«La voce del mio cor per l’aria sento: / «Ove mi porti, temerario? china, / che raro è senza duol tropp’ardimento»; / «Non temer (respond’io) l’alta ruina. / Fendi sicur le nubi, e muor contento: / s’il ciel sì illustre morte ne destina».
Recitava così il sonetto del frate e filosofo Giordano Bruno, dedicato a Icaro, il giovane che, secondo il mito, morì perché si avvicinò troppo al sole. Imprigionato nel labirinto insieme al figlio Icaro per aver fatto fuggire Teseo e Arianna, Dedalo escogita la propria di fuga: con alcune piume e della cera fabbrica un paio di ali per sé e un paio per il figlio Icaro. Una volta pronta la nuova invenzione, Dedalo raccomanda al figlio di non volare né troppo in basso né troppo in alto. Ma Icaro, curioso e incurante dei consigli paterni, ebbro del volo, si accosta troppo al sole, la cera delle ali si scioglie. Una dopo l’altra le piume si staccano dalle sue spalle. Icaro precipita in mare.

E la Juve precipita a -15 in campionato, punizione che, in attesa dell’indagine sulla “manovra stipendi” e delle eventuali mosse della UEFA, potrebbe rivelarsi il minore dei mali.
La Juventus come Icaro. Guidata da una dirigenza (oggi dimissionaria e inibita dalla sentenza della Corte) che, ebbra del volo, volendo avvicinarsi troppo al sole, si è condannata all’autodistruzione.
Non bastavano i successi schiaccianti inanellati in Italia. Serviva il salto di qualità. Serviva sconfinare e conquistare il tanto agognato blasone europeo. Di lì l’operazione Ronaldo. Fin da subito osteggiata da Marotta, uno che del “kata metron”, come direbbero i greci, ovvero del “seconda misura”, ha fatto il proprio faro.
Quando Marotta realizza di non poter imporre la sua linea, lascia e il volo folle di Agnelli viene affidato a Paratici, grande conoscitore di calcio, meno di libri contabili. Rischioso. Soprattutto per una società quotata in borsa. Poi il Covid, i proventi sperati che non arrivano, le casse che si svuotano.
Nel frattempo, la Champions resta una chimera. E l’ansia da prestazione sfocia in scelte sportive schizofreniche: prima Pirlo, poi Sarri, infine il ritorno di Allegri. Ronaldo intanto lascia Madama, senza averle regalato la Champions. Anzi la Coppa dalle grandi orecchie non è mai stata così lontana da Torino come nelle stagioni di Ronaldo: Lione e Porto per citare due delle eliminazioni più precoci e cocenti. Ma ormai il dado è tratto. E adesso bisogna far tornare i conti in qualche modo. Già, quel modo che ha finito con l’inguaiare tutti. L’intero Cda, la squadra, i tifosi.

Il mondo bianconero è sotto shock. La stagione compromessa. Il futuro incerto.
Entro dieci giorni sono attese le motivazioni che hanno portato la Corte ad inasprire la pena inizialmente richiesta dal PM Chinè (9 punti di penalizzazione). La Juventus ricorrerà in appello: in quella sede però non verranno esaminati i contenuti della sentenza, quanto la forma. E se non verrà riscontrato nessuno vizio, la sentenza verrà confermata. E con questa, i 15 punti di penalizzazione che, come si diceva, potrebbero non essere l’unica né la peggiore delle punizioni. La UEFA potrebbe infatti prendere ulteriori provvedimenti per questa, o come sembra più probabile, per la prossima stagione. E infine bisognerà attendere l’esito dell’inchiesta sulla “manovra stipendi”, vale a dire le operazioni con cui la Juventus, nelle stagioni 2019/20 e poi 2020/21, ha posticipato una parte dei pagamenti dovuti ai suoi calciatori, facendo firmare loro prima una rinuncia e poi degli accordi per restituire, se non tutti i soldi, almeno un'ampia parte, e che sembra non siano state comunicate correttamente alla Federazione.
Come d’incanto sembra di essere tornati indietro nel tempo. Al 2006. Altra inchiesta, altra stangata. Quella volta esemplare: la retrocessione in B. Per i tifosi, un incubo!

I tifosi appunto. Per anni hanno sostenuto il loro presidente, condividendone l’ambizione, il desiderio di spingersi oltre per provare a realizzare il sogno. Perché quello era anche il loro sogno. Un sogno che li ha portati ai nove scudetti di fila, alle finali di Cardiff e di Berlino, allo stadio di proprietà, alla Juventus B e alla Juventus femminile.
Ma è evidente che in nome di quel folle volo troppi errori siano stati commessi.

Questo è il momento della caduta. E la botta si sentirà. Per tanti mesi, anni ancora. Poi servirà ricucire gli strappi con le istituzioni, con la UEFA, con i tifosi. Servirà ricostruire dalle persone. Quelle giuste.
Quelle che dovranno avere il coraggio di Icaro, sì, ma anche la lungimiranza di Dedalo.

Chiara Saccone