Ieri mattina mio figlio mi dice "Papà, hai raccontato tante storie di altre persone del calcio. Perchè non mi racconti la tua?". Così gli rispondo "Figlio mio, ma io non sono stato un calciatore di grandi livelli, ho giocato nelle serie minori", lui "Non importa, raccontamela". Così ho aperto il libro dei miei pensieri e iniziato a raccontare...

Era il lontano 1986 quando mio padre un bel giorno mi porta su un campo di calcio, dove c'erano tanti altri bambini come me, alcuni anche più piccoli. Arrivati al bordo del campo si presenta un signore che, al quale mio padre gli dice "Questo è mio figlio, vuole fare il calciatore", così dopo aver visto la mia stazza, che per un bambino di quell'età era pressapoco più alto, disse "E' perfetto per giocare come difensore centrale!". Così, dopo che mio padre mi iscrisse alla scuola calcio, mi addentrai nello spogliatoio pochi giorni dopo, indossando maglia, pantaloncini, calzerotti (calzettoni) e scarpini, ed entrai per la prima volta in un campo di calcio.

Il primo giorno mi fu data sotto lauto compenso per iscrizione di 250 mila Lire; Tuta felpata d'allenamento, tuta acetata per presentarsi alle partite, cappelletto invernale alla Mazzone, e sciarpa del club. Ricordo che la nostra divisa ufficiale vestiva i colori del blu che dominava gran parte della maglia, con i bordi e pantaloncini color rosso, calzettoni blu. Non ho molti ricordi vivi di quelle prime stagioni, ricordo invece che dal 1990 ogni singolo momento entrò di diritto nei miei ricordi...Papà non potevi ricordare, eri poco più di un appena nato....No, ma quasi...hahahahaha. Così l'allenatore vedendo la mia altezza, che al confronto degli altri spiccava di parecchio, mi disse "Tu giocherai come Stopper!". Stopper, ma che ruolo è papà? Ah, dimenticavo...Lo Stopper è il difensore centrale di oggi, al tempo si chiamava anche Stopper...Quindi uno che blocca l'attaccante? Si, quello che lo contrasta, per dirla tutta. Così ricordo che inizialmente ero preso a puntare l'avversario, ma per lo più delle volte gli colpivo le gambe, tanto da sentirmi sgridare spesso da mio padre che era fuori dal campo "Non devi dargli i calci, ma prendere il pallone!", e con lo sguardo vedevo tanti papà che fischiavano, perchè forse chiedevano i falli, che certamente c'erano, ma da bambini i falli erano fischiati un pò alla carlona... Chi è Carlona? hahahahaha, no carlona è per dire che certi falli erano presi un pò per gioco e non per vero motivo di essere fischiati.

Così gli anni 80 volarono via come nulla, ero pian piano cresciuto, svezzavo ancora su tutti in altezza, se pensi che se la media altezza era di 1,35-1,40 io ero già 1,50 e avevo poco meno di 10 anni. Eri già così alto? E si, ero il 'gigante' della squadra. Così arrivarono gli 11 anni, e il mio presidente mi chiese se volevo giocare in porta, visto che il nostro portiere, non sarebbe più potuto venire a giocare, visto che il papà gli aveva detto che doveva pensare allo studio, che per seguire il calcio, lo aveva lasciato con dei brutti voti. Ecco che quindi mi venne cambiata la divisa, maglia e pantaloni lunghi neri e un paio di guanti comprati da papà di colore bianchi con venature rosse. Portiere! Si, alla fine serviva ed ero il più alto, certo mi sarei dovuto allenare, non avevo mai giocato in porta neanche tra gli amici. L'allenamento del portiere tolta la corsa di gruppo, è pressapoco solitaria, non c'era l'allenatore, ma un altro allenatore, quello dei portieri, quindi lui lanciava la palla ed io anche da seduto la dovevo prendere, e sapessi che dolori ai talloni, quando dovevo prendere da seduto la palla lanciata alle mie spalle...

