TOR 
Erling Braut Haaland è indubbiamente il calciatore del momento.
Nato il 21 luglio del 2000 a Leeds, è cresciuto a Bryne (in Novergia) e all’età 5 anni entra a far parte della squadra locale per per percorrendone in seguito tutta la trafila delle giovanili.
Erling fin da piccolo dimostra di avere una propensione per lo sport, c’è l’ha nel sangue considerando che entrambi i genitori sono stati sportivi professionisti. 
A 5 anni oltre ad affacciarsi al mondo del calcio, stabilisce anche il record di salto in lungo per bambini di quell’età, ma non sarà quella la sua strada.
C’è una cosa che gli riesce particolarmente bene, giocare a calcio e segnare gol. Tanto da attirare a 17 anni l’attenzione del Molde, la squadra più blasonata di Norvegia, dove trascorre due anni, fondamentali per la sua formazione tra i professionisti.
La vera svolta però arriva con la chiamata del Salisburgo, squadra più importante della Bundesliga austriaca nota per essere una vera e propria fucina di talenti. Il trasferimento avviene nel gennaio del 2019 e Haaland per i primi mesi fatica non poco per ritagliarsi uno spazio da protagonista, spazio che trova la stagione successiva, quella corrente, 2019/2020. Questa è la stagione che cambia radicalmente la vita di Erling.

Il suo esordio in Champions League è da sogno, tripletta contro il Genk, a soli 19 anni. In campionato mantiene una media gol mostruosa, segna sempre, arriva a contare più marcature che presenze, a gennaio è a quota 8 gol in Champions League e 16 nel Campionato austriaco.
Si scatena quasi un’asta per il giovane norvegese, lo vogliono tutti, dal Manchester United del suo vecchio allenatore al Molde e connazionale Solskjaer, alla Juventus, con la quale il suo procuratore Mino Raiola ha una rete di affari da diversi anni, fino al Borussia Dortmund. Ed è proprio sui gialloneri di Germania che ricade la scelta di Erling, che lo acquistano pagando la sua clausola di 20 milioni.
Scegliendo il Dortmund Haaland diventa l’attaccante di riferimento, non ha la pressione che nei top club d’Europa diventerebbe quasi soffocante, e allo stesso tempo si ritrova agli ottavi di Champions League ed è ancora in corsa per vincere la Bundesliga tedesca. Un salto di qualità importante ma allo stesso tempo graduale e molto razionale per un ragazzo neanche ventenne. 
Il Dortmund negli ultimi anni ha lanciato una miriade di giovani talenti, dai più recenti  Sancho e Hakimi, da Reus a Aubameyang, passando per Pulisic e Dembélé fino a Lewandowski. Ecco, prendendo ad esempio Lewandowski, si direbbe che lo scouting del Borussia ci sappia fare quando si parla di numeri 9. 
L’impatto di Haaland con la Bundesliga infatti è clamoroso, tripletta all’esordio (ancora)in casa dell’Augsburg, subentrando dalla panchina e ribaltando il risultato a favore dei suoi. Continua a segnare fino allo stop dei campionati per la pandemia, compresa la doppietta agli ottavi di Champions contro il PSGarriva a 9 gol in Bundes e 10 in Champions.
Passano due mesi, si ricomincia a giocare, e Haaland segna ancora, segna nel derby con lo Schalke 04; è il primo gol dell’era Covid, è il decimo gol in 9 partite di Bundesliga.
In due mesi è cambiato il mondo, ma una cosa non è cambiata, il tabellone del Signal Iduna Park che mostra la scritta “Tooooor!”
Erling Braut Haaland ha fatto gol.

THOR
Il mito di Thor è giunto a noi tutti sotto forma della saga cinematografica di supereroi più famosa di tutti i tempi, ma io sono certo di averlo visto anche su un campo di calcio.
Proprio come la leggenda dio del tuono, Haaland ha origine norvegese, e a differenza del mitico martello, l’arma di Erling è semplicemente il pallone.
Lo stesso magnetismo che Thor esercita sul Mjolnir (così si chiama il suo martello) Haaland lo esercita sul pallone, sembra siano destinati ad incontrarsi davanti alla porta, qualsiasi sia lo sviluppo dell’azione. 
In entrambe le storie i padri hanno un ruolo molto importante, Thor è figlio di Odino, una figura molto ingombrante, in quanto padre degli dei, ma altrettanto saggio e fonte di ispirazione per Thor.
Alf-Inge, papà di Erling gioca per diversi anni da professionista, raggiungendo il suo apice con la nazionale Norvegese e con la Premier League, Manchester city e Leeds su tutte. Proprio a Leeds nasce Erling, mentre al Manchester city finisce la carriera di Alf-Inge dopo un terribile infortunio causato da un’entrata killer di Roy Keane.
Anche Erling ha dunque un padre famoso che prende come modello di riferimento. Una carriera difficile da eguagliare, ma è sulla buona strada e chissà, forse la sua motivazione è spinta dal sentimento di rivalsa per quanto successo al padre; diventare grande, più grande del padre messo brutalmente k.o prima che potesse decidere di appendere le scarpette al chiodo, raccogliere la sua eredità e diventarne il vendicatore.
Se thor viene descritto come un dio dalla forza sovrumana, Haaland viene dipinto così da Øyvind Godø, giornalista norvegese: “È forte come un orso ed è veloce come un cavallo.È un killer, una macchina da gol”. Una specie di ibrido, una descrizione per l’appunto, quasi mitologica.
Quanto ai fulmini, beh non lo sarà nel senso letterale, ma è un fulmine, 194 cm che corrono a 36 km/h, un carrarmato che punta la porta sfondando le difese nemiche, un attaccante unico.
Ora, l’epicità di questo accostamento è mirata solo a sottolineare che ci troviamo davanti ad un unicum, questo ragazzo sta frantumando record su record e nonostante sia un po’ sgraziato e non possieda la maestosità di Thor, ha una mentalità da supereroe. Il suo volersi costantemente migliorare l’ha portato a decuplicare il suo valore di mercato nel giro di pochi mesi.
Alto, forte, veloce e con una determinazione spaventosa Haaland è il prototipo del centravanti perfetto, non sappiamo che carriera gli riserverà il futuro ma di una cosa però sono certo, continuerà a fare Tor, senza l’H, perché nel calcio per essere eroi basta fare gol.