Lo scrittore transalpino Anatole France parlava così: “Per realizzare grandi cose, non dobbiamo solo agire, ma anche sognare; non solo progettare ma anche credere”. Esistono momenti nella vita in cui la mente elabora idee particolari in cui si pone tanta speranza. Non scrivo volontariamente la parola “fiducia” perché credo che la sensazione sia diversa. Non si dispone della certezza che il pensiero sia corretto, ma si è fortemente stimolati dalla realizzazione di quanto la nostra mente ha architettato. Accade nella professione, ma pure nella vita quotidiana. Propongo un esempio piuttosto banale. Tra chi mi farà l’onore di leggere, vi saranno tante persone che hanno giocato al fantacalcio. E’ sicuramente capitato di scegliere un atleta eseguendo quella che viene definita la classica “scommessa”. Della serie: “Io punto su di lui. E’ un giovane emergente, ma so che il mister lo schiererà spesso e mi leverà soddisfazioni”. Magari i colleghi gli rivolgono pure uno sguardo stupito, ma non si lascia scalfire. Si immaginino, invece, situazioni più importanti. Chi è chiamato a svolgere la selezione del personale potrebbe essere affascinato da un determinato colloquio e preferire un individuo che vanta un curriculum meno prestigioso di un altro. L’imprenditore sceglie un materiale piuttosto che affidarsi al solito per cercare di innovarsi e dare una svolta alla propria produzione. Le fattispecie sono molteplici. In ognuna di esse, però, esiste un’essenza ben definita. Si tratta dell’aspettativa concreta di miglioramento. A volte si pone proprio l’obiettivo di superare una situazione difficile o critica. Altre si vive come una folgorazione che spinge a una data decisione nonostante non ci si trovi in un momento complesso. Nutro sempre grande rispetto per tali vicende perché credo fermamente che siano dettate dalla passione. Se non si percepisse amore per un’attività, infatti, non vi sarebbe il forte impulso, che nasce dall’animo, di ricercare diverse soluzioni. Se lo stato dell’arte non è davvero impossibile, non ci si sforzerebbe per perfezionarlo ulteriormente. Ci si accontenterebbe e si manterrebbe intatto. Qualcuno dice che “chi non risica, non rosica”. Tale accezione pare contenere al suo interno il concetto del rischio. Non credo sia sovrapponibile alle nozioni che vorrei esprimere. Nel caso specifico si può trattare di “scommesse” o di “speranze”, ma con un approccio differente dalla normale rappresentazione della terminologia. Non è un salto nel vuoto. Non è un tentativo che ha il 50per cento delle possibilità di riuscita altrimenti si devasta ogni precedente creazione. E’ un progetto coraggioso il cui risultato può consentire un salto di qualità. Se dovesse fallire, non vi sarebbe alcun ingente danno che comporti la modifica dello status quo ante.

Andrea Agnelli e i dirigenti juventini sono sicuramente parte della descritta categoria. Basti osservare gli anni del Presidente alla guida della Vecchia Signora per comprenderne audacia e competenza. Dopo un periodo di apprendistato, compì la prima scelta illuminata e portò Antonio Conte sulla panchina bianconera. Non si dimentichi che si trattava di un allenatore vantante 2 promozioni in serie A con Bari e Siena. A ciò si aggiungeva una pessima esperienza nella massima categoria con l’Atalanta. Affidargli una squadra così gloriosa non era certo scontato, ma non vi fu decisione più saggia. In quell’estate giunsero pure giocatori come Pirlo e Vidal che, per motivi diversi, rappresentavano scommesse. Un anno dopo fu la volta di Pogba. Poi Allegri sostituì il mister salentino a seguito di 6 mesi di inattività che furono la conseguenza di un esonero milanista. Si puntò parecchio su un giovane caneterano del Real Madrid di nome Morata. Occorre ricordare pure l’acquisto di Dybala che fu contemporaneo a quello di Khedira. Il tedesco giungeva a parametro zero dopo un’infinita serie di infortuni e la Joya veniva da Palermo per fare le veci di Tevez. Questa società ebbe la forza e il coraggio di centrare il colpo che poi è stato definito “del secolo”: Cristiano Ronaldo. Le ultime decisioni conducono a Sarri e allo scambio tra Pjanic e Arthur. Soltanto il tempo potrà confermare o negare la loro bontà. In ogni caso, nessun discernimento ha mai gettato le premesse per una crisi nera. Si è sempre trattato di tentativi di miglioramento incapaci di recare eccessivo danno alla Juventus. Si parla di idee geniali, ma stuzzicate dalla fantasia di chi ha la possibilità di risolvere la vicenda. Nutro una profonda stima per una dirigenza che pare davvero porre enorme passione e amore nella propria professione. I risultati ottenuti sono certamente meritati.

