In questo momento di stallo del calcio italiano e in buona parte europeo, la mente non può che che fare dei balzi in avanti, immaginare scenari futuri, sognare colpi di mercato.. la mia no. La mia mente ha fatto un bel tuffo nel passato, contorcendosi in cerca di risposte, vagando leggera, quasi sospesa tra teoria e pratica. In tutto questo rimuginare ho trovato questo pensiero che decisi di appuntarmi, e condivisi con pochi intimi, ma che ora vorrei condividere con tutti voi. Si parla di circa un anno fa, poco dopo l’eliminazione della Juve in champions ai danni dell’Ajax e con lo scudetto ormai in tasca. Rileggendolo mi sono accorto di quanto sia un argomento attuale, e ho deciso di riportalo alla luce paragonandolo con la situazione corrente.

Partiamo dall’inizio: 10 maggio 2019

"Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta"
 oltre che essere il più famoso slogan della Vecchia Signora, sembra essere un dogma impresso a fuoco sulla spaziosa fronte di Massimiliano Allegri. È naturale che portare trofei nella bacheca bianconera sia il primo pensiero dell'allenatore livornese, e anche di molti, se non tutti i tifosi juventini. Ma cosa succederebbe se la vittoria dovesse mancare? O meglio, cosa succede quando la vittoria viene a mancare come è successo in questa stagione? Perché come dice Max, uno solo vince. Il mio non è un tentativo di sminuire l'ottavo campionato consecutivo (traguardo storico e per nulla scontato), ma le aspettative ad agosto erano ben diverse, l'asticella andava alzata. Invece, numeri alla mano è stata una stagione peggiore dello scorso anno. Si, il calcio è strano, e composto da episodi e variabili impazzite e proprio per questo non si può fare all in sulla vittoria, vincere non può essere l'unico obiettivo perché quando viene a mancare non rimane nulla. Sto chiaramente facendo riferimento al percorso in Champions League, torneo nel quale gli episodi possono "farti fuori" da un momento all'altro, dove affronti le migliori squadre al mondo, e dove non puoi avere l'assillo della vittoria, perché la concorrenza è spietata. Istintivamente la Juve di quest'anno nei momenti di difficoltà si è affidata a Cristiano Ronaldo, forse anche lo stesso Allegri, sapendo di avere il calciatore più forte del pianeta (?) dalla sua, avrà avuto la tentazione di aggrapparsi al portoghese.  Sono anni che si colpevolizza Allegri data la sua scarsa propensione allo spettacolo; è un allenatore pragmatico già di suo, forse contagiato anche dalla mentalità della società bianconera. Ma siamo così sicuri che sia Allegri l'unico responsabile della stagione non esaltante della Juve? La risposta è no

Allegri ha le sue colpe a mio modo di vedere, perché in troppe occasioni ha preferito un atteggiamento remissivo, sparagnino, sterile. Ha spesso preferito gestire il risultato, piuttosto che produrre gioco ed ha sempre messo davanti il risultato alle idee. In un campionato dove la Juve parte diversi gradini sopra a tutte le altre, dove non è mai stata messa in discussione la sua vittoria, non era forse il caso di provare qualcosa di diverso? Non era il caso di tentare, osare qualcosa di più? Purtroppo è vero che la Serie A non è un campionato allenante, per i ritmi sonnolenti, per la tattica esasperata e in generale per una mentalità troppo conservativa, cose che in Europa non esistono, e che puntualmente paghiamo. Cambiare la mentalità di un popolo, di milioni di tifosi non può essere compito di Allegri, serve apertura e comprensione da parte di molti altri, ma con una squadra campione d'Italia da 7 anni e con un campionato archiviato a gennaio, si potevano infondere concetti diversi che sicuramente sarebbero stati allenanti in vista della Champions. Queste sono a mio avviso le "colpe" se così si possono chiamare di Allegri, ma la società in tutto questo?

Devo ringraziare Agnelli, e lo farò ancora e ancora, per aver portato Ronaldo in Serie A, per aver portato un marziano sul pianeta calcio italiano, una superstar che vedavamo come un miraggio, e che ora è più tangibile, vicina, anche geograficamente parlando. Ok, fine degli elogi. Se non si è dei tifosi oltranzisti che giustificano aldilà di ogni logica i propri giocatori, non ci si può non accorgere dei problemi a centrocampo della Juve attuale. Pjanic è diventato un buon regista, ma rimane un adattato a quel ruolo, e sicuramente non è all'altezza dei primi al mondo, Matuidi tira la famosa carretta da troppo tempo, si, perché ha giocato il mondiale fino in fondo e si è riposato qualcosa come un mese in due anni. È vero che sembra instancabile ma di inumano nella Juve c'è solo quello con il 7. Khedira non ha mai giocato ai suoi livelli causa problemi fisici che ne hanno condizionato non solo questa stagione ma buona parte della carriera. Bentancur ed Emre Can sono quelli che ho trovato più positivi, il primo molto bene nei primi mesi, il secondo è uscito pian piano, una volta trovata la condizione ha dimostrato di poter essere titolare e sono convinto che il meglio debba ancora farlo vedere. Facendo due calcoli, vedo almeno 4/5 squadre che hanno un centrocampo qualitativamente superiore a quello bianconero. Questa è la parolina magica, QUALITÀ. Quella che è mancata alla Juve, qualità delle idee, e nel gioco. 

