Pronti, via e la Juventus alla seconda giornata si trova già a rincorrere il trio di testa a punteggio pieno (Napoli, Inter e Roma). Se si vuole vedere il bicchiere mezzo pieno, come predica Allegri, rispetto alla partenza shock dell’anno scorso la squadra ha raccolto 3 punti in più e non ha subito reti (contro i 3 gol della passata stagione). Tuttavia, la compagine bianconera è apparsa in evidente ritardo, di forma e di gioco. Le assenze pesano, ma dalla Juventus e da mister 7 milioni netti l’anno è lecito aspettarsi di più.

Samp a razzo
Dai blocchi di partenza, gli uomini di Giampaolo scattano per primi e, come già fatto vedere nel match d’esordio contro l’Atalanta, impongono ritmi alti agli ospiti che sembrano in affanno e spaesati. I blucerchiati fraseggiano bene, aggrediscono alti e si avvicinano pericolosamente alla porta. Al 6’ occasione clamorosa. Bella verticalizzazione di Sabri che pesca in area Leris: il francese sfugge alla marcatura di Alex Sandro, Bremer manca la chiusura e Perin para miracolosamente alzando la palla sulla traversa. La paura del gol dà una svegliata alla squadra di Allegri che al 15’ sfiora il vantaggio con Cuadrado che, su errore di Augello, si invola verso l’area ma Audero gli dice no due volte. Un po’ egoista il colombiano nella circostanza, visto che a sinistra si era ben smarcato Vlahovic. Sì, il serbo, ancora una volta isolato in avanti. Si sbraccia, fa a pugni con un Colley in versione monstre e nell’unica ghiotta occasione, ignorato dal compagno di squadra, dà segni di evidente nervosismo. Ed è comprensibile, dato che in tutto il primo tempo toccherà solo 3 palloni. E uno di questi in fase difensiva, quando su calcio d’angolo della Doria rinvia un pallone che scheggia pericolosamente il palo difeso da Perin. Al 23’, ci prova Kostic (il più pimpante dei suoi), ma la sua conclusione viene deviata da Ferrari con Audero che manda in calcio d’angolo. Buon primo tempo della Samp, coraggiosa e propositiva. All’opposto la Juventus: difesa incerta (Bremer nella linea a 4 poco a suo agio), centrocampo asfittico e nessuno rifornimento per Vlahovic: il serbo, troppo isolato in avanti, è facile preda di un sontuoso Colley.

La Juve ci prova di più, ma non passa 
Nella ripresa gli uomini di Allegri provano a cambiare registro: difesa più alta, pressing più aggressivo e maggior coinvolgimento delle fasce. Il tecnico toscano si gioca la mossa Miretti che entra al posto di uno spento McKennie. Il classe 2003 si accende subito: ottimo recupero a centrocampo, filtrante perfetto per Vlahovic che, in versione assistman, pesca il tiro vincente di Rabiot. Azione bella, veloce ed efficace. Ma il VAR annulla (giustamente) per offside del serbo. Resta però da segnalare l’impatto immediato di Miretti: alla Juve era fin a quel momento mancata la luce, il ragazzo del 2003 l’ha subito accesa. È lui l’unico a cercare la giocata, si muove tra le linee, verticalizza e gioca in velocità. Quella del gol annullato sembra l’azione in grado di indirizzare la partita in favore dei bianconeri che inseriscono al 73’ Kean al posto di Cuadrado e all’85 al posto di un Locatelli involuto, Rovella. Proprio l’ex Genoa ci prova con un tiro da fuori di poco alto. La Samp, un po’ sulle gambe dopo il forcing della prima parte di gara, si affida all’esperienza e al talento dell’intramontabile Quagliarella. Il capitano blucerchiato tiene palla, fa rifiatare la squadra e sul finire della partita tenta il colpaccio: su passaggio di Verre, tocco di prima con palla che finisce alla sinistra di Perin di pochissimo. Ma è la Juventus a sfiorare il match point: al ‘93 Kean (scambiatosi da poco di fascia con Kostic) crossa da sinistra e il laterale serbo arriva da destra e calcia al volo, costringendo Audero a un intervento che, di fatto, chiude il match sullo 0-0.

La difesa di Allegri regge poco
Nel post-partita, gli elogi a Giampaolo fanno da contraltare alle critiche riservate a Max Allegri che dribbla le provocazioni affidandosi, da buon livornese, all'ironia e, non me ne voglia, ad un'analisi che regge poco. Sintetizzando quanto rilasciato ai microfoni nel post gara, ecco i concetti proposti dal tecnico bianconero: elogi alla squadra per il buon secondo tempo, soddisfazione per il clean sheet delle prime gare, stoccata ai giovani e polemica sulle assenze, considerate di categoria superiore rispetto ai subentrati.
Ma su tutti e quattro i punti qualcosa non torna. Vero, la Juventus nel secondo tempo ha fatto meglio, ma sarebbe stato davvero difficile fare peggio del nulla offerto nella prima metà gara. Lo zero alla voce “gol subiti”, considerate le partenze di Chiellini e De Ligt e l’assenza per infortunio di Bonucci contro la Samp, sono una buona notizia rispetto ai 3 gol incassati nelle prime due della scorsa stagione, ma per la Juventus dovrebbero essere la norma, non l’eccezione.
Passiamo al capitolo giovani. Sicuramente hanno tanto da imparare, commettono errori e a volte peccano di troppa esuberanza ma… viva Dio, sono giovani per questo. E la Juventus, ieri sera, ha cominciato a giocare proprio dopo l’ingresso di Miretti, Rovella e Kean (meglio a sinistra). Dai loro piedi sono scaturite le idee migliori.

E infine il capitolo “categorie”. Dover fare a meno di pedine come Chiesa, Di Maria e Pogba metterebbe in difficoltà molte squadre, non c’è dubbio. E sostituirli con giocatori di pari livello è quasi impossibile. Verissimo. Ma la rosa della Juve, seppur con qualche lacuna, non è così terribile come qualcuno vorrebbe farci credere. E visto che di categorie si parla. Beh, esistono anche gli allenatori di categoria A e quelli di categoria B. I primi riescono a tirar fuori il meglio dal materiale che hanno a disposizione. I secondi minimizzano i problemi nella speranza che qualcuno (la società o la fortuna) glieli risolva.

Chiara Saccone