De Sciglio e Bernardeschi, sottoposti alla cura "Massimiliano" (consistente nell'essere costretti a vedere scene di giocatori che saltano l'uomo, e nel frattempo costretti anche a provare nausea, indotta da farmaci somministrati all'uopo) sono ora ridotti ad avere paura di affrontare nell'uno contro uno anche le sagome antropomorfe usate negli allenamenti. Nell'imminenza dell'incontro con la società per i rinnovi, entrambi si sono premurati di far sapere che accetteranno qualsiasi riduzione d'ingaggio.
Qualche notizia sembra essere trapelata anche da casa Juve, e riguarderebbe una clausola riguardante entrambi i giocatori, la quale sembra preveda che, per fare sinergia e cost reduction entrambi si occupino di curare le aiuole e di stendere i teli per la pacciamatura nelle zone verdi della Continassa. Se il buon giorno si vede dal mattino, tra qualche mese nelle succitate aree verdi potremo dirci fortunati se ci troveremo al più qualche pianta grassa, di quelle che non muoiono nemmeno se le prendi a colpi di machete.

Danilo mi ricorda, per carattere curioso e sagace, ma al contempo retto e pio, il Guglielmo da Baskerville del "Nome della Rosa" di Eco.
Frate Guglielmo (Danilo), unico nel riuscirci, dialoga con l'irascibile Venerabile Jorge (Allegri) cercando di riportarlo alla ragione, ormai perduta dal venerabile, troppo vetusto e troppo integralista nel suo modo di vedere il mondo (del calcio).
Nel romanzo, il Venerabile Jorge appicca il fuoco nella biblioteca del monastero, pur di rendere inaccessibili alcuni libri in essa custoditi (come ad esempio le biografie di Bielsa e di Guardiola, scritte da Adani). I vigili del fuoco di Venaria Reale (sul cui territorio sorge la Continassa) farebbero bene a tenersi pronti ad ogni evenienza...
Anche Alex Sandro era caduto, anni fa, nella trappola della superbia. In alcuni frangenti, nonostante egli fosse pienamente cosciente della gravità delle sue trasgressioni, non aveva avuto la forza di resistere alla tentazione, come quella volta che accentrandosi dopo aver saltato l'uomo, e impostando così una rapida triangolazione, riuscì ad arrivare a tu per tu col portiere, il quale respinse il tiro. Sandro si rese subito conto che così facendo aveva esposto la squadra ad una pericolosa ripartenza. Per rimediare trattenne per la maglia l'avversario che stava scappando via con la palla. Secondo giallo ed espulsione. Sandro lasciò in 10 i suoi compagni.
A partita conclusa venne istruito un processo da santa inquisizione, a cui seguì la pretesa, per non finire sul rogo a far compagnia a Giordano Bruno (da non confondere col laziale Bruno Gordano) di abiurare il credo del bel gioco, e di giurare eterna fedeltà al passaggio indietro, riconoscendolo come unica arma per arrivare a vincere. Poco alla volta Alex ha dovuto, nonostante la sua esuberanza fisica, fare propria la cultura del "passettino" Allegriano, che prende spunto dal benedettino Ora et Labora e dal francescano Cantico delle creature, in cui anche sorella morte corporale, metafora della sconfitta, deve essere accolta con giubilo. Alex Sandro, oggi, rappresenta l'esempio più fulgido di come si diventa a seguire alla lettera gli insegnamenti di Allegri.
Cuadrado, trattato (ingiustamente) come un ladro da tifosi e dirigenti, solo perchè per una volta in tutta la sua carriera ha rifiutato di rimodulare su più anni la cifra che per contratto guadagnerà in un solo anno. Si è fatto due conti e in risposta alla proposta impresentabile di Arrivabene, ha fatto: "piatto ricco, mi ci ficco", con tanto di gesto dell'ombrello ad Arrivabene. Abituato con metodi spicci, ad estorcere ai tecnici Ferrari contratti a vita, pagati in legumi e graminacee, cucinati in succulente zuppe dalla signora Cesira, che gestisce la mensa dell'ostello della "gioventù" dove vivono in pianta stabile ingegneri e meccanici del cavallino rampante il Sior Maurizio c'è rimasto male.
