Alzi la mano chi non ha a che fare abitualmente, a casa oppure al lavoro, con almeno una persona di quelle che quando hai un’idea, o fai una proposta, non ti fanno neanche finire di esporla per sommi capi, che già hanno preparato un papiro lungo 10 metri di motivi per cui non avrebbe senso metterla in atto, o comunque di possibili implicazioni negative, rischi, per non dire certezze, che le cose non vadano come previsto, ma vadano molto, ma molto, ma molto peggio. Io li definisco inibitori di entusiasmo, perché sembra quasi che la loro missione sia quella di smontare, puntualmente, tutte le proposte che fai. Ogni volta che ti dimentichi di avere a che fare con loro, ti fai prendere dall’entusiasmo, allora parti con la descrizione della tua idea, e poi, quando a metà della proposta ti interrompono e partono con il loro papiro, solo allora ti rendi conto di quanto sia stato stupido, da parte tua, l’aver voluto rendere partecipi della tua idea proprio loro.
Solo in quel momento ti ricordi del perché, quando fai qualcosa che poi va a buon fine, è sempre stato perché non ne avevi parlato prima con loro!
Oltre a deprimerti, gli inibitori di entusiasmo sono anche estremamente irritanti perché, Santo Dio, per poter criticare qualcosa dovresti almeno averla compresa, e invece, la maggior parte delle volte, neanche ti fanno arrivare a un punto della descrizione della tua idea tale da risultare comprensibile. Loro, a metà della tua descrizione, hanno già capito tutto. Non c’è bisogno di andare avanti, loro hanno già il loro elenco di punti critici, e man mano che te lo sciorinano, tu, dentro di te, ti chiedi con non poco “disappunto”, come sia possibile che questa persona, pur conoscendomi da anni, possa aver potuto attribuire a me un’idea così stupida, la stessa che adesso (giustamente, ma inutilmente) con tutte le sue forze, (anche se io non sto opponendo la benché minima resistenza), sta cercando di dimostrarmi essere sbagliata.
A quel punto i motivi di irritazione diventano due, perché da un lato c’è il non essere riuscito a esprimere la mia idea, in maniera da poterne poi discutere, ma dall’altro c’è anche l’irritazione dovuta alla scoperta, alla presa di coscienza, di quanto poco intelligente questa persona mi consideri, visto che è stata capace di attribuirmi un’idea, che neanche un australopiteco in coma farmacologico avrebbe mai avuto il coraggio di prendere in considerazione, e, se sì, solo per scherzarci su coi suoi simili, austrolopitechi come lui.
Il desiderio di manifestare tutta la mia irritazione, per la scarsissima considerazione della mia intelligenza che la persona di fronte a me sta dimostrando, è talmente grande, da quasi averne paura. Da un lato vorresti cantargliene quattro, esigendo maggior rispetto, permettendoti di parlare con la dovuta calma, senza interruzioni, e poi, solo dopo, discutendo di una proposta, o comunque di un’idea che abbia avuto spazio e modo di essere stata prima enucleata in tutti i suoi punti. Dall’altro temi di esagerare, di avere una reazione sproporzionata, rispetto alla mancanza di rispetto subìta. Il timore di dire o fare qualcosa di cui potresti poi pentirti ti assale, e allora decidi di adottare, la strategia dell’Opossum: far finta di essere (dialetticamente parlando) morto. Annuire. Se possibile, persino sorridere, e attendere che la carica della batteria del metaforico orsacchiotto Duracell, che si sta agitando davanti a me, prima o poi si esaurisca. Lasci che “l’interlocutore” abbia modo, con comodo, di dimostrare e ribadire tante, e tante altre volte, l’assurdità e la strampalatezza di un’idea che non è neanche lontanamente parente di quella che avevi in mente; e pazienza se questo, in un certo senso, implichi che anche il suo presunto ideatore (cioè me medesimo), risulti di conseguenza parimenti assurdo e strampalato. A volte giunge una provvidenziale, quanto salvifica, telefonata, a volte è un collega che necessita di una mano; va bene tutto, purché lo strazio finisca in tempi ragionevoli.
Nel frattempo, in attesa che ciò succeda, cerchi di fare tesoro dell’esperienza, stampando a lettere di fuoco nella tua testa, che discutere con quella persona di mie nuove idee… non è mai una buona idea!
Ci sono però delle volte in cui, malauguratamente, sei costretto ad avere ragione non solo in termini oggettivi, ma anche a far valere le tue ragioni con persone per le quali, una formula matematica è oggettiva tanto quanto lo è il concetto di felicità.
In occasioni come queste, purtroppo, non è più solo questione di cedere, o di farsi dare, per sfinimento, una ragione o un torto “dialettici”, fini a se stessi, che non sembrano comportare conseguenze visibili ad occhio nudo, ma ti trovi a dover far prevalere La ragione, l’unica possibile, anche con persone abituate a strappare le “ragioni” per alzata di mano. Ci sono interlocutori a cui a volte bisogna spiegare che La ragione non sempre può essere frutto di una negoziazione. 2+2 non può venire 5 in ossequio a motivazioni, che umanamente condividerei pure, ma che ingegneristicamente parlando, semplicemente porterebbero ad un risultato che non funziona, ad un ascensore che decolla, perché vuole andare al 5° piano, in un palazzo di 4 piani.

