Caro Gianluca,

ti scrivo con un giorno di ritardo per augurarti Buon Compleanno. In realtà non solo per quello. Forse per dare seguito, 22 anni dopo, a quel messaggio di auguri lasciato sul sito della Juventus. Allora c’era una pagina dedicata ai compleanni dei calciatori dove ognuno poteva lasciare il proprio messaggio di auguri al proprio beniamino. Alcuni venivano pubblicati. Quell’11 agosto di 22 anni fa venne pubblicato il mio. Recitava proprio così: “L’11 agosto del 1970 è nato un ragazzo splendido dalle mille qualità: bontà e generosità per citarne alcune!!! Auguri Campione, dal profondo del mio cuore bianconero. Sei unico e per questo non cambiare mai!!! (Chiara).

Come faccio a ricordarlo in modo così nitido, anche nella punteggiatura? Perché quel messaggio lo stampai e lo appesi alla parete della mia cameretta, insieme ad una foto di te, intento a sgroppare sulla tua tanto amata fascia. Quel messaggio è ancora lì. A testimoniare l’affetto profondo per un uomo e un calciatore che per me rappresentano il bello e il buono del calcio. Mai una parola di troppo. Sempre una discesa in più. Anche col fiato corto e con le gambe pesanti… Massì, un’altra discesa, un altro cross, chissà che non sia quello giusto! Forse era quello che ti ripetevi quando, ricevuto il pallone dal tuo amico Paolo, e dopo una partita di andirivieni ai margini della linea laterale, quel pallone lo prendevi in custodia per portarlo più avanti possibile, nell’ennesima discesa sulla fascia. Di quella Juventus vincente, non eri certo il più bello da vedere, non il più tecnico né il più glamour. Ma eri uno dei più amati. Dai tuoi compagni di squadra e da noi tifosi. Perché non ti risparmiavi mai. Perché incarnavi l’etica del lavoro. Perché ti mettevi al servizio della squadra. Perché non amavi le polemiche e alle provocazioni preferivi rispondere con una bomba da fuori area. Il giorno del tuo incidente ero in Inghilterra.

Di quelle ore convulse ricordo tutto. Il mio papà inglese mi disse che era successa una cosa spiacevole ad un calciatore, ricordava fosse un ex Juventus e conoscendo la mia passione, volle avvisarmi subito. Il mattino seguente mi precipitai al college, dove in quei mesi frequentavo un corso di inglese, alla ricerca di un pc con la connessione internet (a quei tempi non avevo ancora uno smartphone). Lessi tutto. E tutto d’un fiato. Non volevo crederci. Ma era scoppiato lo scandalo Calciopoli e, mentre la Nazionale Azzurra si apprestava a compiere la cavalcata che l’avrebbe portata sul tetto del mondo, la Juventus ero sotto attacco. Sì, la tua Signora. Alla quale ti eri unito nel lontano 1995 e che avevi deciso di amare per sempre. Mi convinsi che non era un caso. Che qualcosa, di tutta quell’orrenda vicenda, avesse toccato in qualche modo la tua sensibilità. E un’altra (funesta) convinzione fece capolino per un attimo nella mia testa: che fossero sempre le anime belle a pagare il prezzo più alto. Venni smentita. E non sai quanto ne fui felice. Ti riacchiapparono per i capelli, anche se pochi (cito te). E tornasti lì. Al tuo posto. Accanto alla tua Donna. Pessottino, grazie di essere tornato, alla vita e alla Juventus. Il calcio ha un gran bisogno di te. Della tua umanità, della tua cultura, della tua etica, della tua sportività. Tutti valori che mi sembra si siano persi. Ma che spero tu riesca a seminare nel cuore dei ragazzi che segui ogni giorno.

Con immutato affetto,

Chiara