Ciao a tutti, mi chiamo Pietro Pastore ma tutti mi chiamano Piero .Sono nato a Padova il 3 aprile 1903. Fin da piccolo avevo un carattere esuberante tanto che a 12 anni decisi di scappare di casa per andare a combattere per la mia patria a Bassano del Grappa. Mi seguì anche un mio amico che però fu ucciso dallo scoppio di una granata. Una volta tornato a casa iniziai a giocare a calcio con mio fratello Vito nella squadra di casa ,il Padova. Io in attacco e lui in porta, uno spettacolo. Purtroppo sembrava che una maledizione mi perseguitasse, infatti durante una partita in un azione di gioco mio fratello rimase esanime a terra e non ci fu più niente da fare. Una tragedia, un ragazzo morto per una partita di calcio,assurdo!

Il lutto che colpì la mia famiglia fece sì che i miei genitori mi proibirono di continuare a giocare a calcio, per cui mi iscrissi in palestra per fare pugilato, ma capì molto velocemente che non fosse il mio sport e dopo aver fatto passare un po' di tempo riuscii a convincere i miei genitori a ritornare a giocare a calcio nel Padova. E' così che a 18 anni esordii in prima divisione e collezionai 4 presenze. L'anno successivo feci una presenza in più ma finalmente riuscì a segnare, addirittura 3 reti. Come dimenticare la mia prima rete sul campo della Novese, addirittura decisiva per la vittoria, con un assist di Antonio Busini, che riuscì ad arrivare fino alla Nazionale e poi due reti contro il Savona sia all'andata che al ritorno.

Purtroppo per i miei genitori il calcio era solo un divertimento e nulla più, non lo consideravano un'attività che avrebbe potuto essere il mio lavoro in un futuro prossimo. Quando la Juventus, reduce da un'annata non molto positiva, mi contattò per un mio passaggio nelle sue fila, dovetti inventarmi qualcosa per giustificare il mio trasferimento a Torino. Fortunatamente mi venne in mente di dirgli che la Fiat mi aveva offerto un lavoro e che quindi mi dovevo trasferire, cosa poi non lontana dal vero. Quando entrai nello spogliatoio per la prima volta fu un'emozione grandissima essere a contatto con giocatori come Combi o Rosetta che già erano nel giro della Nazionale e che di lì a pochi anni sarebbero diventati campioni del Mondo. Nel mio primo anno faccio benino 5 reti in 15 presenze e la Juventus arriva quinta anche a causa delle tre sconfitte a tavolino a causa di un trasferimento non regolare di Rosetta dalla Pro Vercelli.

La stagione successiva 1924/25 sembra iniziare meglio perchè dopo due partite a bocca asciutta inizio a segnare 2 gol contro il Milan, 1 contro il Mantova e 1 contro il Bologna, ma proprio sul più bello la sfortuna si accanisce ancora contro di me...mi rompo il ginocchio. Infortunio grave per l'epoca. Mi rimangono due alternative: smettere di giocare o provare un'operazione a quei tempi non ben collaudata. Scelgo questa seconda possibilità e i medici riescono a farmi tornare su un campo di gioco dopo 5 mesi pronto per giocare le ultime 5 partite e proprio nell'ultima contro il Derthona segno anche una doppietta. Il campionato 1925/26 è quella della mia esplosione , finalmente sto bene e la sfortuna sembra avermi abbandonato. Segno 20 reti in 16 partite nel girone preliminare che permette alla Juventus di arrivare prima e andare a giocare il girone finale. Qui in semifinale incontriamo i campioni in carica del Bologna. E' un sfida tiratissima che si chiude con due pareggi e la necessità della bella che vinciamo per 2-1 con un mio gol. Rimane solo la finale con l'Alba Roma, che vista anche la differenza di qualità fra girone Nord e girone Sud , travolgiamo con 7-1 e 5-0 con 5 miei gol fra andata e ritorno. Siamo campioni d'Italia.

L'anno dopo vinciamo nuovamente il girone, ma in quello finale veniamo sconfitti due volte nelle prime quattro partite, per cui il sogno della riconferma finisce presto. Rimane però ancora da giocare il derby con il Torino, ancora in corsa per il campionato. Pochi giorni prima della partita gira voce nello spogliatoio che qualcuno di noi si sia messo d'accordo con i dirigenti della squadra granata per perdere..allora per arrotondare un po' decido di scommettere sulla nostra sconfitta, che effettivamente avviene. Dopo la fine del campionato scoppiò lo scandalo: Allemandi avrebbe venduto la partita ,per cui fu squalificato a vita ; io invece fui condannato a pagare una multa... peccato aver chiuso l'annata così anche perchè nel girone finale ero tornato a segnare ben 8 reti in 7 partite e avevo ricevuto la prima convocazione per la Nazionale B.

