“Io sono divenuto capace di rianimare nuovamente la materia inanimata. Si... può... fare!”

La convocazione di Fabio Quagliarella in Nazionale mi ha riportato alla mente la celeberrima frase del Dr. Frederick Frankestein del film cult del 1974 diretto da Mel Brooks.
Sì, perché, nonostante le ultime ottime prestazioni degli Azzurri nelle gare valevoli per la Nations League e la presenza di tanti giovani (che finalmente sembrano in grado di poter mantenere le attese) abbiano portato una ventata di freschezza, la scottatura di quella maledetta sera del 13 Novembre 2017 a San Siro non è ancora stata assorbita totalmente, come è logico che sia.

Il tifo si sta senz’altro riavvicinando (grazie indubbiamente al lavoro di Mancini che si sta rivelando, al momento, un C.T. equilibrato e capace di gestire il gruppo), ma per risvegliare quella che dopo il tracollo è divenuta “materia inanimata”, serviva qualcosa di più scintillante, che facesse breccia nei cuori dei più gelidi.

E nulla è più splendente, in questo momento, dell’attuale capocannoniere della Serie A.

Un calciatore speciale, che ha sempre affascinato per i suoi colpi balistici che lo hanno contraddistinto nell’immaginario degli appassionati.

Rivedere alcune delle sue prodezze scatena in chi scrive un sentimento contrastante: da una parte il piacere sublime per gli occhi, l’impressione di assistere a delle esibizioni che permettono di capire le ragioni per cui il calcio sia il gioco più amato del mondo; dall’altra, una profonda malinconia per un calciatore che avrebbe potuto avere maggior considerazione, tanto in club quanto in Nazionale, nonostante una comunque onorabilissima carriera ancora in corso.

Esaltare un signore di 36 anni in mezzo ai vari Zaniolo, Barella & co. potrebbe apparire come esagerato, anche fuori luogo, ma a mio avviso è fin troppo poco spendere qualche riga per un talento capace di compiere gesta straordinarie rendendole poco appariscenti, come fossero banali.

Se ormai la carta di identità impedisce quasi ogni possibilità di vederlo con una big, quel che ci si può augurare è che il fardello dell’età non intacchi le chances di vederlo indossare la casacca azzurra nell’Europeo itinerante tra poco più di un anno, qualificazioni permettendo, magari proprio come punto di riferimento per le future stelle del nostro calcio.

E guai a considerare un’eventuale convocazione come una sorta di tributo: il Quagliarella di questa stagione potrebbe essere letale e divenire l’arma in più, quella che può farti compiere il salto di qualità senza proclami, proprio come le sue magie.