La storia dell'Inter è ultracentenaria.
Una storia fatta di cadute e di risalite, di tonfi clamorosi e di imprese epiche.
Una delle domande più frequenti tra gli appassionati, che spesso porta a interessanti scambi di opinione, è la più semplice che vi possa essere: chi è il calciatore più forte della storia di un determinato club? Chi è quello più rappresentativo?
Domanda banale, risposta molto meno.
L'arduo compito che si pone questa serie di articoli è quello di andare a ripercorrere la storia del club meneghino dal Secondo Dopoguerra, con dei premi ideali che verranno assegnati per ogni decennio, e che ci condurranno a decretare (secondo il sottoscritto) chi siano i calciatori e gli allenatori più importanti della storia nerazzurra.
L'assetto è simile alla cerimonia degli Oscar. Per ogni categoria (nel nostro caso, i ruoli) verranno nominati da un minimo di 2 a un massimo di 5 calciatori. Solo uno, però, potrà vincere l'ambita statuetta e partecipare alla «serata» conclusiva in cui verranno assegnati i premi definitivi.
Regole di base: i decenni vengono considerati prendendo come riferimento l'inizio di una determinata stagione. Esempio: se un calciatore (o allenatore) ha militato nel club nella stagione 1979/80 o 2009/10 (per prendere due anni importanti della storia interista), le sue prestazioni verranno valutate riferendosi agli anni '70 o agli anni '00, in quanto la stagione in questione è iniziata nel rispettivo decennio. Chiarito ciò, pronti per un tuffo nella storia? Si parte!

  • ANNI '50

Protagonisti di questo primo articolo sono gli anni '50.
Fu un decennio di splendore per l'economia italiana. Dopo il disastro causato dal secondo conflitto bellico, che aveva lasciato segni devastanti, l'Italia ripartì. Dalle macerie, il Bel Paese fu in grado di rimboccarsi le maniche, andando a gettare le basi di una struttura produttiva e creativa che non ha più avuto eguali nella storia. Grandi marchi nel settore automobilistico e in quello della moda fecero acquisire nuovamente prestigio internazionale ad uno Stato distrutto, mentre in campo artistico, oltre alla nascita del Festival di Sanremo, abbiamo De Sica, Fellini, Sophia Loren, Anna Magnani e tanti altri che rendevano il cinema italiano tra i più quotati nel mondo.
In ambito calcistico, la tragedia di Superga del 1949 segnò l'intero movimento. Il Grande Torino, tuttora considerata la più grande squadra di sempre del calcio nazionale (e non solo), aveva giganteggiato durante gli anni post-Seconda Guerra Mondiale. Dopo quella data, trovarono spazio quelle che la storia denominò col tempo «Tre Grandi». Tra queste rientra l'Inter, che visse questi dieci anni a due marce. La prima fase fu molto florida, con la conquista di due titoli e altrettanti sfiorati. Dopo le vittorie targate Foni, la squadra conobbe un declino non indifferente, che cesserà con l'avvento di Herrera sulla panchina nel decennio successivo.

Per ovvie ragioni, chi scrive non ha vissuto non solo questo decennio, ma anche tanti altri. Per stilare le scelte di seguito esposte, si è basato sui racconti di coloro che, al contrario, hanno potuto godere appieno dei vari periodi storici e, naturalmente, sulle statistiche e sulle storie disponibili ovunque in rete. Per cui, bando alle ciance: inizia qui la cerimonia degli Oscar, con gli Anni '50 protagonisti!

Presentatore: Amadeus
Ospite musicale: Adriano Celentano

  • CANDIDATI MIGLIOR PORTIERE

  1. Giorgio GhezziKamikaze. Questo il soprannome del portiere romagnolo. Un appellativo affibbiato a causa delle sue spericolate uscite. Con la maglia neroazzurra vince i due scudetti 1952/53 e 1953/54 da autentico numero uno. Un amore viscerale per i colori neroazzurri, tanto che nella sua Cesenatico, di cui era originario, diede vita ad una struttura alberghiera che prese proprio il nome di Internazionale, andando poi a creare un altro locale nel quale permetteva a vari intrattenitori e cabarettisti di mostrare i loro spettacoli, contribuendo a rendere la sua cittadina una meta turistica tra le più rinomate tutt'oggi. Celebre la rivalità con Lorenzo Buffon, portiere neroazzurro protagonista all'inizio del decennio successivo.

  2. Enzo Matteucci – Raccolse l'eredità di Ghezzi nel 1957. Fu considerato uno dei migliori di quel periodo, ma la squadra faceva davvero fatica ad emergere.

