Il giorno dopo l’eliminazione della Juventus dalla Champions League l'Italia calcistica non parla d'altro.  È l'argomento più gettonato nelle chat di Whatsapp, nelle telefonate tra amici, in radio e in tv l’attenzione dei calciofili nostrani è monopolizzata dalla débâcle bianconera. Immagino (al momento attuale non si può fare altro) le animate discussioni che prenderebbero piede nei bar: intere tavolate divise in due tra sfottò, critiche e disappunto... Tutti teorici come piaceva dire a qualcuno. Ma questo grande errore qual è? Le due partite di andata e ritorno, danno una serie di spunti tanto sorprendente quanto inquietante: l’inesperienza di Pirlo, il fallimento di Ronaldo, il retropassaggio di Bentancur, la barriera, l’atteggiamento svagato e potrei continuare, e la risposta è... tutti, e nessuno. Sono tutti errori nati da un errore a monte, che analizzeremo insieme.

Estate 2018 - Nell'estate del Mondiale di Russia la Juventus aveva da poco festeggiato il settimo scudetto consecutivo, il quarto con Massimiliano Allegri in panchina, ed era uscita ai quarti di finale di Champions League contro il Real Madrid sfiorando una rimonta che avrebbe avuto del clamoroso (0-3 all’andata, 3-1 al ritorno). Un'eliminazione dolorosa per mano degli stessi Blancos che neanche un anno prima avevano battuto la Juventus nella finale di Cardiff: la seconda finale persa nel ciclo di Allegri. Non solo tra i tifosi, ma anche in società forse iniziava a serpeggiare il presentimento che alla Juve mancasse qualcosa per fare il salto di qualità definitivo e alzare una coppa che sembrava stregata. Ed ecco il colpo di scena: la Juventus acquista dal Real Madrid Cristiano Ronaldo. Un trasferimento che ricopre le prime pagine per giorni, creando un'attesa spasmodica per vederlo all’opera, da parte dei tifosi juventini ma non solo; la Juve si gioca il tutto per tutto con il calciatore più influente del pianeta. Questo messaggio non venne mai stato apertamente spedito, ma le casse bianconere dovettero ricorrere ad uno sforzo importante per permettersi il portoghese, facendo così all in su un giocatore in grado di conferire quello status europeo che alla Juve sembrava mancare nei momenti decisivi. Nei mesi successivi Ronaldo si destreggia con la solita superiorità sia in campionato che nei gironi di Champions League, portando la Juventus prima in classifica in Serie A e qualificandola agli ottavi di coppa. Qui però iniziano i problemi: la gara d'andata contro l'Atletico Madrid evidenzia dei problemi che il solo Ronaldo non sembra poter colmare, si rivede la Juve dei momenti peggiori, quella che subisce l'avversario e non riesce a ripartire con qualità, quella che quando prova a fare gioco ha poche idee, quella che in Champions è destinata a perdere con o senza Ronaldo, finisce 2-0 per i Colchoneros. Per fortuna c'è il ritorno e la Juventus compie una rimonta che rimarrà nella storia del club e della Champions. Con la tripletta di Ronaldo tutto sembra tornare al proprio posto, l'investimento sul campione portoghese sembra azzeccato e scaccia i fantasmi che solo due settimane prima aleggiavano intorno al suo acquisto. Ma come ho ripetuto due volte "sembra", perché la Juventus esce ai quarti di Champions contro la sorpresa Ajax che elimina anche il Real Madrid arrivando in semifinale (detta così conferisce quasi un senso di giustizia). Certo si poteva uscire contro quell'Ajax, ma la Juventus venne "torellata" per 180 minuti dai Lanceri di Amsterdam. I due gol del solito Ronaldo furono spazzati via da due prestazioni assolutamente insufficienti del resto della squadra, sovrastata in ogni zona di campo e in ogni momento delle due partite dagli olandesi.  La stagione si concluse comunque con la vittoria dell'ottavo campionato di fila ma sopratutto con la ferita ancora aperta dell'ennesima eliminazione dalla Champions e un interrogativo che fino ad allora si osava solo immaginare. E se Cristiano Ronaldo non fosse abbastanza?

