L’Italia: il bel paese... a meno che tu non sia un allenatore di calcio...
Come di consueto il day after della Champions è intriso di commenti, pareri, sentenze e polemiche
. Ancora di più se ti chiami Juventus e perdi l’andata di un ottavo di finale con il Porto. 
È stata infatti una serata complicata per il popolo bianconero quella del do Dragao (inevitabilmente deserto), la sconfitta per 2-1 ha toccato il nervo scoperto dello juventino: la Champions.

Serata complicata per usare un eufemismo perché la Juve non si è mai resa pericolosa, il 2-0 dei Dragoes sembrava quasi un affare finché non si è manifestato il 2-1. Una fiammata, il gol Chiesa, che rimane l’unico barlume di luce in una notte buia. Ma il giorno dopo per Pirlo e compagnia è quasi peggio.
I tifosi bianconeri sono in subbuglio, dopo le eliminazioni con Ajax e Lione degli ultimi due anni non vogliono certo ripetere l’esperienza con il Porto, ennesima outsider.
Come spesso accade dopo una delusione sportiva (mezza, perché la Juve non è ancora eliminata) si cerca un colpevole. Ovviamente nessuno individua lo stesso, per alcuni è Pirlo, per altri Bentancur, e dulcis in fundo c’è chi azzarda Ronaldo!
L’uomo che nelle ultime due stagioni (cioè da quando è arrivato alla Juve) ha segnato gli unici gol dei bianconeri nella fase finale è stato messo sulla graticola.
Tre gol all’Atletico Madrid, due all’Ajax e altri due al Lione, questo è quello che Ronaldo ha messo sul piatto per la Juve. Ma i bianconeri cos’hanno dato a Cr7? Ci arriveremo.
Non potevano mancare le critiche all’allenatore, questo è sempre l’argomento più gettonato e va detto che Pirlo si presta parecchio come bersaglio: non ha esperienza, è troppo molle, non sa gestire lo spogliatoio e così via. 
Partendo dal presupposto che a me non piace l’accanimento sull’allenatore, andrebbero fatte alcune considerazioni, perché al contrario di Ronaldo, Pirlo non ha il palmares ne lo status dalla sua avendo appena iniziato ad allenare e ci sono cose che la freddezza dei numeri non racconta. 

In un precedente articolo avevo catalogato come “magia” la straordinaria vittoria della Juve al Camp Nou contro il Barcellona, vedendo la bontà delle idee di Pirlo, ma accorgendomi al tempo stesso che il traguardo era tutt’altro che dietro l’angolo; sempre citando un mio precedente articolo “la Juve inciamperà ancora, ma sono stop necessari se si vuole percorrere questa strada”, è dunque fondamentale analizzare le vittorie e accettare le sconfitte, vincere per poter sfottere i rivali non porta ambizione e non fa crescere. 

La Juve di ieri è anche frutto di questo, non ha fatto passi avanti rispetto a Barcellona perché le si è chiesto di vincere subito. Le vittorie con la Roma in campionato e Inter in Coppa Italia sono state specchietti per allodole, dietro c’era ben altro: subire l’avversario, difendere dentro l’area di rigore e sperare in Cristiano, cosa che in campionato ti basta (o bastava, visto che la Juve ora è quarta) ma in Champions puntualmente paghi. Se si vuole credere in Pirlo bisogna avere pazienza, questa non è la sua Juventus, è una squadra che si porta ancora dentro le sicurezze del ciclo di Allegri, che non ha mai assorbito la mano di Sarri e non farà in tempo ad amalgamarsi con le idee di Pirlo se non gli verrà concesso il tempo per farlo.
Siamo in una stagione nella quale non si è potuto fare la preparazione con la squadra, con un calendario traboccante di impegni che ha ridotto al minimo gli allenamenti scaturendo infortuni a catena. 
Il mio apostrofarlo come mago non intendeva certo dargli compiti che trascendessero le capacità umane, non ha una bacchetta ne tantomeno poteri magici, è per l’appunto un Babbano come tutti noi con un’ infermeria sempre stracolma come quella di Hogwarts. 
Le assenze contano eccome, specialmente in una squadra neonata che deve trovare continuità di uomini e automatismi. Mancavano a mio avviso giocatori imprescindibili in questo momento per la Juve, per via delle loro caratteristiche uniche all’interno della rosa: Cuadrado, Artur e Morata. 