E qui sarà la società a dover intervenire, forse avrebbe dovuto farlo già in questa stagione, ma se ti prendono Ronaldo cos'altro vuoi chiedergli. È un po' come se a Natale ricevessi il più bel regalo che puoi ricevere, forse quello di cui avresti davvero bisogno passerebbe in secondo piano. Quindi, senza dubbio c'è un problema di mentalità radicato nel calcio italiano e di conseguenza in Massimiliano Allegri e nel suo modo di intendere il calcio, ma alla Juve manca qualcosa, manca qualità di espressione, a livello teorico e pratico. Per non essere ossessionati dalla Champions, bisogna porsi degli interrogativi, porsi delle aspirazioni diverse. Vedere del bel calcio per una stagione intera, una mentalità e dei concetti ben precisi, è davvero peggio che veder alzare un trofeo?  Sono scuole di pensiero, modi di vedere il calcio. Ma la vittoria non si può allenare, non ci si può scommettere, non è una certezza, e ancor più appartiene solo a uno. Non sarebbe quindi il caso di sedurla, meritarsela, come fosse una bella donna, e non trattarla come fosse la tacca in più sulla cintura? Vincere è una conseguenza, non l'unica cosa che conta.

22 maggio 2020

È passato più di un anno, da questo mio "pensar male" del motto bianconero, e forse non avevo del tutto torto. Mi rendo conto che questa mentalità vincente sia stata quella che ha dato inizio al ciclo vincente in campo nazionale, ma è a mio avviso il freno che in Europa la limita maggiormente. In questa stagione c'è stato un cambio in panchina, è arrivato Maurizio Sarri.  Scelta per certi versi clamorosa, per il suo passato da nemico al Napoli, per il suo stile un po’ trasandato sia esteticamente che dialetticamente, ma sopratutto per la sua idea di calcio agli antipodi di Allegri. A proposito di questo, ne siete così sicuri? Ci siamo erroneamente convinti che Sarri fosse l’allenatore del bel gioco, del possesso stretto, dei fraseggi che ti portano ad entrare in porta con il pallone, ma questo è semplicemente il Napoli di Sarri, e non il suo marchio di fabbrica. Tant’è vero che ad Empoli giocava con il trequartista, Al Chelsea ha giocato in maniera ancora diversa, e non cadiamo nel tranello del "Sarri ball", certo prediligerà sempre una squadra con buone capacità di palleggio, ma è stato molto lontano dal gioco messo in scena al San Paolo. 

Tutto questo per dire che Sarri, pur essendo di base più tendente al possesso palla e al calcio offensivo rispetto ad Allegri, si è dovuto adattare, alla Juve come al Chelsea, al Napoli come all’Empoli. È semplicemente intelligente, come lo è stato Allegri a suo tempo nel cercare di adattare i giocatori al suo modo di vedere il calcio. Quindi, stiamo parlando di due signori allenatori, che quasi dimenticano chi sono, sconfessano se stessi, pur di vedere il +3 in classifica e alzare trofei. Allegri ha avuto più tempo, il ciclo è stato vincente ma allo stesso tempo era arrivato al capolinea. Per quanto riguarda Sarri bisognerà avere pazienza, è partito avendo un Ronaldo a mezzo servizio fino a dicembre, una stagione interrotta per un evento che finirà diritto nella storia dell’uomo, quindi si, a prescindere da come finirà la stagione io di attenuanti gliene do parecchie. 

Aggiungerei che è stato fatto un mercato molto strano, per progettualità e anche a livello tecnico. Prendi Sarri, allenatore dal forte senso estetico, vendi Cancelo (incomprensibile, ragioni di bilancio o meno), prendi Danilo. Infatti il titolare è diventato Cuadrado, pure essendo adattato a quel ruolo. Prendi Rabiot... cosa dire di Rabiot, molte cose le vorrei dire ma diventerei più volgare di Sarri nelle sue peggiori uscite, quindi mi limiterò ad analizzarlo dal punto di vista del campo. Lento, impreciso, e non arriva mai al tiro. L’opposto di un centrocampista moderno. Per Ramsey ho sempre avuto un debole, mentre De Ligt, il più costoso della compagnia, diventerà senz’altro un top a livello mondiale e come con Sarri bisognerà aver pazienza. Il problema è che spesso la vittoria a tutti costi va a scapito della pazienza: la Juve è abituata così, a vincere, e a farlo subito. Io non penso che sia impossibile farlo, anche perché oggi per tutti gli juventini è un giorno doloroso in quanto decennale del triplete nerazzurro, ma è allo stesso tempo la prova provata del fatto che si, si può vincere, e il mercato in questo senso ha un’importanza capitale.  La Juve dopo un anno ha gli stessi problemi in mezzo al campo, è ancora dipendente da Cristiano, e dietro se manca Chiellini son dolori. Quindi si, adesso anche io farò come tutti voi, mi proietterò al futuro, sognando colpi di mercato che facciano finalmente fare alla Juve l’ultimo gradino per salire nell'Olimpo calcistico Europeo.