Il riferimento non è letterale. Qualcuno può pensare che mi rivolga alla mancanza del rispetto delle regole relative al Fair Play Finanziario, che tra l’altro al momento non sono in vigore, oppure alla querelle Superlega. Per molti, i parigini predicano bene, ma razzolano male nel senso che spendono e spandono senza cognizione restando poi sul fronte del “calcio romantico”. Nulla di tutto ciò. Il mio discorso rimane, al momento, esclusivamente sportivo. Il Psg sta diventando una squadra lunare. Avete visto Space Jam? E’ il film in cui Michael Jordan viene rapito dai Looney Tunes entrando in un mondo parallelo tipo Alice nel Paese delle Meraviglie. Qui sfida i Monstar, una compagine di basket formata da alieni che hanno rubato il talento ai migliori giocatori dell’NBA. Ecco, il Paris ha fatto la stessa cosa. La differenza è che i più grandi se li è portati a casa senza ricorrere alla magia come nel noto capolavoro televisivo. Spoiler alert! Nella pellicola, è proprio il grande campione a salvare Bugs Bunny e i suoi amici. Ci sarà qualcuno che farà lo stesso nel calcio? Battute a parte, i francesi sono chiamati a fornire risposte che valgono per loro stessi, ma pure per il sistema pallone. Per questa società è l’ultima chance di conquistare la Coppa? I capitali utilizzati in maniera spropositata sono realmente una soluzione vincente? La prossima stagione sarà quella delle grandi risposte.

Innanzitutto bisogna chiudere per Leo Messi. Ero convinto che la Pulga finisse nelle grinfie del Manchester City dove si sarebbe riunita con il suo grande mentore, Pep Guardiola. Invece pare di no. Sembra proprio che l’attaccante sia indirizzato verso Parigi. Qui dovrebbe guadagnare circa 30 milioni stagionali. Bruscoletti. Qualche cash. Roba da poco. Eh signori… Al Khelaifi ha la pila e la utilizza per la sua squadra. Mi tolgo subito il dente. Dal 2011, l’emiro ha speso la bellezza di 1,4 miliardi di euro per la compagine più glamour del pianeta. Nonostante questo, come riportato da La Gazzetta dello Sport, “ha registrato un risultato contabile aggregato positivo per 53 milioni dal 2011 al 2019”. Sempre la citata fonte spiega che ciò è stato possibile grazie a contratti con entità del Qatar. Poi è arrivato il maledetto coronavirus anche per loro… Le casse, quindi, sono quasi sempre state a posto. Anzi, lo sbarco degli arabi e lo strapotere del Paris ha avuto un’eco socioeconomica fondamentale in tutta l’Ile-De-France. Stando a Calcio & Finanza ha portato a 182 milioni di ricavi all’anno. La Città ringrazia anche perché si registrano dati molto stimolanti relativi all’occupazione. Vostro Onore! Dove sta quindi l’accusa? Non intendo!” E l’FFP? Beh… E’ proprio questo il problema. A quanto pare, per rossoblù e Citizen, l’Uefa ha avuto un occhio di riguardo che, con altri club, forse, non ha mantenuto. Ma non parlo di malafede. Sia mai. E non voglio nemmeno indagarne i motivi. Non è questo il luogo adatto. Il mio pezzo non vuole certamente essere una sentenza o un atto giuridico. Cerco soltanto di fotografare la realtà dei fatti. Nel momento della “grande scissione”, definito da alcuni persino la Guerra del grano, con la nascita della Superlega, Parigi è rimasta sempre dalla parte delle Istituzioni. Nemmeno ha pensato di schierarsi con gli scissionisti. Insomma, l’opposto di Real Madrid, Barcellona e Juventus. Se il City, sempre di proprietà mediorientale, ha dapprima sposato il progetto per poi tornare sui suoi passi, Al Khelaifi non ha mai avuto alcuna sorta di dubbio e, oggi, si trova a presiedere l’ECA. Fino allo scorso aprile quella posizione era occupata da Andrea Agnelli. Per intenderci la European Club Association è una specie di Confindustria del pallone continentale. Tutto chiaro? Ecco da dove giungono le critiche del Popolo che, in una democrazia, ha sempre una rilevante voce in capitolo. A ciò si deve aggiungere la leva utilizzata da Ceferin per abbattere il mostro definito Superlega: l’idea del “calcio di tutti”. In sostanza, il noto “pallone romantico”. Con un torneo chiuso non sarebbero potute nascere favole come quelle dell’Atalanta che, avendo i conti a posto, senza sfruttare capitali infiniti e restando in un concetto di proporzionalità tra spesa e risultati, in un crescendo esponenziale, può anche sognare la Champions. Poi si vede il Paris e la gente pensa quasi di essere stata presa in giro.