Cuadrado è l’unico che da imprevedibilità con i suoi dribbling, i suoi cross e la sua velocità, Arthur magari manca ancora nelle verticalizzazioni ma è l’unico centrocampista della Juve a cui non scotta il pallone tra i piedi, se si vuole iniziare l’azione da dietro con lui la palla è in banca. Giustamente mi direte che Morata c’era, ma sentendo le cronache di spogliatoio a fine partita tendo a non contare come presente un giocatore che rischiava di svenire da un momento all’altro, e pure in queste condizioni ha dato più profondità e peso all’attacco bianconero.
Queste pedine sono fondamentali per vedere una Juve formato europeo, sono i giocatori che legano di più il gioco, che ti permettono più soluzioni, i giocatori più europei appunto, per caratteristiche, insieme a De ligt e Ronaldo.
Non è certo colpa di Pirlo se con i vari infortuni si è trovato obbligato a schierare una formazione obbligata, giocatori che nel nostro campionato sembrano spaziali ma in ambito europeo sembrano di uno status inferiore, i vari Danilo, Rabiot Mckennie Alex Sandro... ecco la risposta al quesito di qualche riga fa su Ronaldo. 

La città di Porto ha ispirato J.K. Rowling nella creazione del fenomeno Harry Potter, una città magica che per una sera non è fonte di ispirazione bensì di fantasie che di geniale non hanno nulla: mettere in discussione Ronaldo è più fantasy di Harry Potter, mettere in discussione gli altri dieci è una cosa molto più Babbana.
Previsioni meteo dei prossimi dieci anni: tuoni e fulmini.

Ronaldo non è l’unico marziano verde di rabbia post Champions; anche l’altro extraterrestre sbarcato a Barcellona non è nel suo momento migliore. Dopo la sconfitta per 3-0 contro Cristiano pensava forse di aver toccato il punto più basso in questa stagione. Invece no, perché la razza aliena ha inviato altre due navicelle sulla terra, al loro interno i successori di Leo e Cr7. Con uno di essi ha dovuto vedersela la pulce Argentina, che questa volta ha preso alla lettera il suo nomignolo, sfigurando davanti alla maestosità di Kylian Mbappè. A dirla tutta Messi segna, su rigore, il momentaneo 1-0 per il Barcellona che poi viene fatto a pezzi da un Psg finalmente ultra competitivo. Gran parte del merito va appunto al talento francese Mbappè che con una tripletta schianta il Barca sul definitivo 4-1. 

Non è però con Messi che viene da fare paragoni, anche perché sull’onda lunga delle prestazioni nell’ultimo turno di Champions è venuta alla luce ed è ormai sotto gli occhi di tutti la rivalità che ci accompagnerà per il prossimo decennio: Kylian Mbappè vs Erling Braunt Halaand.
Se con Halaand mi è venuto quasi naturale l’accostamento con il mito norreno di Thor, senza farlo apposta Mbappè è la copia carbone del velocista Kid Flash nella serie a fumetti “Flash” della DC Comics
. Non so quanti di voi abbiano visto o vogliano recuperarsi la serie tv dell’omonimo fumetto, ma vi assicuro che anche la somiglianza fisica con l’attore è sbalorditiva, tanto quanto azzeccato e attinente è il suo superpotere: la super velocità.
Kylian e Kid Flash sembrano scritturati per due ruoli diversi ma incredibilmente simili tra loro, la velocità di Mbappè non ha niente di sovrannaturale ma è più che sufficiente per sverniciare gli avversari su un campo di calcio. Se Kid Flash funge da aiutante del vero protagonista Flash, a Mbappè il ruolo da spalla o comprimario di Neymar inizia a stare stretto, con buona pace del brasiliano che ancora una volta, come con Messi, dovrà accettare un ruolo perlomeno di coprotagonista. 
Dal canto suo Erling Halaand ha già fatto capire di seguire molto da vicino le imprese di Kylian, ammettendo che la tripletta del parigino contro il Barca l’abbia ispirato e motivato nel segnare due reti la sera dopo a Siviglia. 

Sarà una sfida a suon di fulmini quella dei prossimi dieci anni, il martello di Thor sfida  le saette di Kid Flash, un eroe DC contro un Avenger della Marvel: ci siamo, i pretendenti al trono stanno arrivando. Leo, Cristiano, regalateci un Mondiale alla vostra altezza e poi sedetevi con noi per gustarci insieme i vostri successori.