Joao Felix, astro nascente del calcio mondiale, è ritenuto uno dei migliori calciatori Under 21. La scorsa estate è stato acquistato dall'Atletico Madrid per 126 mln, che è stato l’unico club in grado di pagare la clausola al Benfica. Joao Felix, nonostante fosse la prima stagione in prima squadra nel Benfica, ha dimostrato una classe e un estro di altissimo livello; i rojoblancos pensando di aver di fronte un nuovo potenziale Mbappe si buttarono senza indugi sul ragazzo portoghese, che dovrebbe in futuro sostituire CR7 in nazionale e Griezmann nell’Atletico.

Le prime uscite del talento portoghese lasciano ben sperare e tutti gli esperti di calcio avrebbero scommesso in una sua rapida ascesa. Poi però qualcosa sembra rallentare, complici un campionato nuovo e più competitivo con difese più organizzate. 
Joao Felix ha largamente messo a nudo il fatto che il prezzo dei giocatori (pre crisi economica) era completamente privo di senso. Può un ragazzo di 19 anni, uscito dal calcio giovanile appena la scorsa stagione dopo poche buone prestazioni in un campionato come quello lusitano (che non è chiaramente luogo di grandi squadre e difese) e qualche gol in Europa League, valere 126 min? Nessuno ha pensato che non ha ancora abbastanza fiato per concludere una partita e che pesi 64 kg per 180cm (non proprio il fisico di un atleta chiamato a contrasti fisici rischiando anche infortuni). 
Tutti quei soldi generano necessariamente una forte pressione sul ragazzo appena maggiorenne (non sono tutti Mbappe) e il risultato sono 6 gol e 3 assist in 2114 minuti giocati in tutte le competizioni, non proprio un bottino da mister 126 min.

Ma facciamo un passo indietro; il ragazzo si presenta al mondo calcistico ultra mediatizzato come un bambino spaesato: aria un po’ persa, ciuffo davanti a gli occhi, acne e un sorriso che sfoggia l’apparecchio sui denti, primissime dichiarazioni memorabili quanto innocenti e sconvolgenti come quando al Benfica dichiarava: «Il successo mi ha aiutato molto con le ragazze. Sui social network mi mandano spesso loro foto, anche nude». Eppure all’inizio a far parlare di sé non è il suo aspetto fuori dal comune (che mette in mostra l’ossimoro di un ragazzino in un mondo come quello dei calcio in cui bisogna crescere in fretta), ma ciò che sa fare quando ha la palla fra i piedi. Perché di quella giovinezza e spensieratezza sul campo si traduce in estro e purezza calcistica.

Il calcio è sempre più legato al denaro. Il suo agente Jorge Mendes la scorsa estate l’ha proposto a tutti i top club europei, ciò si tradusse in una sfida a 3 tra le due di Manchester e l’Atletico Madrid. Juventus (in caso di partenza di Dybala), PSG (in caso di partenza di Neymar) e Barcellona (in caso di mancato acquisto di Griezmann) in seconda fila, assistettero alla sfida di mercato da spettatrici interessate.
Alla fine il Barça strappa Griezmann ai rivali Colchoneros e indirettamente da la possibilità all’ Atletico di accontentare l’ irremovibile richiesta del Benfica (che avrebbe trattenuto volentieri Felix) di pagare la clausola.
Mendes sa che le piazze migliori per lui sarebbero state poche ma tutte interessate e interessanti: il PSG dove insieme a Mbappe si sarebbe preso gioco dei poveri difensori della Ligue 1; o magari nel city di Guardiola o nel Barcellona di Messi dove avrebbe trovato filosofie di gioco che esaltano quella categoria di giocatori con enormi capacità tecniche  di cui Joao Felix è un importante esponente; o infine perché no, nella Juventus di Sarri e del suo idolo Cristiano Ronaldo, squadra fresca di novità come la ricerca del possesso palla, del dominio territoriale, della ricerca del fraseggio veloce e della parziale libertà concessa agli attaccanti.
Perché mai buttare sangue e spremere gambe e testa nel dispendiosissimo gioco del Cholo Simeone a mancare chilometri a difendere la porta con i denti pronti a scattare verso l’area avversaria in contropiede, per di più a dover rimpiazzare Griezmann un giocatore particolarmente legato al atletico in quando squadra e giocatore si erano plasmati insieme in un processo di crescita simbiotico dove il francese ha ereditato la grinta e il sacrificio e la squadra aveva il suo leader tecnico su cui fare affidamento in qualsiasi momento.

Ebbene, quindi perché Joao Felix ha scelto i rojoblancos? Sicuramente il primo motivo è che la sua ex-squadra ce l’ha mandato e ha deciso per lui, da parte del ragazzo si può dire che percepisca 7 mln di buoni motivi l’anno per dire che sposare la causa Madrilena sia stata la scelta giusta. È anche vero che dal punto di vista tecnico l’Atletico ha la fondamentale importanza di sostenere la filosofia in cui la squadra è più importante del individuo. Una sorta di continuità dottrinale con la sua ex squadra in cui è cresciuto e che l’ha plasmato calcisticamente. 
Inoltre io penso che per crescere (nel calcio come in ogni aspetto della vita) sia preferibile sempre cercare di mettersi in situazioni “scomode”, uscire dalla confort zone,  mettersi in gioco, sfidare se stessi e sicuramente Simeone garantiva l’alto coefficiente di difficoltà della sfida.

