Va in archivio il girone d’andata. Tempo di bilanci per le prime della classe. L’Inter, la squadra da battere. Milan in versione “Die hard”. Napoli bella (a tratti bellissima), ma incostante. La Dea è lì, sperando in un girone di ritorno dei suoi. Per Madama inizio horror con finale in crescendo. Romane alle prese con le loro lune storte, difficili da raddrizzare anche per due come Mou e Sarri.

Inter. La vera sorpresa. Un paradosso, considerato che l’Inter è campione uscente. Vero. Ma nello sport il difficile non è vincere, ma continuare a farlo. E nel caso dell’Inter, il livello di difficoltà sembrava essersi innalzato a causa degli addii di Conte, Hakimi e Lukaku. Ma dopo un inizio balbettante, l’Inter ha messo la quinta. Il tempo di mettere a punto assetto e strategia di gara, e la monoposto di Simone Inzaghi, curva dopo curva, si è messa dietro tutte le altre tagliando il traguardo del girone d’andata al primo posto. A +4 sul Milan, con il miglior attacco (49 gol fatti) e la seconda miglior difesa (dopo il Napoli). Il traguardo vero è fra 19 gare, ma il bel gioco e la consapevolezza di sé dimostrate dai ragazzi di Inzaghi lasciano pensare che siano (ancora) loro quelli da battere.

Milan. L’attacco decimato, il ko di Kjaer, il rendimento sotto le aspettative di Theo Hernández e Kessié. E la Coppa d’Africa: Bennacer, Ballo Touré e lo stesso Kessié via per un mese. Ma il Milan è come quei pugili che incassano senza mai finire al tappeto. L’esclusione dall’Europa e le sconfitte di fila contro Fiorentina e Sassuolo a fine novembre avevano fatto vacillare le certezze dei ragazzi di Pioli. Da quel momento la squadra è apparsa meno squadra. Il ko casalingo contro il Napoli (alla penultima prima della sosta) sembrava quello definitivo. E invece no. Subito dopo è arrivato il poker all’Empoli. Il Milan c’è. Con un occhio al mercato di gennaio e con il campionato come unico obiettivo stagionale, i rossoneri restano in corsa. Ma per giocarsela fino alla fine dovranno evitare il calo di marzo-aprile, costatogli caro la scorsa stagione.

Napoli. Per i partenopei un inizio da urlo: fino allo stop contro l’Inter, 10 vittorie e 2 pareggi. Le scorie di quella sconfitta sembrava averle spazzate via la prestazione monstre contro la Lazio (4-0 al Maradona). Poi però 1 pareggio, 1 vittoria e 3 sconfitte contro Atalanta, Empoli e Spezia. Gli infortuni di Koulibaly, Osimhen, Anguissa e Insigne alla fine hanno pesato. Ma sul fronte assenze il peggio deve ancora venire. I primi tre mancheranno fino a febbraio (impegnati in Coppa d’Africa); l’ultimo, il capitano, potrebbe mancare più di testa che di gambe, con le recenti sirene della MSL. Spalletti ha dimostrato ottime doti di sarto, cucendo e ricucendo la squadra con gli uomini a disposizione. Ma nelle ultime uscite le toppe sono saltate. Basterà per arrivare fino in fondo?

Atalanta. Per i bergamaschi un avvio difficile causa infortuni, poi il massimo sforzo profuso tra ottobre e novembre per non perdere terreno dalla testa e tentare la qualificazione agli ottavi di Champions (poi sfumata) e a corto d’ossigeno nel finale (sconfitta contro la Roma e pari con la Samp). Il peggio però sembra essere alle spalle. Il mancato accesso agli ottavi ha privato le casse delle Dea di 14 milioni. Ma Gasp il suo regalo l’ha avuto lo stesso: Boga. In coppia con Zapata o in un tridente con il colombiano e uno fra Ilicic/Pessina/Pasalic o Malinovskyi: l’Atalanta ha il suo jolly per la seconda parte di stagione. Da sempre il periodo più proficuo per la squadra di Gas. E col Napoli (discontinuo) lontano una sola lunghezza, lo scudetto potrebbe davvero essere una questione tutta neroazzurra.

Juventus. Nuovo allenatore e vecchi problemi. A cui si è aggiunto l’addio di Ronaldo. Una macchina da gol. Quelli che sono mancati in questa prima parte di stagione. Il corto muso si è trasformato in attacco anemico: con Dybala spesso ai box per infortunio e Morata in crisi nera, ad un certo punto è stato Bonucci l’attaccante aggiunto (3 gol e doppietta contro la Lazio). Nelle ultime partite lo spagnolo ha ridato segni di vita e con lui anche Bernardeschi e Kean. Tuttavia, quello bianconero è il settimo peggior attacco della Serie A. Ed è in questo reparto che la dirigenza proverà a intervenire a gennaio. Nel frattempo, i bianconeri si sono rifatti sotto nella corsa Champions: la Juve era scivolata a -8 dal quarto posto, ma le due vittorie contro Cagliari e Bologna e il doppio stop della Dea l’hanno riportata a -4. Tuttavia, per agganciare il treno Champions servirà vincere più scontri diretti ed evitare peccati di superficialità contro le piccole.

Roma. La cura Mourinho sembrava aver dato i suoi frutti: nelle prime 8, 5 vittorie. Poi il 6-1 in Conference League per mano del Glimt. Da quel momento la Roma sembra viaggiare su una giostra che non accenna a fermarsi: 5 vittorie, 2 pareggi e 4 sconfitte. Complici le assenze per provvedimenti disciplinari e infortuni, Mourinho ha dovuto ridisegnare più volte l’assetto tattico. Ma è la mancanza di personalità a preoccupare: alla prima difficoltà i giallorossi faticano a reagire. Ci ha provato il loro allenatore a fare muro. A modo suo. Alzando barricate intorno alla squadra e spostando i problemi all’esterno (sugli arbitri). Ma con scarso successo. Il portoghese adesso spera nei rientri (su tutti quello di Pellegrini) e in qualche innesto per provare a tenersi agganciato alla zona Champions.  

Lazio. Sull’altra sponda del Tevere, le cose non vanno meglio. Sotto accusa, oltre alle prestazioni dei singoli, il modulo di gioco di Sarri: il 4-3-3 mal digerito dalla squadra, sempre proiettata nella metà campo avversaria e troppo vulnerabile dietro. I numeri sono impietosi: 34 gol subiti. Quella della vulnerabilità difensiva era il tallone d’Achille della formazione anche con Inzaghi. Con l’arrivo di Sarri, però, la situazione è precipitata. La rosa a disposizione sembrava adatta al gioco aggressivo del tecnico toscano e alcune prestazioni lo hanno confermato. Altre, invece, lo hanno bruscamente smentito: come quelle contro Verona, Napoli e Udinese (12 gol subiti in 3 partite).

L’Inter si laurea quindi Campione d’Inverno. Ma per arrivare prima a fine maggio dovrà vedersela con le altre sei, pronte (chi più chi meno) a darle filo da torcere fino all’ultimo miglio.

Chiara Saccone