Quando parliamo di grandi partite, quelle di cartello, si pensa che lo stadio porti al tutto esaurito, anche se poi di tutto esaurito in alcuni stadi è un modo di dire, anche perchè per la maggiore gli stadi grandi difficilmente in Italia si riempiono tutti, per questo per la maggiore, o si riduce la capienza oppure ci si fa gli stadi di proprietà all'inglese, cona capienza da 30-40 mila spettatori. Ma oggi vi porto indietro nel tempo, di tanto tempo, al 16 Luglio 1950. Era l'anno dei Mondiali in Brasile, che anticipavano da li a quattro anni la nascita della stella più importante per il panorama brasiliano e Mondiale; O'Rey Pelè. In quel Mondiale per la situazione della Secoanda Guerra non furono invitate la Germania e Giappone, mentre la Scozia qualificata si ritirò perchè non inserita tra le teste di serie, con lei non accettarono di partecipare nè l'India, dove nella sua Nazione, che stava passando come nuova repubblica democratica e federale e il quel momento la situazioni non era delle migliori, nè la Turchia, sempre per questioni legate alla seconda Guerra Mondiale, nè Francia, dopo essere stata sorteggiata al girone con Uruguay e Bolivia, rinunciando poco prima dell'inizio della competizione. Le squadre non furono sostituite, quindi si fece un torneo a 13 squadre, con un girone a due squadre con Uruguay e Bolivia, dove La Celeste, surclasso gli avversari con un 8-0.

Il Mondiale contava nel gruppo A; Brasile (padrone di casa), Jugoslavia, Svizzera, Messico. Gruppo B: Spagna, Inghilterra, Cile, Stati Uniti. Girone C: Svezia, Italia, Paraguay. Girone D: Uruguay, Bolivia. Dopo i gironi si sarebbe passati ad un girone unico, nel quale il vincitore avrebbe alzato la Coppa del Mondo.

Il Brasile era la squadra favorita, l'Italia la Campione in carica, perchè vincitrice dell'ultimo Mondiale 1938 in Francia, debilitata dalla Strage di Superga appena l'anno prima, della quale l'Italia era composta da ben nove undicesimi della formazione titolare, tra cui Valentino Mazzola. Con la delegazione azzurra, che si rifiutà di prendere il volo aereo verso il Brasile, preferendo la traversata oceanica da Napoli a Santos, e poi via terra fino a San Paolo, il viaggio durò tre settimane. Poi c'era la Svezia, campione olimpica in carica, e l'Uruguay, che per molti sarebbe stata la seconda finalista al pari dei padroni di casa, cosa che accade al termine della competizione. Il passaggio del turno era soltanto per la prima classificata, così che al termine delle gare, venne formato il girone finale che comprese; Brasile, Uruguay, Spagna e Svezia. Chi vinceva la classifica, sarebbe stata incoronata Campione del Mondo. Il Brasile, era una macchina da gol, dopo 8 gol al primo girone, ne fa 13 in due gare e ne subisce solo 2; 7-1 alla Svezia e 6-1 alla Spagna. L'Uruguay invece passa al primo girone con 8 gol alla Bolivia, e poi ne segna altri 5 subendone 4; il pari con la Svezia per 2-2, e la vittoria sulla Spagna per 3-2. La finale è scritta; Brasile contro Uruguay.

