C'era una volta in un castello incantato venti ragazze, ricche, belle, adulate da tutti che spendevano e spandevano senza limiti. I loro nomi erano famosi in ogni angolo del mondo e tutto sommato non erano interessate a guardarsi intorno, ad aggiornarsi e migliorarsi perchè credevano che quella situazione non avrebbe avuto mai fine.
Il tempo però passava e le loro ricchezze iniziavano a diminuire e anzi alcune di loro per sopperire alla loro decadenza si erano abbassate ad atteggiamenti degni di furfanti. Anche il castello non era più quello luccicante di una volta, si iniziavano a vedere delle crepe sulla facciata, erbacce nei giardini e polvere sulla mobilia.
Anche le ragazze con il passare del tempo avevano perso la loro bellezza e iniziavano a comparire sulla loro faccia le prime rughe tanto che i corteggiatori che prima facevano la fila per incontrarle erano sempre più sporadici perchè preferivano andare a visitare altri castelli in Spagna e in Inghilterra meglio mantenuti e più fascinosi.

Questa potrebbe essere la favola del calcio italiano: dominatore dai primi anni '80 fino alla fine dei '90 e poi una lunga decadenza fino ad oggi quando il mercato di gennaio ha sancito la crisi profonda del nostro calcio.
Nessuna squadra italiana è rientrata nella classifica delle squadre che più hanno in questa campagna acquisti. Solo una, la Fiorentina ha speso più di 10 milioni, due più di 5 (Spezia e Udinese) e il Lecce più di due il resto, 15 squadre, sotto il milione.

Impressionante è il confronto con il resto d'Europa, a partire dall'Inghilterra che piazza addirittura dieci squadre fra le prime undici della classifica con al sedicesimo posto addirittura il Burnley , squadra di seconda divisione inglese e al quarto il Bournemouth attualmente terz'ultima in Premier cha ha uno stadio poco più di 11000 spettatori.
In testa c'è il Chelsea con più di 327 milioni spesi, cifra impressionante se lo rapportiamo ad esempio ai ricavi del Milan poco sopra ai 260 milioni annui!
Nelle retrovie c'è un po' di Francia con Marsiglia, Llorent, Lione e Nizza, Potogallo con il Benfica, Turchia con il Fenerbahce, Belgio con il Gent e Germania con il Borussia Dortmund.
Questo testimonia una forbice fra la premier e la serie A che si sta ampliando sempre di più grazie a diritti televisivi faraonici, possibilità di fare contratti per 8 anni invece che 5, stadi di proprietà, merchandising venduto in tutto il mondo,proprietà facoltose e top manager. Ma iniziamo a perdere le distanze anche dalla Ligue 1 dove iniziano a fruttare gli ingenti investimenti nel settore giovanile che stanno sfornando campioni o quanto meno buoni giocatori che poi vengono venduti in tutto il mondo arricchendo le casse delle società transalpine.

La Spagna pur non operando a gennaio e comunque risentendo della competizione con la Premier rimane comunque lontana: le possibilità di spesa di un Real , di un Atletico sono ancora lontani anni luce dalle nostre squadre.
Leggendo in modo diverso la classifica però bisogna sottolineare il fatto che le squadre italiane finalmente sembra abbiano capito che si può spendere sul mercato o negli stipendi una percentuale di quello che incassano e che non è il più il momento degli acquisti di Ronaldo o di stipendi da decine di milioni.
Questo potrebbe essere il primo passo verso il risanamento e per rivedere una luce in fondo al tunnel. Ci vorrebbero poi nuove idee e non scimmiottare la premier senza però averne le basi, proporre un prodotto nuovo assicurandosi anche chi trasmette le partite sia in grado di farlo. Infine combattere compatti contro la burocrazia statale e non che impedisce la costruzione di stadi adeguati e confacenti alle richieste dei tifosi del 2023.

Quindi bisogna che il calcio italiano si trasformi una formichina che a piccoli passi risalga il precipizio da dove è precipitato, lasciando per il momento cantare le cicale perchè l'estate è lunga, ma prima o poi arriverà l'inverno.