A causa dello scandalo la Juventus non mi volle più per cui decisi di passare al Milan, una squadra che non era più ai fasti del primo decennio. Faccio un campionato discreto con 13 reti in 31 partite e riusciamo ad arrivare anche al girone finale. La sorpresa più grande però fu la convocazione per la Nazionale che doveva partecipare alle Olimpiadi di Amsterdam. Non giocai nemmeno una partita ma mi divertii molto. Attorno all'albergo dove alloggiavamo c'erano sempre tante belle ragazze bionde e fui colpito da due di loro che sembravano sorelle, in realtà scoprii che erano madre e figlia. Forse diventai vanitoso con i miei compagni, tanto più che trovai una rosa rossa appoggiata sul letto dove dormivo. Ogni sera prima di andare a letto la baciavo e la mettevo sotto il cuscino pensando che fosse un regalo di una delle due ragazze. Ma la sera prima di tornare in Italia trovai sotto il cuscino non più la rosa ma un topo con una coda lunghissima. Scoprii così che il mio compagno di stanza, il livornese Magnozzi in combutta con gli altri mi aveva organizzato un bello scherzo!

Iniziai una nuova stagione ancora al Milan, campionato 1928/29, con grande entusiasmo e tutto questo si vide in campo dato che segnai 27 reti su 29 partite e riuscimmo così a qualificarci alla serie A a girone unico che sarebbe iniziata l'anno successivo. A fine stagione fui invitato dal Brescia a fare una tournèe negli Stati Uniti. Fu una grande avventura perchè partimmo dal porto di Genova a bordo del transatlantico Duilio, mi ricordo ancora il nome e dopo dieci giorni di navigazione arrivammo a New York. Giocammo 9 partite e io partecipai a 5 segnando 5 reti, ma la cosa più incredibile è che un responsabile della Paramount, famosa casa produttrice di film, mi chiese di fare un provino. Due anni prima circa era morto Rodolfo Valentino e dicevano che io gli rassomigliassi molto. Insomma potevo entrare nel mondo degli Studios americani, della fama e anche di tanti soldi, ma io ero ancora legato al calcio, anche a livello contrattuale, per cui decisi di tornare, ma la cosa mi aveva colpito e quindi chiesi al Milan di cedermi alla Lazio in modo tale da poter essere vicino agli studi di Cinecittà e di poter così avviare anche una carriera come attore.

Quando mi fu proposto di prendere parte al film di Alfred Lind “Ragazze non scherzate” accettai e subito dopo partecipao anche nella “Leggenda di Wally” uno degli ultimi film muti della storia. Per quanto riguarda la parte sportiva me la cavavo ancora segnando 23 reti in due anni alla Lazio. Nella stagione 1931/32 però ritornai al Milan e mi dedicai completamente al calcio segnando 13 reti in 30 partite e portando la squadra al quarto posto in classifica. Ma il richiamo del cinema ormai era troppo forte quindi decisi di tornare nuovamente a Roma alla Lazio. Ma non tutto andò bene questa volta perchè si aprì un contenzioso tra Milan e Lazio per il mio trasefrimento e dovetti rimanere fermo per più di metà campionato, ma in compenso presi parte al mio primo film come protagonista principale , che putroppo rimarrà anche l'unico, “Acciaio” alla cui sceneggiatura avevano partecipato Pirandello e Mario Soldati.

Finalmente a febbraio ripresi a giocare, ma qualcosa si era spento in me, non ero più l'attaccante di prima tanto che in due anni di permanenza alla Lazio giocai solo 18 partite. Provai poi a passare alla Roma ma anche qui erano più le volte che non ero convocato che quelle in cui scendevo in campo tanto che arrivai a racimolare 4 presenze. La mia carriera cinematografica procedeva ma non come sperassi. Avevo partecipato ad altri film ma solo in parti minori e quando decisi di appendere le scarpette e dedicarmi di più al cinema la situazione non migliorò più di tanto anche se partecipai a pellicole famose come “Vacanze Romane”,”La corona di ferro”, “Barabba” e alcuni film con Totò. Insomma forse ero stato troppo bello per giocare a pallone, ma non così bravo per essere una star del cinema