Estate 2019 - Con la presa di coscienza che Ronaldo poco aveva a che fare con l'eliminazione dalla Champions e in generale di una Juve mai spettacolare nella stagione appena trascorsa, la società doveva fare i conti (in tutti i sensi) con il malcontento dei suoi tifosi. La Supercoppa italiana e il campionato appena vinto sembravano trofei da mercatino dell'usato e la brutta eliminazione dalla Champions un'onta di vergogna da lavare al più presto. Così la società intervenne, facendo la cosa più facile, che quasi tutte le società tendono a fare quando si trovano di fronte a questo tipo di scelta: si cambia allenatore o si cambia squadra. Ovviamente a pagare fu Allegri che dopo 5 scudetti vinti venne scaricato con una certa fretta, come fosse la causa dei malanni bianconeri. La scelta della società ricadde dunque su Maurizio Sarri, un po' sulla linea del ragionamento fatto l'estate precedente . Il ragionamento piuttosto agghiacciante che mi immagino abbiano fatto ma allo stesso tempo mi rifiuto di credere sia più di una mia fantasia è all'incirca questo: "Manca internazionalità? All in sul più internazionale di tutti i calciatori", e poi ancora, "Vogliamo vincere giocando bene? Perché non prendere Sarri che giocava così bene con il suo Napoli". Il mio banalizzare quasi fossero slogan pubblicitari il pensiero e le strategia dei piani alti bianconeri, non è atto allo scherno ne tantomeno mi diverte pensare sia andata così, penso piuttosto che ci sia stata scarsa sinergia di idee. Inserire in una squadra campione d'Italia prima Ronaldo poi Sarri solo per il loro status, senza considerarne l'amalgama all’interno di un gruppo è stato sintomo di superficialità e scarsa lungimiranza, ma ci torneremo. La stagione 2019/2020 iniziò con cessioni importanti: Cancelo, Kean, Emre Can, tutti arrivarono un anno prima (Kean proveniva del settore giovanile ma entrò a far parte della rosa a tutti gli effetti la stagione precedente) e tutti vennero sacrificati in virtù di plusvalenze più o meno giustificate dalla presenza del costosissimo Ronaldo, facendo spazio a Ramsey e Rabiot presi gratis ma stipendiati come due campioni e al ritorno di un Gozalo Higuain che né Milan né Chelsea avevano intenzione di tenere. Il risultato a fine stagione fu lo stesso degli anni precedenti, vittoria del campionato ed eliminazione dalla Champions, questa volta però senza imprese o rimonte, fuori agli ottavi contro il modesto Lione. Gli stessi tifosi che incoraggiarono l'allontanamento di Allegri ora lo rimpiangevano, augurandosi la stesso trattamento per Sarri, che in effetti si verificò. Dopo un anno di Juve anche Sarri veniva sollevato dal suo incarico diventando il secondo allenatore esonerato in due stagioni pur avendo vinto, come Allegri, il campionato. Le motivazioni o presunte tali furono molteplici: dalla mancanza di stile alla poca elasticità tattica (falso), al non essere riconosciuto credibile dallo spogliatoio, fino alla famosa tuta con la quale si presentava a bordo campo. Tante mezze verità per non ammettere l'unica: serviva un capro espiatorio per coprire un mercato a dir poco scriteriato. 

Estate 2020 - La scorsa estate è stata inevitabilmente condizionata dalla pandemia, nelle nostre vite così come nel calcio. Nei mesi di luglio e agosto doveva ancora concludersi la stagione 19/20 ma alla Juve sapevano tutti come sarebbe andata a finire, Sarri non avrebbe allenato i bianconeri la stagione seguente. Le "anomalie" estive continuano con l'annuncio di Pirlo come allenatore dell'U23 presentato con tanto di conferenza stampa, il che viene poi spiegato con la sua nomina ad allenatore della prima squadra pochi giorni dopo. La scelta di Pirlo come guida tecnica della Juventus lascia tutti a bocca aperta; è la prima panchina della carriera dell'ex campione del mondo, è la prima volta che Pirlo torna alla Continassa dal 2015 ed è sicuramente un ridimensionamento rispetto ai nomi che circolavano fino a qualche giorno prima. In un clima di stupore e scetticismo inizia l'avventura del tecnico bresciano sulla panchina della Juventus. I primi mesi di Juve 20/21 sono a corrente alternata, qualche bella prova ma anche qualche passo falso, finché la sconfitta in campionato con l'Inter inizia a metterlo in cattiva luce. Inevitabilmente si aprono i processi sulla sua inesperienza e la scarsa leadership, sulle idee un po' troppo fumose e poco concrete (concretezza per cui si condannava Allegri) e in generale ai risultati al di sotto delle aspettative. Ecco appunto, le aspettative: é giusto aspettarsi da un allenatore alla prima esperienza le stesse cose che ci si aspettava nel ciclo di Allegri? È giusto aspettarsi da una squadra che non ha fatto preparazione causa pandemia che assimili concetti di gioco tra una partita e l'altra essendoci poco tempo per allenarsi? E ancora di più vi chiedo se è giusto fare paragoni con il passato, addirittura rimpiangerlo. In questi mesi nella Juve ci sono stati degli errori è innegabile. Errori tecnici, errori di concentrazione, errori nelle scelte, ma sarà pur vero che sbagliano si impara no?

Vincere non è importante SE è l'unica cosa che conta Chi sembra non imparare invece è chi le scelte le fa in prima persona, la società. Questo viale dei ricordi appena analizzato mette in evidenza tre macro errori a livello concettuale: 

- Investire tutto su Ronaldo trascurando il resto della rosa
- Cambiare filosofia e stile di gioco con Sarri, senza dargli il tempo e i giocatori necessari al suo calcio

- Iniziare un nuovo progetto con Pirlo senza intervenire a livello comunicativo, ridimensionando (almeno per questa stagione) le aspettative.

Sono tre errori che pesano sicuramente più di un passaggio sbagliato o di una barriera che non fa il suo dovere, sono tre errori che hanno indirizzato le ultime tre stagioni, rendendo più amara di quello che è in realtà l’eliminazione dalla Champions, diventata a tutti gli effetti un’ossesione, non solo dei tifosi juventini ma anche e inequivocabilmente della società, che è la prima a far passare questo tipo di messaggio nelle scelte che ha fatto e che sta facendo. Tre errori che ne evidenziano uno solo, il più grande: la Juventus vuole fare il passo più lungo della gamba. Questa gestione, per quanto vincente in ambito italiano, sta diventando la debolezza più evidente a livello europeo e non basta cambiare allenatore per invertire questa tendenza, anzi è proprio con la continuità e il lavoro che si possono raggiungere traguardi importanti. Non ci sono scorciatoie, nella vita come nel calcio, gli errori (non quelli di ieri sera ma quelli appena citati) li paghi anche se ti chiami Juventus. Quella di oggi non dev'essere una Juventus triste per l'eliminazione dalla Champions League, deve essere triste per aver dato più importanza a un trofeo che a se stessa. Deve essere triste perchè è schiava del suo motto.