Il caldo che sta iniziando ad attanagliare città e campagne in questi giorni, oltre a farci venire un’immensa voglia di vacanze ci ricorda che la stagione calcistica sta giungendo al termine. Immancabilmente, ad ogni primo caldo, oltre ai primi bagni, le prime scottature sotto il sole e le zanzare, torna anche il calciomercato. E quest’estate promette di farlo in pompa magna data la quasi totale assenza di eventi nel palinsesto calcistico; il mercato sarà l’assoluto protagonista nella chat dei calciofili, tra uno spritz in spiaggia (o un analcolico a bordo piscina), una grigliata in mezzo al verde e una refrigerante gita in montagna oppure un tuffo nell’acqua marina.
Insomma, qualsiasi cosa vi piaccia sorseggiare o fare per rinfrescarvi, sono certo che vivrete l’estate a pane e suggestioni di calciomercato.
Una di queste, un po’ a sorpresa, più che suggestione è diventata vera e propria trattativa e potrebbe finire prima che molti di noi decidano la meta delle proprie ferie. Sto parlando di Paul Pogba e la Juventus. È di queste ore la notizia dell’incontro tra la dirigenza bianconera e l’èntourage del giocatore francese, e la domanda che mi sorge spontanea è: la Juve ha bisogno di Pogba?

 -POGBOOM
Paul Labile Pogba nato a Lagny-sur-Marne (cantone francese non lontano da Parigi) nel marzo 1993 è il più piccolo di tre fratelli, tutti e tre divenuti calciatori. Paul, che fin da ragazzino era considerato tra le stelle nascenti del calcio francese, nel 2009 viene acquistato dal Manchester United all’epoca allenato da Sir Alex Ferguson, per essere inserito nelle giovanili. Il suo esordio in prima squadra avviene due anni dopo in Coppa di Lega nella vittoria 3-0 contro il Leeds. Sembrava la stagione giusta per farlo conoscere al grande pubblico, ma il giovane Paul (anche complice un infortunio) non riesce a spiccare il volo e diventare parte integrante della rosa dei diavoli rossi.
Nella stagione successiva Pogba, liberatosi a parametro zero dallo United approda alla Juventus neanche ventenne. La Juve era allenata da Antonio Conte ed era reduce dallo scudetto vinto dopo anni di delusioni: per Paul un passo indietro rispetto al Manchester di quegli anni, ma un ideale trampolino di lancio per un giovane di talento. Pogba ci mette molto poco a far capire a Conte e a chiunque lo veda ciondolare con le sue lunghe leve per il campo di essere speciale. Il suo primo gol non si fa attendere molto, il 20 ottobre allo Juventus Stadium arriva il Napoli e Pogba, entrato nella ripresa sigla il 2-0 con un sinistro al volo che chiude la partita. Conclude la stagione con 27 presenze e 5 gol, conquistando lo scudetto e l’inevitabile ruolo di rivelazione dell’anno. La stagione seguente Pogba è un titolatissimo del centrocampo di Conte, 36 presenze e 7 gol in Serie A (vincendo il suo secondo scudetto di fila), dove domina gli avversari con la sua fisicità e la sua tecnica. In Europa la Juve delude: esce ai gironi di Champions e manca la finale di Europa League, quella stagione sorteggiata proprio a Torino. Nella stagione 2014-2015 con l’avvento di Massimiliano Allegri al posto di Conte cambia la guida sulla panchina bianconera ma non cambia il rendimento da marziano di Pogba: 26 presenze e 8 gol in campionato per il centrocampista francese, frenato solo da un problema alla coscia nella seconda parte della stagione. Terzo campionato di fila vinto per Paul e finale di Champions League persa contro il Barcellona, unico vero rammarico di una stagione quasi perfetta.
Il francese è ormai un vero e proprio idolo tra i tifosi bianconeri, e quando Carlos Tevez lascia la Juve nell’estate 2015 la maglia numero 10 della Juve non può avere destinatazione diversa dalle larghe spalle di Pogba. Cambia il numero sulla schiena ma non cambiano i numeri e le prestazioni, altri 8 gol nella stagione 2015-2016 di serie A per quello che in quel momento è indubbiamente il centrocampista più forte del campionato. Si, in quel momento, perché è stata l’ultima annata nel campionato italiano di Pogba. 

-POGBACK
Il ritorno al Manchester United è in grande stile: i Red Devils sborsano 105 milioni di euro per riportare a casa il talento francese lasciato andare con presunzione quattro anni prima.

È un altro United, non c’è più Ferguson, Scholes, Giggs, e molti altri che hanno contribuito a rendere vincente i rossi di Manchester. 
Con Mourinho in panchina Pogba vive parecchi momenti difficili, ma più in generale in tutta la sua avventura Manchester bis.
Il 24 maggio 2017 segna il primo dei due gol che permettono al Manchester Utd di vincere l’Europa League, superando in finale 2-0 l’Ajax.
In sei stagioni nella squadra che l’ha riaccolto a suon di milioni come fosse un trofeo da esporre in bacheca, Pogba non ha mai dato la sensazione di essersi sentito davvero a casa. Colleziona 253 presenze e 39 gol in tutte le competizioni.
Solo in nazionale sembra ritrovare a tratti la serenità e la brillantezza che gli riconoscevamo nel nostro campionato. 
Sua una delle quattro reti dei Bleusnella finale di Mosca contro la Croazia nel Mondiale del 2018, che permette ai francesi di laurearsi campioni del mondo per la seconda volta nella loro storia. Nel 2021 partecipa alla fase finale dell’Europeo che ci  ha visto campioni e dove, agli ottavi di finale contro la Svizzera, Paul segna il gol del provvisorio 3-1, e dove poco dopo commette l’errore che permette agli svizzeri di andare sul 3-3, eliminando successivamente i transalpini ai rigori. 
Il Pogba lontano da Torino è un giocatore enigmatico, capace di convincerci di essere ancora quel giocatore lì, salvo smentirci la partita dopo o addirittura all’interno degli stessi 90 minuti. Dal 2016 ad oggi Pogba ha fatto più notizia per i suoi continui cambi di look e le capigliature stravaganti, più un ibrido tra un rapper d’oltreoceano e un cestista NBA che un calciatore.