Quale sarà la prossima mossa? E’ naturale pensare immediatamente ad Andrea Pirlo come nuovo tecnico dei piemontesi, ma occorre eseguire prima importanti ragionamenti. Intanto, è necessario trattare di Maurizio Sarri. L’attuale allenatore bianconero viene criticato dai tanti e alcuni numeri potrebbero pure supportare simili tesi. Sento sovente parlare delle 16 occasioni patite dai sabaudi durante la prima frazione di Sassuolo-Juve. I bianconeri non soffrivano così pesantemente dal 2004-2005. Credo, però, che tale numero non sia troppo indicativo. Mi spiego. E’ cifra occasionale. E’ capitato una volta. Punto. E’ diversa, invece, la situazione relativa alle reti incassate. Questo è un elemento di continuità nel corso del campionato. La Juve ha subito 35 reti in 33 giornate. La media è superiore a un centro a turno ed è la peggiore “dall’era Delneri”. Non va bene. La Vecchia Signora ha raccolto 2 punti nelle ultime 3 sfide, ma ha affrontato in modo consequenziale le squadre più in forma del torneo: Milan, Atalanta e Sassuolo. In questo pallone post lockdown si gioca ogni 3 giorni, a orari particolari e con temperature elevate. Non si riescono a eseguire, quindi, analisi complete. Penso che bisogni attendere momenti più adeguati. Nel frattempo, se i sabaudi dovessero centrare l’italico principale titolo, ormai molto vicino, non vedrei motivi per allontanare il mister di Figline. Non è finita qui. Il 2 agosto terminerà la serie A e 5 giorni più tardi, i piemontesi ricominceranno la caccia alla Champions. Servirà ribaltare l’1-0 patito a Lione contro l’Olympique per accedere ai quarti. L’obiettivo non è facile, ma è raggiungibile considerando che gli uomini di Garcia arriveranno a quell’incontro disputando una sola gara ufficiale post lockdown. In caso di passaggio del turno, la Juve se la vedrà con la compagine che la spunterà tra Manchester City e Real Madrid già introno alla Festa dell’Assunzione. L’eventuale ultimo atto è in programma per il 23 del mese prossimo. Il 4 settembre la Nostra Nazionale sarà in campo per la Nations League e l’ipotesi di ripartenza della massima categoria è il 12. Vi chiedo: “Un nuovo allenatore avrebbe l’occasione di plasmare la propria compagine?Sostenere che i tempi stringono pare un eufemismo. E’ chiaro che se Sarri chiudesse l’annata con “zero tituli”, allora non vi potrebbe essere soluzione diversa dall’addio. Altrimenti, non credo si potrebbe palesare una simile ipotesi anche perché non è semplice trovare il sostituto. Si parla di Pochettino, ma la strada che conduce al sudamericano non convince pienamente.

Ecco, quindi, farsi largo un’idea suggestiva. Non intendo affermare che la Juve abbia praticamente chiuso l’accordo con Pirlo sulla panchina della sua Under 23 per essere pronta a sostituire l’attuale tecnico. Non è così. E’ certo che, scegliendo Andrea, i bianconeri rischiano di “cogliere 2 piccioni con una fava. Come giustamente sottolineato da Sconcerti su Calciomercato.com, la seconda squadra dei bianconeri ha proprio l’obiettivo di fungere da “serbatoio” al quale attingere nel momento della necessità. Non si tratta di una realtà giovanile vera e propria in cui crescere i giocatori per approcciarli al grande calcio, ma di atleti già piuttosto pronti e in grado di affrontare professionisti affermati. Non è un caso se tale compagine, unico esempio italico di un’egual fattispecie, milita nel campionato di serie C. La Vecchia Signora, in questa stagione guidata da Pecchia, ha centrato la vittoria nella Coppa Italia di categoria ed è stata eliminata ai quarti di finale dei playoff a causa di un pareggio maturato sul campo della Carrarese meglio posizionatasi durante la regular season. Il tecnico bresciano, quindi, raccoglierà un’eredità importante, ma l’obiettivo potrebbe essere quello di una crescita personale e una futuribilità tra i grandi. Sempre la citata fonte è piuttosto illuminante in tale ottica e non ne tratta in relazione all’immediatezza. Credo, però, che Paratici e Colleghi potrebbero così avere già a disposizione 2 tecnici e un jolly importante da potersi giocare in un eventuale stato di necessità già nel corso della prossima annata.

