Quali parole per riassumere quanto avvenuto? Credo che qualunque usassimo non renderebbe l'idea di quanto unico successo. Forse neanche Beppe e Steven credevano che quanto iniziato a fare qualche mese fa avesse per davvero questa conclusione. Non Romelu. Lui dicono che ne fosse convinto. Che da quella più che mai originale intervista di dicembre ne approfittò per fare un "mea culpa" di dimensioni catastrofiche attorno al Chelsea ma che è risultato come il primo passo per un qualcosa che sarà ricordato per sempre.

Durante questo lungo mese questo qualcosa che era pura utopia si è andato realizzandosi. Un sentito grazie e merito va dato anche e soprattutto alla nuova proprietà Chelsea. Che appena acquisita la proprietà dei Blues sono andati subito alla ricerca di una soluzione per un caso che ormai era finito irrimediabilmente per danneggiare il Chelsea sia sportivamente che mediaticamente. Ed effettuati i sondaggi del caso per una soluzione hanno capito che quella soluzione a questo caso era proprio quella di far tornare il Gigante a Casa.
Anche se solo per un anno. Perché nessuno in Europa si è mostrato interessato a credere e ad investire su di lui. In Inghilterra solo Antonio Conte, ora allenatore del Tottenham, ma che fu proprio come ora, l'unico a credere in lui. L'unico a parte l'Inter, ovviamente. Quando da nuovo allenatore dei nerazzurri nel 2019 lo mise come prerogativa inderogabile per la sua prima e se vogliamo unica campagna acquisti ricevuta.
Quando ancora una volta, proprio come allora, nessuno credeva più in lui. Antonio lo avrebbe riaccolto volentieri. E magari ha cercato anche seriamente di convincere il suo presidente a portarlo un'altra volta sotto la sua ala. Ma neanche il suo carisma ed un posto Champions incredibilmente conquistato hanno smosso il Tottenham dal cercare almeno un tentativo per accontentarlo. Troppo grande il fallimento nella sua stagione al Chelsea. Troppi i fallimenti accumulatosi in terra UK da Big Rom. Che lasciò il canale della Manica nel 2019 come un irrecuperabile. E che videro in Conte e nell'Inter come degli allocchi che gli stavano liberando di un peso. Come successo con Ashley Young prima e con Eriksen dopo. Salvo poi capire che gli allocchi erano stati loro. E se con Young la carta d'identità non era più tenera, con Eriksen complice una tragedia auguratamente solo sfiorata, che ha impedito al calciatore di poter giocare ancora in Italia, son riusciti a riparare.
Eriksen é stato preferito al 5 volte Pallone d'Oro CR7 dal Man Utd. Almeno con Lukaku abbiamo potuto recitare il classico ma sempre esageratamente godereccio: "Chi sbaglia paga, e a caro prezzo compra". Seppur molto tristemente per la pugnalata che stavamo ricevendo. Perché pentirsi dopo è sempre facile.
E proprio di qualche giorno fa è stato il comunicato della Curva Nord sul nuovo approdo di Lukaku. Il cuore pulsante della tifoseria nerazzurra che con le sue convinzioni e decisioni non gode della maggioranza di consensi dei tifosi da poltrona (come me).
Io invece non smetterò mai di dire grazie a quei ragazzi che ogni fine settimana rinunciano ad un tranquillo e canonico weekend in famiglia per seguire con amore e passione l'Inter. Dico canonico perché la presenza sugli spalti di San Siro e di ogni stadio d'Italia e d'Europa che giochi l'Inter é "solo" la conclusione di un lavoro che richiede un impegno perenne. Un immenso grazie. Calciatori come Lukaku sono in grado "ahinoi" di fare anche questo. Perché son passati solo dieci mesi da quando "dopo essere stato trattato come un re" giurando un amore eterno che sembrava incredibilmente vero, baciava un altra maglia definendola "una favola".
Difficile dimenticarlo ancora. Difficile dimenticarlo così presto. Qualche altro tifoso spontaneamente appena ha visto semplicemente affacciarsi il suo volto si è sentimentalmente abbandonato. Forse complice uno scudetto perso incredibilmente nel modo lentamente avvenuto. O forse perché, più semplicemente, al "cuor non si comanda".
Ma di una cosa credo siamo tutti d'accordo. L'Inter in campo quest'anno nonostante abbia vinto due trofei e abbia fatto la sua miglior stagione in Champions, da dieci anni a questa parte ha mostrato di non avere più un leader in grado di trascinarla nei momenti più difficili.
É importato tanto. Non è un caso se quel leader, più che leader, era definitito "Re".