Ciao Herbert, non so se ci fossimo conosciuti se saremmo diventati amici, ma sicuramente ci avrebbe unito una grandissima passione, l'amore per il Milan. Le decine di milioni di tifosi devono principalmente a te se ogni domenica si avvolgono in sciarpe rossonere o sventolano bandiere piene di trofei vinti. Non c'è angolo del mondo dove il nome Milan non sia conosciuto, e tutto questo lo hai creato tu.

Eri l'ultimo nato di una famiglia di nove figli, si dice che ciò accadde nel retrobottega della macelleria di tuo padre al numero 129 di Mansfield Road, oggi numero 191, e avesti un'infanzia abbastanza tranquilla, potendo studiare e apprendendo un mestiere nel settore tessile.
In quei tempi nel Regno Unito si stava diffondendo a grande velocità, soprattutto fra i giovani, un nuovo sport, il football ed anche tu ne fosti entusiasta tanto che già a 13 anni facesti parte di una piccola squadra che già dal nome, Garibaldi, avrebbe anticipato inconsapevolmente il tuo futuro. Giocasti solo da dilettante e nel 1891 decidesti di trasferirsi in Italia a Torino, insieme ad altri colleghi, accettando la chiamata dell'industriale tessile Bosio per motivi di lavoro. Decidesti subito insieme ai tuoi amici di fondare l'International Football Club di Torino, la prima vera squadra di Torino con presidente Luigi Amedeo Duca d'Abruzzo e con i colori sociali giallo, bianco e nero. Le prime partite fecero capire quanto in Italia fosse ancora sconosciuto il tuo football: non c'era l'arbitro e ogni tanto scendeva qualcuno del pubblico a giocare nelle squadre avversarie finendo le partite anche 11 contro 18/20.
Passasti poi alla F.C. Torinese con cui disputasti due finali del campionato, entrambe perse, contro il Genoa e fu proprio da queste due esperienze negative che una sera in un bar, insieme anche ad alcuni amici, decidesti che avresti fondato una nuova squadra che avrebbe interrotto l'egemonia genoana.
Nel 1898 ti trasferisti a Milano e qui insieme al tuo amico Davies e insieme ad appassionati anglo italiani del gioco del football, conosciuti frequentando l'American Bar, fondasti il 16 dicembre 1899 in una sala dell'Hotel des Anglais, oggi Principe di Savoia, il Milan Football & Cricket club
Facesti quasi tutto tu, a comunicare dall'outfit, come si dice adesso, della divisa, i colori sociali e anche il simbolo. "Saremo una squadra di diavoli"...."Red as fire, black as fear...".
Fin da subito diventasti uno dei giocatori più importanti, non solo del Milan, ma del calcio italiano dell'epoca. Inizialmente attaccante, con il passare degli anni arretrasti il tuo ruolo a centrocampo e poi in difesa. Fosti un esempio di professionalità per tutti e riuscisti a condurre il Milan per ben 3 volte allo scudetto. Inflessibile con compagni e avversari e indulgente con te stesso, cosa che ti porterà a una morte precoce.

Il tuo attaccamento alla squadra è testimoniato da un aneddoto in cui si racconta che nel giorno del tuo matrimonio nel 1905 scappasti a Genova per un incontro di calcio fra una rappresentativa italiana (una mista Milan-Genoa) e il Grasshoppers. Colpito da un calcio in faccia, tornasti da tua moglie,  per la prima notte di nozze, con il volto completamente tumefatto.
Un altro aneddoto dell'epoca dei primi del '900 racconta che durante una partita di allenamento, il campo era circondato di ragazzini e uno di questi entrò in campo, prese una rincorsa e calciò la palla lontana. Tu che stavi per battere una punizione ti arrabbiasti e rincorresti il ragazzino prendendolo a calci nel sedere. Quel ragazzino era Renzo De Vecchi colui che alcuni anni dopo sarebbe diventato "il figlio di Dio".

Nel 1908 ti sentisti solo e abbandonato a causa dell'accanimento della Federazione verso gli stranieri, appoggiata anche dalla stampa, in particolare da La Gazzetta dello Sport, e per la scissione da cui era nata l'Internazionale, decidesti di abbandonare, disputando la tua ultima partita sul campo di Via Fratelli Bronzetti contro il Narcisse Sport Montreaux il 12 aprile 1908.
Lasciato il Milan rimanesti per qualche tempo ancora nell'ambiente del calcio allenando la squadra dell'Enotria. Ma gravi problemi di salute ti fecero spengere a Milano il 22 ottobre 1916.

Purtroppo caro Herbert, devo scusarmi con te per il trattamento che hai ricevuto dopo la tua morte... sepolto in una fossa comune per acattolici nel Cimitero Maggiore di Milano, salvato dopo 12 anni da un benefattore e messo in una celletta ossario anonima e dimenticata da tutti. Grazie a Luigi La Rocca è stato possibile, nel 1998, ritrovare le tue ossa e spostarle, grazie anche al Milan, in un luogo più consono, cioè nel Cimitero Monumentale di Milano, ancora però in una piccola celletta nella colombaia, luogo non certo adatto a quello che hai fatto per il Milan e la città di Milano...
Nel 2010 ti hanno inserito nella lista dei più importanti personaggi che hanno fatto grande la città di Milano e ti hanno intitolato una rotonda vicino alla sede del Milan... ma ancora per me è troppo poco per colui che ha creato qualcosa che è quello per cui Milano è più conosciuta nel mondo... per cui spero che chi di dovere, autorità, società e perchè no anche i tifosi agiscano affinchè ti sia data una sepoltura degna della tua grandezza, a fianco di tutti gli altri grandi milanesi.

Scusa se mi sono dilungato ma avevo piacere di far conoscere ai giovani e anche ai meno giovani tifosi rossoneri la tua storia che in parte poi è anche la nostra. La storia di un uomo che legò la sua vita al Milan e che lo rese grande.
Non ci sono parole per dirti grazie, l'unica cosa che possiamo fare è stringerti in un abbraccio virtuale di 95 milioni di persone che amano il tuo Milan e che ogni domenica si ricordano del tuo motto "rossi come il fuoco e neri come la paura che incuteremo agli avversari".