA DI ROMA 

Dzeko con un colpo di testa e Zaniolo con un bel tiro mandano all’inferno il diavolo. Nonostante nei primi 15 minuti i rossoneri abbiano fatto intravedere qualcosa tutto si è sciolto come neve al sole e i giallorossi hanno nettamente meritato la vittoria che con questo successo si rilanciano in zona Champions League. Le uniche note positive che si sono viste nella trasferta di Roma sono solo tre. Troppo poche per una società del blasone del Milan. Iniziamo con Donnarumma che se non ci fosse lui la partita sarebbe finita con un passivo ancora più pesante. Non ha colpe sui gol subiti da Dzeko e Zaniolo. Una delle poche certezze di un Milan che sta arrancando tantissimo. La seconda nota positiva è Theo Hernandez decisamente ancora una volta il migliore in campo. Sempre presente sulla fascia sia quando si attacca che quando bisogna difendersi. Era da molto tempo che al Milan non si vedeva su quel lato un terzino così. Realizza il gol del momentaneo 1-1 ed è l’unico che sembra lottare per tutta la partita. Finiamo con Calhanoglu il giocatore più ispirato nelle trame offensive dei rossoneri. Con Stefano Pioli ha ritrovato la sua collocazione ideale e il turco è sempre quello da cui partono le poche giocate dei rossoneri, in netta  ripresa rispetto alla gestione Giampaolo. Il peggiore e sempre lui, Suso. All’Olimpico non è visto. Nel corso del primo tempo addirittura era sparito dai radar del gioco corre a vuoto, non crea mai la superiorità numerica. Decisamente il Suso peggiore da quando è al Milan. Ad oggi la sua presenza in campo è più un male per la squadra rossonera.

LA CHAMPIONS ORA È UN MIRAGGIO

​​La stagione è soltanto all’inizio, ci sono ancora ventinove giornate di campionato da giocare, ma il Milan continua a sprofondare e la Champions è un miraggio. In questo momento una rimonta sembra molto improbabile, soprattutto per le prestazioni offerte che lasciano ben poche speranze. I numeri dei rossoneri sono quasi imbarazzanti per la storia e blasone di questa società. La squadra si trova al 12°posto insieme all’Udinese (sconfitto 7-1 dall’Atalanta!) e con soli tre punti di vantaggio dalla zona retrocessione. La classifica è ancora molto corta, ma la zona Champions è già lontana sette lunghezze, e ora il calendario di certo non favorisce i rossoneri. Prima della sosta di novembre il Milan dovrà incontrare in trasferta la Spal nel turno infrasettimanale, che in casa a già sconfitto la Lazio e fermato sul pareggio il Napoli di Ancelotti, poi domenica sera ospiterà la stessa Lazio che è in piena lotta per il quarto posto e di certo non sarà una partita semplice per gli uomini di mister Pioli. L'ultima gara prima della pausa sarà la trasferta di Torino contro i pluricampioni d'Italia della Juventus. Un calendario che mette paura visto che la zona retrocessione e distante solo tre punti. Nei due scontri diretti con Inter e Roma sono arrivati zero punti, mentre contro le cosiddette “piccole” ha sempre sofferto e mai dato la sensazione di essere superiore.

SE IL PROBLEMA NON FOSSE L'ALLENATORE

​​​​​​E se il problema fosse la squadra? Perché cambiano gli allenatori, ma i problemi restano. Il Milan è a pezzi. Il messaggio che segue sembra assurdo, ma non lo è: guardati le spalle, Diavolo. La sconfitta contro la Roma è stata sconcertante. E ha messo in chiaro che la questione dell’allenatore è stata per molti un facile e comodo alibi. Dare tutte le colpe prima a Gattuso (che secondo me invece ha fatto un mezzo miracolo ad arrivare a un punto dalla Champions) e poi a Giampaolo è servito solo a scaricare le responsabilità. Non bastano i nomi, le valutazioni choc, se poi in campo si entra molli e con la testa altrove. La marcatura ridicola di Kessie su Dzeko, che ha colpito da solo in area piccola. La vaghezza insostenibile di Paquetá, mister 38 milioni, che sparisce troppo presto dal campo. Piatek che si offende perché non uno ma due allenatori lo hanno spesso messo in panchina, però in 9 partite segna un solo gol su azione. Calabria e Conti che oggi come oggi in due non ne fanno uno. Musacchio che fa almeno uno sfondone a partita. La lentezza di Biglia. Suso che ora si fa notare solo quando lo insultano sui social network.

Il tempo delle scuse, compreso l’allenatore, e' esaurito: adesso societa', dirigenti (in primis Maldini e Boban) e squadra devono metterci la faccia e non macchiare la storia di questo club.