Ecco, mi sono levato dall’inghippo. Lascio a Voi ogni giudizio di valore perché si potrebbero elaborare discorsi infiniti. Dai più liberali che sostengono la possibilità del proprietario di operare, con il proprio denaro, come meglio crede, ai fautori di un altro tipo di economia più bloccata e legata a rigide normative. Non è questo il punto che avrei voluto toccare con il mio pezzo. Gradirei tornare all’ambito sportivo. Immaginatevi questo 4-3-3: Donnarumma; Hakimi, Ramos, Marquinhos, Bernat; Wijnaldum, Paredes, Verratti; Messi, Neymar, Mbappé. Roba da pazzi! Non vorrei essere in Pochettino!Sei matto?!” mi direte. Mai stato più lucido. Ma pensate se dovesse perdere? Come farebbe a giustificare un’eventuale sconfitta? L’unica ipotesi credibile è che la Champions è un torneo molto bizzarro. Lì non basta essere devastanti. Occorre avere anche il bacio della Dea Bendata. Insomma, la giustificazione plausibile sarebbe la sfortuna da sommarsi a una Ligue 1 poco performante. Un tantino pericoloso per un allenatore. In realtà, le difficoltà che si troverà innanzi non sono certamente risicate. Pensate allo spogliatoio. Provate voi a mettere insieme anime come Sergio o Leo. Un ex simbolo e capitano del Real, la Corona Spagnola, con Leo, l’emblema e guida del Barca essenza sportiva della Catalunya. E’ vero che, di fronte al bene comune e alla volontà di scrivere la storia parigina, i contrasti possono pure essere posti in un angolo. Suvvia, si parla di professionisti affermati. Certo! Ma è anche realistico credere che si tratti di sentimenti e di valori. Non è facile porli in soffitta soprattutto quando si è già vinto tanto che una Champions in più o una meno non marca nemmeno troppa differenza. Immaginate il tutto come un semplice esempio. Non so se Ramos e La Pulga percepiscano le citate questioni politiche, se siano rivali o abbiano un ottimo rapporto. E’ sicuro, però, che erano i rispettivi marchi di due enti in perenne battaglia anche sociale. A ciò si aggiunga un personaggio come O’Ney che non è propriamente semplice da gestire ed accontentare. Si pensi alle fughe carioca e alle varie feste verdeoro. Con lui, a volte, pare di tornare a qualche decennio fa quando alcuni brasiliani, durante l’uggioso febbraio italico, non avrebbero rinunciato al Carnevale di Rio per nulla al mondo. E’ finita? Macché. Lo spazio per Mauro Icardi sarà sempre più ridotto. E Wanda? Sembra che, a Parigi, non si impunti come faceva a Milano, ma… Non è uno spogliatoio. E’ una bomba a mano.