La sfida è cominciata ed è stata reciproca, per l’Atletico girare l’intero ricavato della cessione di Griezmann in un solo giovanissimo calciatore è stato senza dubbio un azzardo ad alto rischio (il rischio è da sempre proporzionale al possibile guadagno). Sarebbe stato più prudente per la squadra Spagnola sostituire il campione del mondo magari con uno o più giocatori più esperti e meno costosi, in grado di garantire un risultato più sicuro (e con 126 min sul mercato dei giocatori offensivi l’anno scorso potevi andare su uno/due tra: Eriksen, Icardi, Higuain, Dybala, Coutinho, Bruno fernandes per dirne alcuni), ma la storia recente e passata dei vari Mbappe, Cristiano Ronaldo, giocatori che hanno fatto un salto brevissimo tra calcio giovanile e consacrazione nell’olimpo del calcio, ha incitato i top club a sparare soldi su ogni giovane che esplode all’improvviso e in maniera deflagrante. Sebbene ad oggi questo azzardo sia un innegabile fallimento, l’Atletico ha ancora tutta la fiducia nel giocatore (che comunque a sprazzi ha messo in luce la sua classe) e Joao Felix crede ancora nella squadra e nella sua filosofia in quanto il fallimento e le cadute sono comunque da mettere in conto ogni volta che si cambia squadra e ci si approccia alla sfida.

Eppure anche se celato si può pensare che squadra, giocatore e agente si siano “scottati” e stiano sull’attenti, timorosi di un possibile e clamoroso Flop scongiuratile con un divorzio prematuro che sarebbe amaro ma “salvifico” e scongiurerebbe rischio di perdite economico-sportive.
Ai Colchoneros non converrebbe venderlo, il giocatore causa scarso rendimento e causa Coronavirus si è fortemente deprezzato (a meno che ovviamente le contropartite non siano interessanti). Al talento lusitano invece converrebbe cambiare squadra, facendo tesoro di quanto imparato alla corte di Simeone; andando in un sistema di gioco che esalti veramente le sue qualità e dove possa continuare ad essere plasmato imparando da grandi campioni e rincorrendo obiettivi di squadra importanti.

Se dovesse cambiare squadra dovrebbe andare in una squadra capace di esaltare le sue caratteristiche di seconda punta tecnica. Le squadre che esalterebbero il suo gioco sono: senza dubbio il City, dove sarebbe la controparte destrorsa del connazionale Bernardo Silva; il Barcellona paradossalmente al posto di Griezmann, il francese in catalogna si trova in difficoltà in quanto gli attaccanti mancini non possono trovare spazio al cospetto di Messi (in compenso è impensabile che barcellona e atletico si siedano al tavolo delle trattative dopo quello che è successo la corsa estate); oppure la Juventus, dove potrebbe coronare il sogno di giocare con il suo idolo Cristiano Ronaldo e completare un reparto offensivo con Dybala che è il calciatore più simile a Felix per caratteristiche nel panorama calcistico. 
Con Sarri verrebbero esaltate le sue capacità di giocare veloce e preciso nel ruolo di seconda punta dalla parte opposta del argentino. 
Perché Joao Felix è una seconda punta, ed essere una seconda punta nel calcio moderno vuol dire essere incompresi. La seconda punta non è trequartista, deve avere le stesse capacità tecniche e tattiche, ma non ha il gioco del centrocampista in grado di capire quando difendere e la sensibilità di non lasciare la propria posizione; una seconda punta non è nemmeno un ala, deve avere la stessa prolificità e capacità offensiva ma non ha la stessa esplosività e resistenza atletica. Nel calcio moderno fatto di esterni rapidi che allarghino il gioco e dove tutti devono coprire grandi porzioni di campo non c’è posto per le seconde punte che devono stare vicino alla porta per non snaturarsi. 

Nella mia squadra, la Juventus, in questa stagione “spezzata” sono stato in grado di apprezzare la rinascita della seconda punta, decontestualizzata nella Juventus di Sarri. Sto parlando ovviamente di Paulo Dybala. Sarri è stato in grado di collocare la seconda punta con compiti a metà tra ala e trequartista e movimenti da attaccante puro, senza però essere esente dal sacrificio e dalla corsa. 
Pensando alla “crisi” di Joao Felix ho pensato che alla Juve potrebbe fare una strada simile a quella fatta della Joya per uscire dalla brutta annata sotto Allegri.
L’attacco sarebbe sicuramente su misura per il tecnico toscano, Dybala a sinistra e Felix a destra che producono gioco e con Ronaldo al centro dell’attacco sostenuto dagli inserimenti continui di nuove mezzali fisiche che portano via uomini dalle marcature in area. 
Ovviamente il mio era un apprezzamento personale per un grande giocatore che non sta esprimendo il 100% del suo potenziale. 
La Juve ha altri obiettivi e punterà a giocatori da mettere al centro dell’attacco. La centralità del progetto bianconero è su CR7 ed è quindi inevitabilmente a breve termine, però l’acquisto di Joao Felix, il futuro del calcio portoghese, potrebbe avere la benedizione di Cristiano che potrebbe cedere il posto nel 433 per spostarsi al centro e potersi permettere di esaltare le suoi doti finalizzative sopperendo all’ inevitabile declino della corsa.
Più realisticamente la parantesi rojoblanca di Felix continuerà con buona pace di chi come me spererebbe di vederlo esprimere le sue qualità magari nella propria squadra del cuore, con la speranza che qualcuno possa salvare il puro talento del portoghese e tramutarlo in vittorie.