16 Luglio 1950, la casa della finale era il Maracanà, che prendeva il nome da una parola indigena, Maracanà, che significava Pappagallo. Lo stadio, situato a Rio De Janeiro, era stato costruito proprio per la manifestazione, in cantiere fin da 1948, ed era di dimensioni immani: Costruito su un terreno di 304 mila metri quadri, e con una capienza compresa tra i 140.000 e i 160.000 spettatori! Le due squadre a giocarsi, almeno da come si riportava anni dopo, sentivano i tifosi fin dentro gli spogliatoi, come se un terremoto stesse in atto, quando saltavano. Quando le due squadre sudamericane entrarono in campo, si ritrovarono davanti una platea immane, tutti ammucchiati, pur di vedere quella gara, si disse che non si era pensato all'incolumità delle persone, sugli spalti giorni dopo si disse che su 173.850 paganti, c'era un totale di 199.854 tifosi, solo 100 uruguaiani, tra canti, balli, e persone che piangevano, tanto strette come si trovavano. Il Brasile era al suo primo grande appuntamento ad un Mondiale, e non avrebbe mai voluto deludere il suo popolo, dall'altra l'Uruguay, già Campione del Mondo nel 1930 nei Mondiali in Uruguay, ma da pronostico ultima a sacrificarsi davanti alla grande favorita. La gara, almeno all'inizio era scontata, il Brasile avrebbe fatto una goleada e si sarebbe portata il trofeo a casa senza problemi. In quel Brasile, c'erano campioni di altissimo livello nazionale; Barbosa, portiere del Vasco da Gama, Friaca, attaccante del San Paolo, Zizinho, centrocampista del Flamengo, Jair, Attaccante del Palmeiras, Chico, Attaccante del Vasco Da Gama e Ademir, attaccante del Vasco Da Gama, straordinario goleador che aveva superarto quota 300 reti a soli 28 anni. Nell'Uruguay i due giocatori più rappresentativi erano; Schiaffino, centrocampista del Penarol e Ghiggia, ala sempre del Penarol.  Del resto c'erano; Victor Rodriguez Andrade, centrocampista del Central, nipote di Josè Leandro Andrade, Campione del Mondo nel 1930 sempre con la maglia 'La Celeste', e Oscar Miguez attaccante del Penarol, molto bravo sotto porta, senza dimenticare il capitano Obdulio Varela soprannominato il 'Negro Jefe' (Il Capo Nero). Nel confronto non c'era proprio nulla da dire, il Brasile era troppo forte per la nazionale uruguaiana, ma la partita doveva comunque giocarsi.
Prima dell'inizio della gara al centro del campo arrivò il generale Angelo Mendes de Morais, che disse a chiare lettere "Voi, brasiliani, che io considero vincitori del Campionato del Mondo. Voi, giocatori, che tra poche ore sarete acclamati da milioni di compatrioti.Voi, che non avete rivali in tutto l'emisfero. Voi che superate qualsiasi rivale. Siete voi che io saluto come vincitori!», con una sicurezza disarmante, tanto certo di quel che diceva. Ma la gara doveva iniziare... Ore 15 in punto la partita ebbe inizio, tra il frastuono generale, e il Brasile fin dalle prime battute dominava in lungo e largo, ma la squadra avversaria teneva bene ogni assalto. Il capitano dell'Uruguay Varela teneva alto l'attenzione del gruppo, e del tecnico Fontana, che aveva stretto la difesa a quattro, pur di non dare spazio, nei quali i brasiliani erano molto bravi ad inserirsi. Il primo tempo si concluse con uno zero a zero, ma con il Brasile unico pericoloso in campo. Nella ripresa, appena entrati in campo, il Brasile a freddo, appena dopo settantotto secondi, si porta in vantaggio, con  Friaca, imbeccato da Ademir che lo imbecca in piena area di rigore, dove con un diagonale supera il portiere Maspoli. Lo stadio Maracanà esplose in un boato assurdo, tanto che anche sul campo il brusio era talmente forte da attappare le orecchie ai giocatori, costretti a sopportare tanto clamore. Varela richiamò fin da subito la sua squadra a concentrarsi, l'uno a zero non aveva chiuso le porte alla sua nazionale, e questo doveva essere ben chiaro a tutti quell che indossavano la maglia 'Celeste'. Nulla di fatto fino al minuto sessantacinque, quando si accese il duo Ghiggia-Schiaffino, fino a quel momento fuori gara; Ghiggia entrò in progressione, e salto di netto il terzino sinistro Bigode, servendo Schiaffino in area di rigore, che a tu per tu con il portiere brasiliano Barbosa, la piazzò in rete. Il Maracanà rimase senza voce, c'erano soltanto quei tifosi uruguaiani a farsi sentire, pochi ma in quel momento più rumorosi di uno stadio che sembrava deserto; 1 a 1 e palla al centro. In quel momento il Brasile era ancora Campione Del Mondo, perchè in virtù di quella classifica che recitava prima dell'inizio Brasile 5, Uruguay 3, quindi gli uruguaiani avrebbero dovuto vincere per divenire Campioni del Mondo. L'Uruguay però dal gol fatto, sembrava essere un'altra nazioale, fresca e offensiva, mentre il Brasile aveva subito il contraccolpo e restava a guardare gli avversari inerme. Ghiggia si era acceso, e non ci pensava minimamente a fermarsi... minuto 79', l'ala uruguaiana salta di nuovo il terzino sinistro Bigode, arrivando sul fondo, nel mezzo c'erano tre giocatori uruguaiani, tra cui Schiaffino, tanto che il portiere Barbosa per anticipare la mossa, accenna ad un'uscita, lasciando incustodito l'angolo sinistro della porta, dove proprio Ghiggia fintando il cross tirò di potenza, 2-1 Uruguay, lo stadio torna muto di nuovo, stavolta la paura si legge negli occhi di tutti i giocatori e tifosi brasiliani, mentre quello sparuto tifo uruguaiano riecheggia in tutto il Maracanà. Il Brasile, cominciò a spingere disperatamente il piede sull'acceleratore, ma la difesa dell'Uruguay si chiuse talmente bene che la palla non entrò più nella sua area, al novantesimo arrivò il triplice fischio, l'Uruguay era divenuto Campione del Mondo, contro ogni aspettativa. Tra gli spalti, persone colte da infarto, si parlò di parecchie morti all'interno dello stadio, e di due persone che si buttarono nel vuoto, morendo all'impatto. Il silenzio fu spezzato dal suono delle ambulanze, e nella corsa dei medici che ebbero parecchi problemi per riuscire a rintracciare le persone colte da malore. La Federazione brasiliana fece saltare la premiazione, erano state coniate 22 medaglie d'oro oltre a migliaia di cartoncini con la scritta 'Brasile Campione', due corpi di guardia per accogliere Jules Rimet, ideatore dei mondiali, che aveva già scritto un discorso per omaggiare i giocatori del Brasile, per poi consegnare il trofeo in mano al capitano verde-oro, c'erano presenti le più alte istituzioni del Governo, tutto questo però al triplice fischio scomparì nel nulla, lo stadio si svuotò, e rimasero soltanto Rimet, i giocatori dell'Uruguay e quei 100 tifosi alla premiazione, con Varela che alzò al cielo la Coppa Del Mondo 1950.