E l’aspetto tattico. Beh… esistono sicuramente un’infinità di pro con soltanto qualche minimo malus. Donnarumma non si discute. E’ il migliore al mondo. Occorrerà comprendere come Hakimi si adatterà a una difesa a 4. Per adesso ha già realizzato un gol. Chi ben comincia è a metà dell’opera… Ramos e Marquinhos sono due centrali fantascientifici e le loro caratteristiche si sposano alla perfezione. Il primo è più abile in marcatura. Il secondo può pure impostare. L’esperienza è in abbondanza come, di questi tempi, le more nei cespugli. In panca, ecco Kimpembé, titolare nella Francia campione del mondo in carica. La coppia Bernat-Kurzawa può rappresentare un ipotetico punto debole. Non vorrei essere nemmeno in loro. Ogni errore è una potenziale gogna. La mediana è la perfetta copia di quella disposta da Mancini a Euro 2020. Il risultato parla per lei. Paredes è il regista che, con l’Argentina, ha appena vinto la Coppa America. Verratti è la mezz’ala sinistra regnante nel Vecchio Continente e in grado di aiutare il collega nel creare il gioco. Wijnaldum è il Barella della situazione. Corsa, recupero del pallone e incursioni. Porta la croce, ma si fa trovare anche in zona gol. Si parla di un centrocampo devastante, stellare, unico al globo che, tra le alternative, vede uomini come Gueye o Draxler. Potenzialmente non ha difetti. L’attacco? Giudicate Voi! Messi, Neymar, Mbappé. Forse manca un tantino di equilibrio? Nel caso è pronto Di Maria. Il Fideo è un calciatore a cui personalmente non rinuncerei mai perché parla tutte le lingue: fornisce equilibrio e dona qualità. Una roba inenarrabile! Ma in questo poco di cose… Serve un centravanti? C’è Icardi. E che vuoi dire? A tutto esiste una soluzione nel magico mondo del Paris. Sono la squadra più forte di sempre? Non lo so. Chi può dirlo?! Questi raffronti sono molto complessi. Penso al Real in grado di vincere 3 Champions consecutive o al Barca di Guardiola e Luis Enrique e nutro dei dubbi. Una cosa è certa. Siamo su quei livelli con l’unica differenza che qui non si è costruito praticamente nessuno. Si è scelta una parata di star. Insomma, sembra di essere a Gardaland o Mirabilandia. Anzi, a Eurodisney!

E’ un parco divertimenti che necessita, però, della Coppa. E serve subito! Sì, perché il Paese dei Balocchi potrebbe anche chiudere baracca. Non ho informazioni a riguardo. Prendetela solo come un’ipotesi personale di cui non trovo conferma. Ho titolato “Gli illegali nel giorno del giudizio”. Il primo aggettivo mi sembra ampiamente spiegato. Sono al di fuori delle norme non in quanto non le rispettino, ma perché risultano ingiocabili per chiunque. Ora vorrei chiarire cosa intendo con l’ultima affermazione. Il prossimo anno si disputeranno i Mondiali in Qatar. I legami tra i proprietari del Psg e quel Paese sono più che evidenti. Come riportato da La Gazzetta dello Sport, il Paris così chic può essere uno sponsor magnifico per l’evento. Forse non è un caso che siano sbarcati tanti campioni già super affermati. Si tratta di calciatori che non sono sul viale del tramonto, ma hanno vissuto i loro giorni migliori. L’esempio dell’Inter è lampante. Zhang ha investito parecchio sui nerazzurri, ma ora si vive una fase complessa e in cui il futuro appare indecifrabile. Non è che dopo l’avvenimento arabo si chiude il parco divertimenti? Gli acquisti di giovani fenomeni come Donnarumma e Hakimi fanno ben sperare. Il giorno del giudizio è rivolto anche a un altro quesito. Spendere e spandere è utile per vincere? Costruire l’all star team porta a risultati? Finalmente avremo una risposta al quesito perché, se la stagione parigina sarà deludente, allora significa che quella strada è impercorribile. Meglio avere una progettualità diversa che conduca ai risultati tramite la crescita e la valorizzazione degli elementi.