Era iniziata con la protesta contro il caro biglietti, è finita al 4’ del secondo tempo con la classica invasione di campo (in anticipo rispetto al passato). Dopo due anni di assenza per pandemia, ad aprire la stagione bianconera è tornata la tradizionale festa bianconera di Villarperosa: Juventus vs. Juventus Under 23. Una partitella in famiglia più che un test precampionato, che ci restituisce però un’istantanea, se pur sfocata, della Juve che sarà.

La festa. Il tradizionale appuntamento a Villarperosa quest’anno aveva un sapore speciale: sanciva, dopo due anni, il definitivo ritorno alla normalità con l’abbraccio tra squadra e tifosi e celebrava il centenario della Juventus a marchio Agnelli. Per l’occasione, presenti a bordocampo, oltre alla dirigenza e alla famiglia, anche alcuni nomi che hanno lasciato il segno in questi 100 anni di storia. Tra questi anche Giuseppe Furino, che si rivede dopo la grave emorragia cerebrale che lo aveva colpito lo scorso febbraio. Bello il gesto di Bonucci che, uscendo dal campo, gli si è avvicinato regalandogli la propria maglia. “Un passaggio da capitano a capitano”, lo ha definito così lo stesso Bonucci ai microfoni di Sky. Una festa, dunque, conclusasi con la consueta invasione di campo condita da selfie, autografi, lancio di maglie: proprio un bel vedere dopo anni di tifo distanziato.

Considerazioni sparse. La partita è durata solo 49 minuti e se l’è aggiudicata la Juventus per 2-0 con gol di Locatelli e Bonucci. Troppo poco per le sentenze. Abbastanza per qualche considerazione. La difesa, nonostante le uscite di Chiellini e De Ligt, si conferma il reparto che dà maggiori garanzie. L’attacco ancora troppo sterile. Il centrocampo, nonostante gli innesti, resta il solito rebus. Ma andiamo con ordine. Partiamo da Leonardo Bonucci. Bene dietro nelle chiusure e letale in avanti, in zona non sua (ma che ama frequentare) quando Di Maria gli recapita sulla testa un pallone che lui, presa la mira, indirizza sotto la traversa. E perfettamente a suo agio nel nuovo ruolo da capitano: sprona i compagni e li fa ragionare, come con Vlahovic (quando il serbo si intestardisce in inutili proteste su un possibile fallo da rigore). Aveva ragione il 9 bianconero, va detto. Ma era giustificato tanto nervosismo? Forse sì per uno che ha segnato poco in questo precampionato e che voleva darsi una chance almeno dal dischetto. Visto che su azione, al momento, manca ancora qualcosa, soprattutto di testa: 4 tentativi, 0 gol. Non è il suo colpo migliore, ma, vista la prestanza fisica, varrebbe la pena allenarlo anche solo per non vedere sprecati i cross al bacio di Di Maria. E veniamo all’argentino. Il Flaco ha toccato tantissimi palloni, non c’è stata azione che non sia passata dai suoi piedi. Visione di gioco e tecnica sopraffina: non faremo in tempo ad abituarci a tanta bellezza che già dovremo dirle addio!

A centrocampo, invece, si è visto un ottimo Locatelli. Anche lui pronto, al pari di Bonucci. Al di là del gol, l’azzurro ex Sassuolo, è sembrato in palla, in buona condizione fisica, condizione necessaria ad esaltarne le qualità: gioco di anticipo in fase di non possesso e inserimento in avanti. Insomma, finalmente una buona notizia per la mediana, alle prese con la tegola Pogba. Il francese oggi ha assistito alla partita da bordocampo, nella speranza che non ne diventi un habitué. Il suo ritorno a Villarperosa se l’era immaginato diverso, ma tant’è. Il problema al ginocchio lo costringerà a cinque settimane di stop perché alla fine la terapia preventiva è stata preferita all’intervento. Per salvare il Mondiale, d’accordo. Ma speriamo non sia la Juventus a pagarne le conseguenze: i bianconeri non possono permettersi un altro dieci che entra ed esce dall’infermeria. Se il centrocampo conta i suoi feriti (oltre al francese, anche McKennie fuori un mese per la lesione capsulare della spalla sinistra), la difesa è già sul pezzo. E dopo gli addii pesanti dell’estate, non era scontato. Invece, Gatti e Bremer sembrano essersi integrati alla perfezione e anche oggi hanno messo in mostra una buona dose di personalità e un rassicurante rigore tattico. Una postilla finale per i giovani. Fagioli, in odore di rinnovo, è stato telecomandato dalla panchina per tutto il primo tempo. Segno che nel ragazzo la Juventus veda un potenziale da coltivare e far crescere. E poi Rovella, entrato poco prima dell’intervallo. L’invasione di campo non gli concederà molto tempo, ma tanto basterà per far vedere di che pasta è fatto: ottime geometrie e propensione all’inserimento. È suo l’ultimo tiro, prima che l’entusiasmo dei tifosi faccia calare il sipario sulla classica di casa Agnelli.

Chiara Saccone

Ps: mi siete mancati. In questi mesi di assenza dal blog mi sono dedicata ad altri e importanti progetti di vita che mi stanno aiutando, passo dopo passo, a diventare, spero, la versione migliore di me stessa. Ma oggi, rileggendo “Sostiene Pereira”, il buon Tabucchi mi ha ricordato che “noi abbiamo varie anime dentro di noi, una confederazione di anime”. Quindi essere quella che sono diventata e costruire quello che sto costruendo non deve impedirmi di essere altro. Ad esempio, l’appassionata che ama leggere/scrivere/disquisire di calcio. Facendolo soffocherei una delle mie anime. E non è quello che desidero. Quindi rieccomi qui.