Il Napoli batte la Lazio 4-0 e scatta da solo in vetta alla classifica. Dries Mertens omaggia con due gol, uno più bello dell’altro, Diego Armando Maradona che oggi tornava idealmente nella sua Napoli. Nel prepartita entra, al ritmo del battito dei 50 mila cuori azzurri, la statua dedicata al fuoriclasse argentino. Che resterà a bordocampo, a godersi lo spettacolo di un Napoli bello e letale.

Nel segno di Diego. Una splendida cornice di luci e colori ha sancito il ritorno di Diego Armando Maradona nel suo stadio, a Napoli. Nel pre-partita di Napoli-Lazio, ha fatto ingresso allo stadio la statua dedicata al Pibe de Oro e regalata al Napoli da Stefano Ceci, amico ed ex manager del fuoriclasse argentino. La statua, che ha fatto il giro del campo tra gli applausi e i cori di quasi 50mila tifosi, è a grandezza naturale: pesa 72 chili (il peso di Maradona durante i Mondiali del 1986 in Messico) e la mano de Dios e il mancino sono “veri”, ricavati grazie al calco sugli arti della stella azzurra.
Colonna sonora di questo spettacolo da brividi Life is life degli Opus. Una canzone iconica.
Era il 19 aprile 1989, era l’Olympiastadion di Monaco, era Bayern Monaco-Napoli, semifinale di ritorno di Coppa Uefa. Il clima era teso: il Napoli era chiamato a difendere il 2-0 del San Paolo. Durante il riscaldamento gli altoparlanti dello stadio diffondono la canzone “Live is Life”. Maradona comincia a palleggiare a ritmo di musica. Come a voler dire “Tranquilli, danzate con me”. LA LA LA LA LA e via con i palleggi di testa, di sinistro, di destro e con gli scarpini slacciati. In un tutt’uno con la melodia e con il pallone. In un misto di sfrontata allegria e consapevole talento. Un inno al calcio, in tutta la sua bellezza. Una bellezza che stasera i tifosi del Napoli hanno rivissuto nel ricordo del loro idolo, ma non solo. Perché bella, anzi bellissima è stata la prestazione degli uomini di Spalletti che stasera hanno regolato la Lazio con una gara sontuosa.

Belli e letali. Vittoria netta che riscatta la sconfitta contro l’Inter e regala il primato solitario (+3 sul Milan battuto dal Sassuolo). In mezz’ora il Napoli chiude la partita. Al 7’ Zielinski, imbeccato da Mertens, apre le danze con un sinistro dei suoi. Non passano neanche tre minuti che arriva il raddoppio: Insigne tocca all’ingresso dell’area per Mertens che mette a sedere Patric e con il destro non dà scampo a Reina.
È il 10’ appunto e a segnare è Dries Mertens: DM, come Diego Maradona. 10, in onore del Dies per eccellenza.
Coincidenze? Forse. Di sicuro, brividi.

Al 29’ arriva il gol che mette al tappeto la Lazio dell’ex Sarri: Lozano tocca al limite per Mertens che con uno strepitoso destro a giro di prima intenzione sorprende Reina, indirizzando la palla sotto l’incrocio. Sublime.
Il poker arriva all’85’, a partita ormai chiusa, ma anche questo di una bellezza strepitosa: sinistro piazzato dai 20 metri di Fabian Ruiz sul quale Reina nulla può.

Il Napoli è uno spettacolo: partita dominata, passaggi a memoria, velocità di pensiero e di piede, tecnica sopraffina. Gli uomini di Spalletti in campo si divertono e si vede, i tifosi sugli spalti pure.
Diego da bordocampo (e da lassù) anche.
È stata una festa. Una festa per il Napoli.
Una festa per il ritorno di Diego nella città che tanto ha amato che non lo ha mai dimenticato. Una festa per il calcio, che diverte e che si diverte. Da questa sera il Napoli guarda tutte dall’alto, e lo fa in un giorno speciale. Magari è un segno.
Magari (anche stavolta) ci ha messo la mano Dios.

Chiara Saccone