Ci sono poi persone che, al contrario, pur di compiacerti, sono capaci di darti ragione ancor prima che tu, un’opinione chiara su un determinato argomento, l’abbia espressa. Ti fermi, ritorni indietro con la mente, in una specie di V.A.R. delle parole e dei pensieri, per stabilire se il movimento dell’annuire (testa che ripetutamente va in su e poi in giù) sia partito prima o dopo del lancio dell’idea. Spesso ti rendi conto che questa persona, quando tu ancora non avevi detto come la pensavi su un determinato argomento, con la sua testa già faceva: “sì”. La ragione data in fuorigioco, è, incredibile a dirsi, persino più irritante del torto elargito a prescindere dall'inibitore di entusiasmo. Anch’essa provoca un gran fastidio, ma ovviamente non è il fastidio di avere ragione, ma quello di vedersela attribuita ancor prima di aver espresso alcun concetto.

Il discorso cambia radicalmente quando mi capita di imbattermi in persone talmente intelligenti (esistono, lo giuro), che, al contrario, mi danno ragione perché sono così intelligenti da aver capito la mia intuizione (magari espressa ancora malissimo) e aver trovato al volo un modo migliore, più concreto, più comprensibile di esporla, al punto da risultare comprensibile e convincente persino a me, che l’avevo “partorita” quando i suoi contorni erano tutt’altro che nitidi, come invece ora appaiono.
Se uno è talmente bravo da riuscire a convincermi, con passaggi logici inoppugnabili, che io avevo ragione, anche quando io stesso non l’avevo ancora capito, mi starebbe più che bene. Il problema sono le persone che ritengono che io sia così poco presente a me stesso da non accorgermi che mi stiano dando ragione prima ancora che io abbia espresso un concetto qualsiasi. Penso che sia, in assoluto, il modo meno desiderabile in cui una persona vorrebbe essere trattata. Quando mi imbatto in persone di questo tipo, però, la reazione non è di rabbia o di disappunto: semplicemente mi rendo conto che queste persone sono talmente stupide da poter pensare di ingannare in una maniera così grossolana una persona qualsiasi. Generalmente si tratta di persone con una cultura e un’intelligenza bassissime, persone che in genere frequento il minimo indispensabile, e in quel poco tempo sono benissimo in grado di far finta di niente e sopportare il loro infantile modo di prenderti in giro.

Quelli più inspiegabili di tutti, perché è evidente che vadano contro il loro stesso interesse, sono quelli che ti danno torto anche quando tu stavi, nella discussione, dando loro ragione. Si tratta di persone con comportamento, in realtà, spiegabilissimo: una volta noto il “movente”, essi sono inquadrabili, per il loro modus operandi, in una specie di categoria dialettica, quella dei serial killer. Il loro obiettivo? Volere a tutti i costi minare, Dio solo sa perché, non un’idea, non una scuola filosofica di pensiero, ma una ben precisa persona, in carne ed ossa: te. Queste persone, di norma, non danno minimamente a intendere di avercela proprio con te, anzi! In genere si tratta di persone che si dimostrano amabili e gentili con tutti, e tu non diresti mai che possano avercela con qualcuno, ma appena esprimi una opinione qualsiasi, come il toro che vede sventolarsi davanti al muso la Muleta rossa, partono all’attacco, e non c’è nulla che tu possa fare per salvarti. Dare loro ragione su tutta la linea, adottare la strategia dell’opossum, dartela a gambe: nulla di tutto ciò ti eviterà di essere (metaforicamente) sezionato in mille pezzi, prima che la loro furia distruttiva si esaurisca e che, sperabilmente, decidano di lasciarti perdere e di scegliersi una nuova vittima, altrove. Che Dio ce ne scampi!

