Il 5 gennaio 2014, la Roma scese a Torino per giocarsela con la Juventus di Conte. Conte, temendo il gioco aggressivo e largo dei romanisti (in quell'anno la Roma vinse le prime dieci partite di campionato), decise di chiudere tutti gli spazi e attaccare in contropiede. Vinse 3 a 0, con Vidal ad aprire le marcature al diciassettesimo del primo tempo. Ieri è avvenuta la stessa cosa: Conte ha chiuso gli spazi, ha aspettato che la Juventus si aprisse e poi l'ha punita con azioni veloci in contropiede, e al dodicesimo minuto era già in vantaggio grazie ad un gol di Vidal. Fortuna della Juve che gli attaccanti dell'Inter hanno sbagliato in precisione, altrimenti la partita non sarebbe finita 2 a 0, ma con un gap maggiore di reti tra le due. I latini direbbero: repetita iuvant.

Ma cosa è mancato alla Juventus? I tifosi direbbero quattro giocatori fondamentali: De Ligt, Alex Sandro, Cuadrado e Dybala, i primi tre fuori per Covid e Dybala per problemi fisici. Insomma, un po' come per la volpe di Esopo giunta a noi grazie a Fedro. Dopo vari salti nel tentativo di rubare l'uva e saziare la fame, "la volpe diede un ultimo lungo sguardo al bel grappolo d’uva che tanto aveva sognato di mangiare, e per non ammettere di non essere riuscita nella sua impresa, si disse: – Meglio così, tanto di sicuro quel grappolo era ancora acerbo e mangiarlo mi avrebbe solo fatto venire mal di pancia! – anche se sapeva benissimo che non era vero". L'unico modo per giustificare una brutta prestazione è accampare scuse.

Ma a me piace andare a fondo alle questioni. Pirlo ha sbagliato formazione, i giocatori non ci hanno messo la grinta e l'Inter ha azzeccato tutto. Pirlo ha puntato su un centrocampo con Bentancur in regia, Ramsey tra le linee e Rabiot su Vidal. Così facendo ha tentato un pressing alto che è risultato disordinato, lento e con il palleggio per vie laterali, lasciando la corsia sinistra libera alle incursioni di Hakimi (quanto è forte il marocchino!) e Barella, palesemente libero di giocare al meglio. Il risultato è che Lukaku si spostava verso sinistra, faceva uscire Chiellini in marcatura, mentre Barella e Hakimi frastornavano il povero Frabotta che spesso si trovava fuori posizione. Dall'altra parte, Rabiot sembrava il degno sostituto di Roberto Bolle, sempre sulle punte e più attento alle proprie movenze che all'agonismo della partita. Ovviamente davanti il vuoto, perché Chiesa non è mai stato messo in condizione di puntare e saltare il proprio avversario, Morata, saltato regolarmente, si ritrovava a rincorrere gli avversari e Ronaldo era incapace di dribblare e recuperare palloni. Anche qui merito a Conte e ai nerazzurri.

Senza scomodare Einstein che diceva: “gli intellettuali risolvono i problemi; i geni li prevengono”, Pirlo non ha dato nemmeno l'impressione di fare l'intellettuale. Ha aspettato il cinquantottesimo minuto per fare i primi tre cambi, senza cambiare schema di gioco, tanto che la Juventus ha fatto la prima azione con ottima conclusione di Chiesa solo al settantaquattresimo minuto, un po' poco per ribaltare una partita, già da subito difficile. Pirlo ha impostato la Juventus cercando di rubare palla sulla trequarti, ma allora non puoi lasciare McKennie in panchina, ha chiesto verticalizzazioni che non ci sono mai state, ma allora doveva inserire un regista vero come Arthur e non insistere con un Bentancur frastornato, giocatore che avrei visto meglio come interno, magari su Barella. Certo che così non si va troppo lontano.

Il produttore cinematografico Selznick diceva: “perdona sempre i tuoi nemici ma non dimenticare mai i loro nomi”, forse l'allenatore bianconero ha pensato di vedere un'altra partita dimenticandosi di Conte.
In fondo per Wilde "l'esperienza è il nome che diamo ai nostri errori".