Con questi articoli mi piacerebbe mettere a conoscenza i tifosi rossoneri e non solo, in particolar modo i più giovani, ma anche quelli più avanti con l’età, delle storie di giocatori che furono molto importanti per il Milan facendogli vincere campionati, coppe, e comunque distinguendosi, ma che con il passare del tempo si sono sbiadite fino ad essere quasi dimenticate.

Il primo che voglio ricordare è LOUIS VAN HEGE, il cannoniere principe negli anni precedenti la prima guerra mondiale.
Nasce a Uccle in Belgio l’ 8 maggio 1889, alto 1,68 e 70kg, tirò i primi calci nella squadra belga dell’Union St.Gilloise, squadra della periferia di Bruxelles, tutt’ora esistente e tornata quest’anno nella massima seria, con la quale vinse due campionati
Qui rimase fino al 1910, quando il Milan, grazie al presidente e industriale Pirelli decise di ingaggiarlo, facendolo esordire in un Genoa-Milan 0-3 dove segnò una doppietta.
La scoperta di Van Hege avvenne grazie al fatto che l’Union St. Gilloise fosse stato invitato dal Milan per una amichevole che si tenne all’arena di Milano, dove i belgi si imposero nettamente per 2-0. Nella formazione in realtà non appariva il suo nome, non sappiamo se era assente per infortunio oppure fosse stato indicato con un nome sbagliato; sta di fatto che questa partita costituì lo spunto per il suo acquisto e per quello di due suoi altri due compagni di squadra: Max Tobias (che diventerà anche capitano del Milan) e Roger Pierard che invece tornò presto in patria.

Il Milan crebbe di prestigio e fu invitato a moltissime amichevoli per sfoggiare il suo grande acquisto, che si dimostrò sempre a un livello eccezionale, ad esempio quando segnò 7 reti contro il Bologna nella partita inaugurale del campo felsineo o quando fu applaudito a scena aperta durante una tournè in Belgio dai tifosi avversari del Rc Halinoi
Grazie a un dribbling  che lo rendeva imprendibile malgrado un fisico non certo da corazziere, il “pallido saettante”, soprannome che gli dettero i tifosi, realizzò uno score impressionante in 5 campionati con 92 presenze segnò 98 reti, che gli permettono di essere tuttora all’undicesimo posto ALL TIME fra i marcatori rossoneri.

Oltre a segnare, faceva esaltare anche i suoi compagni di reparto a cui forniva assist a ripetizione (insomma, un po' come un Ibrahimovic dei bei tempi). Divenne uno dei giocatori più popolari grazie anche alla sua cinquina contro la Juventus in Milan-Juventus 8-1, tanto da aggiudicarsi nel 1915 anche il trofeo “Footballer dell’anno” istituito dalla Gazzetta dello Sport in base ai voti ricevuti dai lettori, una sorta di pallone d’oro dell’epoca.

Fu anche capitano del Milan
Van Hege era un impiegato della Pirelli e la leggenda narra che quando doveva allenarsi al campo dell’Acquabella uscisse dall’ufficio in giacca e cravatta e si mettesse a correre senza mai fermarsi dietro il tram che riportava a casa i suoi colleghi.
Allo scoppio della prima guerra mondiale fu costretto a tornare in patria per arruolarsi, abbandonando in lacrime i compagni di squadra ….“sullo scudo di Milano che ornava le strisce rossonere colavano le lacrime”, si leggeva nei giornali dell'epoca.
Torna nel 1917 in Italia con una selezione belga un po’ improvvisata per due partite a scopo benefico contro il Milan e contro la Nazionale Italiana disputata al campo di Viale Lombardia a Milano persa per 4-2.
Alla fine del conflitto decise di rimanere in patria, dove diventò rappresentante della Pirelli in Belgio, continuando a giocare a calcio questa volta con l’Anderlecht, insieme a due suoi compagni di squadra rossoneri, fra cui Venerino Papa, per tornare poi alla fine della sua carriera nell’Union St. Gilloise dove continuò a dimostrare di non aver perso il fiuto del gol realizzando 76 reti in 104 partite. Riuscì a vincere nel 1920 con la Nazionale Belga, con cui conterà 12 presenze e 3 gol, la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Anversa.

Parteciperà altre due volte alle olimpiadi, nel 1924 arrivando nono e alle olimpiadi invernali di Lake Placid del 1932 nel bob a 2 insieme a  Max Houben arrivando ancora nono.
Non dimenticò mai il suo Milan e morì a Uccle il 24/06/1975