Nell'anticipo delle ore 18:00 della ventunesima giornata, la Juventus batte i giallorossi giocando una gara forse non spettacolare ma tremendamente solida: la squadra di Pirlo lascia manovrare a lungo gli avversari, ma non rischia nulla e quando decide invece di affondare i colpi è letale. Una Juventus cinica sotto porta e solida in difesa, diversa dalla Juventus del dominio del campo a tutti i costi e del pressing alto. Dietrofront rispetto al Pirlo pensiero? Niente affatto.  Solo la trasposizione calcistica della strategia di apprendimento del “learning by doing” (imparare facendo), d’altronde unica alternativa per un neoallenatore improvvisamente “gettato” sulla panchina della Juventus con l’obbligo di vincere: la sua unica palestra è il campo, i libri sui cui studiare le partite appena giocate (per quanto poche siano), gli insegnamenti le sconfitte.

I primi sei mesi di Andrea Pirlo da allenatore della Juventus sono stati tutt’altro che facili: risultati altalenanti, difesa ballerina, tanto possesso palla ma spesso sterile, e almeno tre brutte sconfitte (nell’ordine Barcellona, Fiorentina e Inter). E sebbene abbia sempre goduto della fiducia di società e squadra, ad Andrea Pirlo non sono state risparmiate critiche (anche da chi scrive), non solo perché è l’allenatore della Juventus ma perché è il Maestro e da lui tutti si aspettano grandi cose. Già perché quel lusinghiero soprannome, conquistato sul campo a suon di tocchi illuminati e trofei, Andrea Pirlo se l’è ritrovato, a torto o a ragione, anche da allenatore, come eredità della sua vita precedente. La verità è che Andrea Pirlo è stato catapultato in pochi mesi da Coverciano alla Continassa alla guida della prima squadra, senza passare per l’Under 23 (come da piani originari). Il tutto all’interno della cornice incerta e schizofrenica della pandemia: niente ritiro, preparazione semi abbozzata e nessuna amichevole. Pronti via, Campionato e Champions’ League. Siamo a febbraio e dopotutto Andrea Pirlo può ritenersi soddisfatto. Per la Juventus, si sa, la stagione comincia solo adesso. Tuttavia, gli ottavi di finale di Champions League conquistati con due turni di anticipo, il terzo posto alla ventunesima giornata di campionato e la vittoria della Super Coppa Italiana sono un bottino non da poco per un neoallenatore. I conti si faranno alla fine è vero, nella certezza comunque che, al di là dell’esito della stagione, Pirlo verrà confermato sulla panchina della Juventus perché su di lui c’è un progetto a medio-lungo termine.

Nel frattempo, Juventus-Roma di ieri sera ci dice che il Pirlo allenatore è ben consapevole che il soprannome ereditato dal Pirlo giocatore, dovrà sudarselo “sulla panchina” imparando dai propri errori, studiando gli avversari, rivedendo le partite e ritarando schemi di gioco e tattica in base agli avversari. Contro i giallorossi si è vista una Juventus inedita: per la prima volta la percentuale di possesso palla è andata alla squadra avversaria (48% contro 52%), ma quando la Juventus ha avuto il pallino del gioco ha quasi sempre portato pericoli alla porta difesa da Pau Lopez. Al contrario, una Roma bella e per lunghi tratti padrona del gioco, non ha mai impensierito Szczesny. Risultato: 2-0 per i bianconeri e terzo clean sheet di fila. Non una novità per la Juventus di “allegriana” memoria, ma di certo un record da sottolineare se consideriamo l’ultima stagione e mezza della squadra bianconera. E la Juventus vista in campo contro la Roma un po’ ricordava la Juventus formato Allegri: non troppo bella, cinica nello sfruttare ogni occasione (e con un Ronaldo famelico anche a 36 anni diventa tutto più facile), difesa solida a protezione dell’area piccola. Quindi niente pressing alto? No, niente pressing alto. Perché all’andata è così che la Roma era riuscita a bucare la difesa bianconera. Appunto, learning by doing."Avevamo preparato proprio questo tipo di partita - ha detto l'allenatore bianconero ai microfoni di Sky -. Sapevamo che è difficile andare a prendere alti la Roma con intensità, quindi ci siamo preparati per chiuderci e cercare di ripartire, perché loro con tanti giocatori in attacco ci avrebbero lasciato tanto campo.” Con questo Andrea Pirlo non sconfessa la propria filosofia di gioco, pressing asfissiante e difesa alta, ma adesso sa che deve saperla modulare in base a interpreti e avversari.” La fase difensiva è stata fatta bene, le chiusure preventive anche – prosegue l’allenatore bianconero - È difficile essere sempre aggressivi in ogni momento, quando potevamo l'abbiamo fatto, altrimenti abbiamo aspettato e ci siamo chiusi bene. È stata la stessa partita che avevano fatto loro all'andata, oggi è successo il contrario.”
Il tempo è poco e le pressioni sono tante, ma il learning by doing sembra funzionare con il Maestro.

Chiara Saccone