Così la stagione 1992/1993 fù la mia prima da portiere, e che stagione! Finimmo secondi in classifica, dietro la Roma, che era di un altro pianeta...La Roma? Certo della mia età, dove giocava Francesco Totti. Cosa!!! E già proprio quel campione che abbiamo ammirato per anni su i campi di tutto il Mondo. Poi nella stagione 1995-1996, finimmo in una finale di un torneo dove riuscii a parare ben 5 rigori, ma la sorte volle che la mia squadra li sbagliò tutti, tra cui proprio io che quando mi trovai davanti al dischetto le mie gambe fecero 'giacomo, giacomo' e tirai al lato sinistro del portiere, che segui il pallone che usciva e intanto alzò le braccia al cielo per festeggiare, mentre io mi sciolsi in un mare di lacrime. No...avete perso la finale e tu hai sbagliato il tiro decisivo? E, si, purtroppo, ma non essendo rigorista, fui spedito dall'allenatore a tirare, e dovetti accettare per forza la richiesta. Quindi per la delusione, decisi che il mio ruolo non sarebbe più stato il portiere, così dopo averlo comunicato all'allenatore, la mia ferma volontà di non voler più giocare in porta, venni accontentato e mi cambiò ruolo, divenendo un terzino sinistro, ma in panchina. Già, tanto mi era costato l'abbandono alla porta, che nel frattempo era stata ricoperta da un altro. Hai lasciato un posto da titolare, per andare a fare la panchina? Ma no, mi ero stancato di giocare in porta, quindi se mi avessero detto di no, avrei cambiato squadra. Ho capito...Quindi? Ehi, vai di corsa? No! Ok, quindi ripartiamo da qui...Ero una riserva, già, ma non ero uno che si lasciava cadere e accettava la panchina. Così un bel giorno, mi presentai all'allenatore e gli dissi "Mister, se sono di troppo, cambio squadra". Ero deciso a volermi giocare un posto da titolare, ma siccome chi giocava era il figlio di un amico dell'allenatore, allora andai dritto al sodo. Ti eri arrabbiato papà? No, non accettavo che giocavano sempre gli stessi. Così, la partita dopo, venni inserito in campo da titolare, l'altro che giocava titolare non la prese bene. tanto che il padre non lo portò al campo nemmeno per fare presenza. Giorni dopo venimmo a sapere che il padre non aveva digerito l'esclusione del figlio, tanto da litigare con l'allenatore, cosa che la società non tollerò e strappo il cartellino del figlio. Ero a tutti gli effetti l'unico terzino sinistro della squadra, questo beneficiò e non poco, in una stagione mi ero imposto e molte società avevano chiesto il mio cartellino. E che squadre ti avevano chiamato? Erano tutte squadre di Roma, ma non ero interessato ad andare via, quella era la mia squadra, e volevo difendere i suoi colori, ma anche la società, che rifiutò addirittura una somma cospicua, a loro dire, pur di non farmi andare via. Così arrivammo alla stagione 1996-1997, dove ci venne consegnata la seconda divisa ufficiale, verde chiaro con cose che sembravano tipo scolatura di vernice gialla che scendeva dall'alto e scendeva fino al centro del busto, pantaloncini e calzettoni verdi chiaro. La stagione fù la prima di un grande inizio. Inizio? Ma non giocavi già da parecchio tempo? Ma non inizio carriera, del mio inizio a 'grandi livelli'. La prima stagione, dopo appena quattro gare di campionato, venni chiamato nella squadra maggiore, diciamo che eravamo la seconda squadra, come la primavera per farci capire, della prima. Si era rotto la tibia il terzino sinistro della prima squadra e quindi venni promosso, la stagione fù spettacolare, vincemmo il campionato, l'anno successivo anche. Poi il ritorno del titolare mi riportò in seconda squadra, dove feci una stagione da 9 reti stagionali, tutte su punizione dalla distanza, nelle quali fui allenato dal tecnico della prima squadra, che nel frattempo era passato alla seconda. Ero soprannominato il 'Roberto Carlos' della squadra, tanta era la potenza delle mie punizioni rapportata alla mia giovane età. Non ebbi mai la fortuna d'indossare la fascia di capitano, già perchè il capitano era il figlio del presidente, guai a toglierla dal suo braccio. Quindi, fino a quando hai giocato? A 19 anni, quando decisi di appendere gli scarpini al chiodo, visto che non essendo stato uno dei tanti fortunati, dovetti cominciare a lavorare, continuando a studiare. Ed ecco la mia carriera. Quindi tu sei il Totti della tua squadra, hai giocato sempre e solo per quella maglia? Si, per ben 14 anni, senza mai tradirla per un altra, certo fosse stato un club grandissimo, sarei andato e avrebbero capito, ma non l'avrei mai scambiata con un altra di pari livello, anche fosse stata leggermente più forte.

Sono passati oramai tanti anni, ma quella maglia me la sento come una seconda pelle, ora ogni tanto sbircio cosa fa tramite il web, ma non c'è più nessuno di quel tempo, oramai sono tutti tra i 40 o poco più, quindi un altro pezzo di vita andato via per sempre, ma che resta fisso nella mia mente. Spero di riuscire a fare la tua carriera papà! La mia carriera? Tu devi fare meglio se puoi, ma prima devi pensare allo studio, perchè la testa deve essere sempre connessa al futuro, poi quel che verrà, verrà, e la carriera da calciatore, se dovesse avvenire, spero sia migliore della mia, di gran lunga.