Rabiot è l'unico che sta finendo in crescendo la stagione. Tutto è comprensibilmente coperto da segreto, ma alcune fonti ritenute attendibili riportano di un'indiscrezione, che se confermata, avrebbe l'effetto di una bomba sul mondo dei social Juventini. Secondo questa indiscrezione, sembra che solo recentissimamente, dopo quasi tre anni di partite inspiegabilmente giocate da Rabiot al piccolo trotto, quasi camminando, qualcuno smanettando sui valori di certi parametri si sia accorto che nessuno, fin da inizio esercizio, dopo l'unboxing del calciatore, si sia preoccupato di togliere dal setup di default la SPUNTA in corrispondenza dell'opzione sulla modalità "RISPARMIO ENERGETICO". Tolta la spunta, Rabiot ha inserito il turbo e sradica palloni a volontà. C'è da rallegrarsene, naturalmente, il problema è che è lecito chiedersi se l'anno prossimo il rendimento di Rabiot sarà lo stesso, o se dovremo ricorrere al ripristino dei dati di fabbrica per poi farci un'altra volta il sangue amaro tra spunte e parametri vari... A prescindere da questo, il buon Rabiot, dovrebbe mettersi la manona sulla coscienza e proporre un prolungamento a ben altre cifre, rispetto ai 7 annui. Lui non è Cuadrado, che giustamente, dopo anni di onorato servizio, al buon Arrivabene, che lo trattava come fosse l'ultimo arrivato, gli ha alzato il dito medio (per poi andare a confessarsi dal J-cappellano della Continassa, perchè Juan è fatto così). Rabiot ha ben poco da pretendere in termini di trattamento speciale, che una società come la Juve è giusto riservi ai giocatori che per rendimento, ma anche per comportamento, si sono dimostrati importanti. E Rabiot, del nostro Juan, (al momento) non sarebbe nemmeno degno di slacciare i sandali. Mi rivolgo direttamente a lui (e a mamma Veronique): Rabiot, comincia a diluire l'ingaggio e a fare sempre prestazioni buone, e poi ne riparliamo, eh?
Locatelli, come si faceva con quelli per i quali non era possibile esprimere un giudizio definitivo al termine della visita di leva (cioè dei tre giorni di esami e analisi a cui tutti noi ci siamo dovuti assoggettare per stabilire se devolvere un anno della propria vita alla Patria, nella stragrande maggioranza dei casi non facendo nulla di nulla, con l'unico obiettivo di inculcarti un concetto che l'essere umano per natura mal sopporta: ubbidire agli ordini di uno che qualcuno ha stabilito essere il tuo capo, anche se è un idiota, anche se è un incompetente, anche se quello che ti ordina di fare non ha nessun senso) lo classificherei come rivedibile. Il ragazzo ama la maglia che indossa e, messo in condizioni ideali, sembra promettere bene, Arrivabene in questo caso troverebbe terreno fertile per le sue manovrine. Un tentativo di dimezzamento stipendio, così, una tantum, con Locatelli lo farei. E' tanto un bravo ragazzo...c'ha il DNA juventino! Ma tanto tanto! Vai col dimezzamento!
Abbiamo poi Kean, l'unico giocatore al mondo che non sa nemmeno lui come si chiama. Dopo essersi fatto chiamare per anni [ki:n], l'anno scorso se n'è uscito, con una naturalezza strabiliante, dicendo che il suo cognome si pronuncia [ken] (o viceversa, fa lo stesso). Voi capite bene che da uno che non sa nemmeno lui come si pronuncia il suo cognome ti puoi aspettare davvero di tutto. E nel "di tutto" naturalmente ci avevamo messo anche tante gradite sorprese. Purtroppo, mi duole dirlo, ma la gestione del monastero dei Gesuiti allegriani non gli ha giovato granchè. Quando gli viene concesso di giocare, cioè quasi mai, dà l’impressione di avere la labirintite. Sembra quasi che per capire dov'è la porta ci debba essere il filo di Arianna, solo che nel caso di Arianna, il protagonista era Teseo, che doveva fronteggiare il Minotauro che nel labirinto ci abitava per poi tornare indietro, mentre il nostro Moise nonostante il Minotauro, nel labirinto è bene (per lui e per noi) che ci rimanga!

Parliamo, per concludere del nostro numero 10, che ha recentemente scalzato Roberto Baggio dalla top ten dei giocatori più prolifici con la maglia bianconera. Quel volpone di Arrivabene, nel giro di qualche mese ha ristabilito alcuni princìpi che, dopo anni di lassismo erano andati annacquandosi. Il primo principio (che ben conosce il nostro vero idolo indiscusso Del Piero), non si guarda con aria di sfida nella direzione del presidente Andrea Agnelli senza poi non fare una brutta fine. Puniscine uno per educarne 100! Quello da rimettere in riga a beneficio di tutti non poteva che essere lui, il nostro fuoriclasse ribelle. Lo Spartaco de La Plata. E la fine di Spartaco, metaforicamente parlando, il buon Arrivabene - generale Marco Licinio Crasso gliel’ha organizzata per benino. In tutti i dettagli! Se poi andrà all'Inter per il nostro generale sarà la ciliegina sulla torta. Oltre a togliersi dalle scatole uno che si crede l'erede di Messi, ma che un terzo delle partite le vede in TV, un altro terzo di partite le gioca facendoci rimpiangere che non sia rimasto davanti alla TV, e il restante terzo lo fa come il dio del calcio comanda, avrà la soddisfazione di mollare una memorabile "sola" al suo nemico giurato: Marotta. Mi viene in mente la scena forse più divertente del film "Il barbiere di Rio" di Abatantuono, dove c'è suo nipote che, mentre spintona suo zio (interpretato da Diego Abatantuono) per mandarlo via di casa, gli dice, per accontentare sua  madre,( che invece non vorrebbe che suo fratello andasse via): "ZIO... RIMANI!".
Ecco, anche noi in coro, mentre lo accompagnamo energicamente alla porta, diciamo a Dybala: "PAULO... RIMANI!", poi, una volta accompagnato fuori, chiudiamo con garbo la porta, e... ce la mettiamo tutta per farcene una ragione.
Sarà dura, ma ce la faremo!