Arturo era uno dei miei quattro gatti che con mia moglie abbiamo nel nostro appartamento. I gatti mi sono sempre piaciuti fin da piccolo, purtroppo però mia madre era allergica e quindi "lo potevo avere" solo nei periodi di vacanza quando adottavo un gatto randagio per 2/3 mesi, giocando con lui nel giardino della casa in campagna, sfamandolo e poi purtroppo abbandonandolo al rientro in città. 
Il mio primo vero gatto è stato Gioacchino, anche lui gatto di strada, che mi fu regalato dai miei dipendenti.
Un gatto diffidente che aspettò quasi nove mesi a saltarmi in collo, dopo di che diventai il suo riferimento, il solo da cui si faceva avvicinare e di cui aveva fiducia.
Anche mia moglie è amante dei gatti e quindi, quando ci siamo sposati, abbiamo deciso di prenderne uno. Poi nacque nostra figlia e non vuoi prenderle un cucciolo con cui imparasse a rapportarsi con gli animali e con cui giocasse? Fu proprio un cucciolo di persiano di nome Ron che ci portò Arturo in casa.

Ron era un gattino di sei mesi, quando scoprimmo che aveva un grave difetto al cuore, provammo a curarlo in tutti i modi ma dopo tre mesi lo trovammo morto. Potete immaginare la disperazione in casa e quella di mia figlia che all'epoca aveva otto anni. Decidemmo dopo poco quindi di prendere un altro cucciolo di persiano e lo andammo a vedere dall'allevatore. Era l'ultimo rimasto e la prima immagine che mi ricordo di lui è accovacciato vicino alla mamma che sembrava l'avessero imbevuto nel gel, tanto l'aveva leccato. Aveva la forma di un otto con un bel pancino tondo. Lo prendemmo e lo portammo a casa.

Di lì a poco ci accorgemmo che Ron non era molto atletico, insomma era un gatto atipico: non riusciva a saltarci in collo ma l'unico suo modo era di arrampicarsi con le unghie sulle nostre gambe, soluzione sinceramente molto dolorosa. Fortunatamente riuscimmo a fargli capire alla fine che non ci piaceva molto e allora lui decise di appoggiarsi con le sue zampe davanti sulle nostre gambe per farsi prendere.
La sua giornata in effetti non era molto stressante: dormita, mangiata, coccole, dormita, mangiata e ancora coccole.
Aveva un certo caratterino, abbastanza egocentrico (non potevi pensare di fare le coccole ad un altro gatto se prima non le facevamo a lui), poco ansioso, tanto che tutto ciò che gli avveniva intorno non poteva riguardarlo di meno. Per questo dicevo che sarebbe vissuto a lungo, stress zero.

Purtroppo però quest'anno all'età poco più di quindici anni ci ha lasciato improvvisamente, ma nel momento in cui sentiva di stare male ci è venuto a cercare, sbattendo ovunque, cadendo e rialzandosi, non so se per cercare aiuto o per salutarci.
Poi una volta arrivato, ha deciso che era il momento di lasciarci e in pochi secondi se n'è andato.
Non era il mio gatto, io ne preferivo altri, ma il vuoto che mi ha lasciato è stato enorme e tutt'ora a distanza di mesi, mentre scrivo questo articolo, ho gli occhi pieni di lacrime.
Mi sembrava giusto ricordarlo come un gatto geloso, egocentrico, ma a cui ho voluto un gran bene anche incosapevolmente: insomma era il mio peloso...