Alzi la mano chi di voi considera Marco Branca tra i grandi direttori sportivi viventi. I più giovani, forse, neanche lo ricorderanno, nonostante abbia vinto 4 scudetti di fila, varie Coppe, italiane e internazionali, fino alla Champions League e al Campionato del Mondo per Club. Ma neanche un tifoso adulto come me lo ricorda tra i più grandi direttori sportivi viventi: trattasi certo di un professionista di livello che ha ottenuto ottimi risultati, ma sarebbe azzardato attribuirgli meriti eccessivi per i successi dell’Inter di fine anni Duemila. Troppo peculiare il momento storico in cui si è affermato: pochissimi avversari in Italia, una superiorità economica schiacciante, la possibilità di togliere alle principali concorrenti, prima la Juve e poi la Roma, uno o due giocatori di livello ogni anno. L'Inter aveva a disposizione un budget enorme e in costante crescita, che però, dopo la vittoria della Champions, si è tradotto in una voragine di bilancio di cui, dopo un decennio, l’Inter paga ancora le conseguenze.

Purtroppo è molto immaturo, come tipico degli italiani e dei popoli neolatini più in generale, credere che sia il raggiungimento di un traguardo a fare la felicità. L’Inter ha pagato a carissimo prezzo l’ossessione per la Champions e così sta avvenendo alla Juventus. Nel tentativo disperato di stare dietro alle grandi d’Europa, la Juventus ha fatto di necessità virtù, basando il proprio bilancio sui parametri zero e su una girandola di plusvalenze, molto spesso legata alla compravendita di giovani di belle speranze, ma sostanzialmente delegando ai procuratori la gestione delle proprie campagne acquisti. Da questa necessità continua di alzare l’asticella senza investimenti massicci della proprietà, è derivato un aumento esponenziale delle commissioni di intermediazione e del monte ingaggi (un alto ingaggio è l’unico modo per allettare i giocatori di livello a scegliere la Juve rispetto ad altre squadre più ricche e potenti). Con una grande, enorme debolezza: la necessità di piazzare ogni anno costosissimi esuberi, senza riuscire e venderli ad un valore di mercato pari o superiore a quanto investito.

La Juventus ha lanciato tre regole principali nella gestione societaria: tante plusvalenze coi giovani, perché così si aggiusta formalmente il bilancio; i parametri zero più anziani vanno via a zero, perché si risparmia sul lordo degli ingaggi; il prezzo degli esuberi della Juventus, anche di livello, è sostanzialmente il valore iscritto a bilancio (ad esempio, ogni squadra che si avvicina oggi a Higuain sa che bastano, tra impicci e imbrogli, 36 milioni di euro). Raramente un euro in più. Ma dovendo ricorrere a queste strategie finanziarie, motivate anche dalle particolari regole delle società quotate in Borsa, la dirigenza juventina ha tradito il principale insegnamento di ogni grande squadra della storia del calcio: la continuità. Massimiliano Allegri è stato funzionale a questo progetto: un po’ la sua tendenza a ritenersi l’unico incedibile, un po’ la tendenza a stridere con tutti i giocatori di maggiore carattere, hanno favorito un turnover senza soluzione di continuità, fino alla hybris definitiva dell’estate scorsa, che non a caso ha partorito una Rivoluzione. Toccare la difesa più forte del decennio.

Fui tra i pochi a scrivere della follia dell’operazione Higuain-Caldara-Bonucci. E i fatti mi hanno dato ragione: il valore di Higuain e di Bonucci è vertiginosamente crollato, con gravi danni economici e tecnici per giocatori e squadre, e il povero Caldara, all’epoca titolare in pectore anche della Nazionale, non si è praticamente più visto su un campo di calcio. Leonardo, uno degli uomini più fortunati al mondo, non è più al Milan. Marotta non è più alla Juve. Insomma, una specie di Caporetto del mercato, che però moltissimi commercialisti da tastiera definivano un capolavoro finanziario. Quanto mi fa sorridere leggere che "il Milan sarà costretto a riscattare Higuain perché ha pagato 18 milioni di prestito, anche se Paratici non è riuscito a inserire l'obbligo di riscatto". In realtà, il calcio c'entra fino a un certo punto con la finanza: altrimenti in Europa avrebbero vinto Manchester City e Paris Saint Germain. Ragione per la quale il sesto senso, che mi diede ragione l'anno scorso, mi spinge a dire a tutti i tifosi bianconeri: Lukaku è un’operazione pericolosa. Non serve tecnicamente a nulla alla Juventus, nei numeri e nei valori tecnici non assicura nulla più dei giocatori in rosa o di qualche giocatore italiano con numeri simili.

E' un investimento fuori scala e legato essenzialmente alla necessità di muovere il bilancio e fare mercato per mantenere buoni rapporti con i procuratori, oltre che alla difficoltà di fare ottime operazioni in uscita. Se però fosse vero che il conguaglio sia a favore dello United (ovvero Dybala più soldi o Dybala più Mandzukic) dobbiamo iniziare a pensare se ci aspetta la fine dell'Inter o se è il caso, dopo aver cambiato ogni anno quattro o cinque giocatori, cambiare chi fa mercato. Perché, lo sappiano gli juventini fuori dal Raccordo Anulare, che al momento state a giocà coi sordi de Zio Arduino (ovvero coi buffi) e prima o poi il vento cambia e il bilancio reclama. Non ci dimentichiamo che l'Inter vinse la Champions vendendo Ibrahimovic per Eto'o e soldi: quindi vince meglio chi spende molto e bene, di chi spende tanto e sempre. Un ultimo avvertimento ai commercialisti con sciarpetta e tastiera: il boom del merchandising al momento ha un nome e cognome, Cristiano Ronaldo, che è sotto contratto fino a giugno 2021. Poi, se non rinnova, rimangono i buffi de Zio Arduino.