-POG-BAH
La domanda sorge spontanea dopo aver ripercorso le tappe di una carriera con luci e ombre: che calciatore è Pogba? 
Un campione? Un buon giocatore? O ancora.. un fuoriclasse?
Io personalmente odio con tutto me stesso queste definizioni, e avrei potuto procurarmi ulteriore fastidio scrivendo le due parole più abusate nel mondo del calcio nell’ultimo decennio: “top player”. Ecco, l’ho detto.
Ora, dopo un bel respiro, continuo nella ricerca di una risposta che non può esaurirsi con una parola, Paul Pogba è semplicemente quello che ci ha mostrato fino ad ora. Ed è stato tante cose.

Bah esprime, secondo il tono con cui si pronuncia, incertezza, incredulità, meraviglia, rassegnazione, noncuranza. Questo per me è Pogba.
Del Pogba juventino ero follemente innamorato, la doppietta contro l’Udinese nel gennaio 2013 mi fece capire di essere difronte ad un assoluto enfant prodige (Pogba aveva ancora 19 anni). Ero incredulo nel vedere un ragazzo di un metro e novanta muoversi come un ballerino di breakdance con un pallone tra i piedi. Nonostante il baricentro alto riusciva a nascondere il pallone anche nello stretto, e con quelle lunghe gambe arrivava ovunque, non a caso venne soprannominato “polpo”. E poi che tiro.. destro o sinistro, di potenza o precisione, un fucile a canne mozze; quando caricava era d’obbligo mettersi in punta di divano e poi.. Boom! 
Il Pogba della Juve è stato il prototipo del centrocampista moderno, forte fisicamente, tecnico e in grado di andare vicino alla doppia cifra di gol in ogni stagione. Poi cos’è successo?
È successo che queste considerazioni le facevo paramentrandolo al campionato italiano, nel quale il mix di fisicità e tecnica si vedeva raramente e tristemente da quando Pogba se n’è andato oltremanica (quindi da 6 anni) queste caratteristiche sono ancora in possesso di pochi. La serie A e la Premier League sono due mondi diversi, per seguito, per investitori e investimenti, per spettacolarità e di conseguenza anche per difficoltà. Pogba in Italia e alla Juve era un gigante, in Inghilterra, complice uno United in continua ricostruzione e uno spogliatoio tumultuoso Paul non è mai riuscito ad essere impattante. Certo, lampi di classe e gol non sono mancati, ma l’impressione che in quel campionato fosse uno dei tanti non me l’ha mai tolta. Chiamiamolo “effetto Lukaku” se vogliamo, perché è l’ennesimo esempio di un giocatore ultra decisivo in Italia, forte fisicamente, veloce, meno tecnico e con un ruolo diverso certamente, ma con enormi problemi ad imporsi in Inghilterra. Queste considerazioni sono da fare anche in ottica Champions League, dove secondo me essendoci più culture e stili di calcio diversi, Pogba ha più chance di fare bene, non come in Serie A, ma nemmeno eclissarsi come in Premier: mi spiego meglio, ad esempio potrebbe soffrire i ritmi forsennati delle inglesi o la personalità esagerata del Real Madrid, ma in una partita come è stata quella di quest’anno contro il Villareal alla Juve Pogba sarebbe servito eccome, così come con il Porto lo scorso anno, e il Lione l’anno prima. Pogba alzerebbe l’asticella, secondo me non a sufficienza da competere con lefab fourd’Europa, ma sarebbe un aiuto importante.

Pogba ha da poco compiuto i 29 anni e i rumors parlano di un’offerta bianconera che consiste in un triennale a 7,5 mln più bonus (facilmente raggiungibili?) per arrivare ai 10 totali all’anno. Meno di quanto gli offrirebbe il Psg. 
È ovvio che sarebbe un colpo sensazionale, un po’ effetto nostalgia, che avrebbe ancora più risonanza dopo i recenti addii di Chiellini e Dybala ed è chiaro che anche il sottoscritto da appassionato di calcio vorrebbe vederlo materializzarsi.
Ma 6 anni di malumori, alti e bassi, sparizioni dai campi per presunti infortuni sempiterni mi lasciano qualche dubbio. Pogba verosimilmente dirà al mondo del calcio chi è stato dopo aver firmato il prossimo contratto, la scelta che gli si para davanti in questo momento può bollarlo come eterna promessa o farlo rinascere e fargli esprimere tutto il talento di cui Madre Natura l’ha dotato. 

Pensaci bene Paul.. 
E per rispondere alla domanda che mi sono e vi ho posto a inizio articolo, la risposta è sì, la Juve ha bisogno di Pogba... quanto Pogba ha bisogno della Juve.