Andrea potrà crescere nella sua nuova professione, imparare molti segreti del mestiere all’interno dell’ambiente bianconero e tramite l’esperienza sul campo. A quel punto potrebbe essere pronto per rappresentare l’uomo su cui puntare. Sconcerti ha eseguito un importante parallelo con Guardiola e credo sia alquanto azzeccato. Il catalano crebbe nella cantera blaugrana prima di condurre gli spagnoli a rappresentare, per un lungo periodo, il gotha del calcio mondiale. Fantastici. Tutti ricorderanno la squadra che con Xavi, Iniesta e Messi trionfò nel triplete del 2009. Quell’avventura gettò le basi anche per il glorioso bis del 2015 targato Luis Enrique, ma gli iberici riuscirono a salire sul tetto d’Europa pure nel 2011. Insomma, la prospettiva è davvero importante. Cosa conduce, però, a ritenere che Pirlo possa ricalcare un percorso così glorioso? Innanzitutto le sue conoscenze calcistiche. Si è trattato del più grande regista della storia. La visione tattica del bresciano è qualcosa da narrare ai posteri. E’ pura magia. E’ fantascienza. E’ chiaro che una simile consapevolezza di una parte del mestiere potrebbe essere ampiamente agevolante, ma non è sufficiente altrimenti l’ex numero 21 sarebbe già in grado di sgretolare ogni rivale. Un tecnico deve avere molteplici prerogative. Penso ai rapporti con squadra, staff e dirigenza. Questi si differenziano a loro volta da quelli che si vantano con il singolo atleta. Gestire una compagine non è assolutamente semplice. Esistono diversi stili e Andrea li ha conosciuti praticamente tutti. Da Ancelotti, Lippi, Prandelli e Allegri, che parrebbero piuttosto simili, a Conte e Trapattoni, il Maestro ha avuto miriadi di modelli. Assistervi, però, non significa essere in grado di porli in pratica. Lo stesso vale per gli scambi di vedute con la dirigenza e i propri collaboratori. Serve esercizio. Un mister, poi, ha necessità di comprendere psicologicamente ogni uomo che fa parte della sua rosa. Udendo ciò che affermano di lui i suoi ex compagni, sembrerebbe che il lombardo sia particolarmente dotato in quell’ambito. Sotto un aspetto molto serioso, nasconde un carattere socievole e incline ad ascoltare il prossimo. E’ fondamentale per un allenatore. Determinante. Se non riesce ad approcciarsi bene con i suoi ragazzi, la situazione diviene indomabile e ogni persona abbisogna di diversi stimoli per riuscire a rendere al meglio. Qualcuno dev’essere spronato. Altri, magari più ansiosi, cercano sicurezza. Non è semplice. Non sono genitore, ma penso che, con le dovute proporzioni, le figure possano essere paragonate. Non bisogna scordarsi, poi, del rapporto con i media. La pacatezza con cui Andrea si è sempre espresso potrebbe agevolarlo parecchio. Sicuramente non ha necessità di crearsi un’immagine perché è già personaggio molto comunicativo. Per chi non si fosse fatto un’idea, consiglio qualche video preparato dallo staff bianconero che, in maniera piuttosto simpatica, ha contribuito ad amplificare la sua figura. Calmo, impassibile e sicuro di sé, Pirlo è il tipico uomo tutto d’un pezzo, ma con il cuore grande. Cosa si può domandare di diverso a un allenatore? Sono molto curioso di osservare l’aspetto che avrà nella sua nuova veste! Tuta sociale o giacca e cravatta? Difficile da immaginarsi. Sicuramente non gli mancherà il portamento e nemmeno un certo fascino dettato anche da quella capigliatura particolare che l’ha sempre caratterizzato.
Il migliore regista della storia si prepara per una nuova grande avventura. Andrea Agnelli, invece, dimostra ancora una volta un’enorme passione per la sua Juve che lo conduce a scelte affascinanti, intriganti e sovente vincenti. “Pensa, credi, sogna, osa”. Walt Disney ha perfettamente ragione, ma attenzione perché nessuno può conoscere quali siano i reali intendimenti dei protagonisti e, magari, il futuro stabilirà che ogni mia parola è stata vana.

P.S. Con questo pezzo spero di aver risposto a un interessante scritto del Collega Bloggher Marco Imbimbo dal titolo SarriOut: Pirlo alla Zidane, Esigenza o eccesso?