Pareri raccolti nel backstage:
Alzi la mano chi non ha a che fare abitualmente, a casa oppure al lavoro, con almeno una persona appartenente alla ben nota categoria dei megalomani / geni autoproclamati, e che malauguratamente, quando hanno un’idea, o una proposta, non mancano mai di rendertene partecipe, sperando che tu, per quanto visionaria essa sia, ne riconosca al volo la bontà, e che quindi decida di farne parte. Naturalmente nessuno vuole adesso ergersi ad esempio, o fare del vittimismo: nessuno di noi può dirsi né generoso o disponibile come Madre Teresa di Calcutta, né idealista come Martin Luther King, ma non siamo neanche certo dei selvaggi; per cui, quando capita anche di essere confinati nell’angolo del ring da uno di questi attaccatori di bottoni di professione, sedicenti eredi di Steve Jobs, per educazione e per rispetto, ovviamente lasciamo a tutti, senza preconcetti (parlo per me, naturalmente) la possibilità di esprimere nel dettaglio anche le idee più improbabili, sebbene (va detto): quasi sempre si  tratta di idee talmente balzane e lontane dall’essere fattibili, che risulta davvero difficile stare lì, inermi, ad annuire a tempo indeterminato. Se possibile, si cerca sempre di far capire, al “genio” di turno, perché la sua idea è evidentemente assurda. Particolarmente presuntuosi sono gli ingegneri, che quando espongono la loro idea pare che abbiano, loro in esclusiva, la patente per valutare la fattibilità tecnica di ciò che viene discusso, al contrario di noi umanisti, che sappiamo trascendere i tecnicismi e andare direttamente al cuore del problema e relativa soluzione, almeno a livello concettuale. Diciamo le cose come stanno: ce ne si potrebbe in un certo senso anche fregare, lasciando il “genio” parlare e descrivere i suoi voli Pindarici senza nulla eccepire, ma non sarebbe rispettoso. Non siamo certo all’asilo, e se la spari grossa, qualcuno che ti faccia capire quanto assurde siano le cavolate che dici, dovrà pur esserci. Si tratta di discussioni che a volte sfociano in dibattito serrato; altre volte, invece, senza un motivo apparente, capita che l’Albert Einstein di turno diventi improvvisamente remissivo, come se finalmente avesse capito di averla detta grossa. Ad ogni modo, a risolvere inconsapevolmente la situazione, è spesso un qualche collega, che magari ha bisogno di una mano, e allora ci chiama per essere aiutato. A volte, quando la situazione assume i contorni del grottesco, sono io stesso che, usando un’apposita applicazione sul cellulare, faccio partire una finta chiamata diretta a me stesso, traendomi così d’impaccio. Almeno fino alla prossima idea.

Altri pareri dal backstage:
Oggi ho conosciuto il padre della mia ragazza, ma lui ancora non sa che stiamo insieme. E’ uno di quei tipi a cui basta dare ragione a prescindere. Anche se non capisci niente di quello che dice, tu annuisci e il problema è bello che risolto!
C’è uno che si è fissato sul fatto che sono talmente intelligente da riuscire ad avere le sue idee prima ancora che vengano a lui. Aiuto! Salvatemi!
Pronto, è l’ufficio denunce dei Carabinieri? Vorrei segnalarvi una situazione incresciosa e chiedervi consiglio su come procedere. Si tratta di una persona che da settimane continua a infastidirmi accusandomi di molestarlo, e la molestia di cui questo signore mi accusa sarebbe di contraddirlo, qualsiasi cosa lui dica. Adesso, siccome a me di quello che dice questo signore non interessa nulla, e men che meno di contraddirlo, vorrei sapere se fosse possibile far emettere un decreto restrittivo che obblighi questa persona, 1) a smettere di contattarmi per farmi sapere i suoi punti di vista su quello che giornalmente succede nel mondo, e 2) a tenersi ad una distanza minima dal sottoscritto! Grazie in anticipo per quello che riuscirete a fare per permettermi di tornare (si spera in tempi brevi) ad una condizione di vita normale.

Ed un caro, frastornato saluto, dal vostro Piccio Di Sonno