  3. Narciso Soldan – Nel 1950/51 sfiorò lo scudetto, perso ad una lunghezza di distanza dai cugini rossoneri. Un rammarico, in quanto la squadra non approfittò del negativo finale di stagione del Milan, che aveva dominato fino alle ultime cinque gare di campionato.

WINNER: GIORGIO GHEZZI
Motivazione – Il portiere degli scudetti della rinascita, quattordici anni dopo l'ultima volta. I titoli che hanno permesso di creare un'immagine forte della squadra, prima della definitiva consacrazione nel decennio successivo. Onestamente, sulla sua scelta c'è poco da discutere: il portiere più continuo e quello più vincente. La sua fede nerazzurra mantenuta per tutta la sua vita (morì nel 1990) e il suo attaccamento ai colori, oltre alle prestazioni eccellenti sul campo, lo rendono l'estremo difensore più importante del decennio per distacco.

  • CANDIDATI MIGLIOR DIFENSORE
  1. Giorgio Bernardin – I tifosi della SPAL lo ribattezzarono «Piede di Dio», dopo una rete su punizione contro il Palermo che permise ai ferraresi di mantenere la massima serie nella stagione 1953/54. Dopo quella segnatura, proprio i campioni d'Italia in carica misero gli occhi sul difensore ligure per sostituire il partente capitan Giovannini. La sua prima stagione coincise con una pessima annata per tutta la squadra interista e venne ceduto, prima di ritornare e giocare un biennio su livelli decisamente superiori.

  2. Giovanni Giacomazzi – Autentica colonna difensiva, per otto anni leader del reparto, dal 1949 al 1957, e convocato anche in Nazionale per i Mondiali del 1954. Su di lui hanno poggiato i due successi consecutivi.

  3. Attilio Giovannini – Arrivato già nel 1948, sarà il capitano della squadra vittoriosa dei tricolori. Roccioso difensore, in molti lo reputavano il migliore negli anticipi. Di sicuro, nel suo ruolo, è stato tra i più importanti dell'epoca. Con il suo addio al termine della stagione 1953/54, cominciò il digiuno di vittorie interiste.

  4. Aristide Guarneri – I più lo ricorderanno per essere uno degli elementi della filastrocca più famosa della storia del calcio, ovvero quella che elenca gli undici componenti della Grande Inter degli anni '60. Eppure, Guarneri si fece valere già sul finire degli anni '50: nato terzino, venne impiegato come stopper, e da lì si specializzò in un ruolo che diventerà il suo naturale. Bruciò tutte le tappe, divenendo insostituibile.

  5. Guido Vincenzi – Terzino sicuramente più importante di quei fasti, si guadagnò subito la fiducia di Foni, scalzando Padulazzi dalle gerarchie. Protagonista del secondo titolo, giocherà per un totale di cinque stagioni con la Beneamata. Un brutto infortunio porterà alla sua cessione alla Sampdoria, dove conobbe un periodo di assoluto splendore.

WINNER: ARISTIDE GUARNERI

Motivazione – È stata dura. Un testa a testa con il capitano Attilio Giovannini, che avrebbe senz'altro meritato il premio. Quest'ultimo ha sicuramente vinto e dimostrato il suo valore, ma le cronache dei tempi parlano di un Guarneri che a soli 20 anni si prese la leadership del reparto difensivo interista, mutando il suo ruolo naturale e sbocciando negli anni successivi. A livello tecnico, dunque, la decisione è stata presa in favore di quest'ultimo, che si fregia del riconoscimento di miglior difensore degli anni '50 della storia interista. Per Giovannini, garantito un posto nella top 11.

  • CANDIDATI MIGLIOR CENTROCAMPISTA

  1. Giovanni Invernizzi – Dopo diversi prestiti, entra stabilmente nella squadra neroazzurra nel 1954. Attese il suo momento, riuscendo a convincere sempre di più con il passare degli anni e, addirittura, ad indossare la fascia di capitano. Giocò fino al 1960, ovvero fino all'insediamento di Herrera. Fu poi allenatore... ma questa è un'altra storia (lo vedremo protagonista nella terza puntata?).

  2. Bruno Mazza – Presenza illustre dell'era di Foni, fu impiegato in mediana con risultati eccezionali. In tre stagioni fece il massimo, dimostrandosi un pilastro della compagine.

  3. Maino Neri – Vice di Herrera nei primi anni dell'argentino in panchina, fu prima un centrocampista di sostanza. Anche lui visse la parentesi degli scudetti da protagonista.

  4. Fulvio Nesti – Inevitabile: quei due successi rappresentano la costante dei calciatori nominati. Esploso nella SPAL, fu uno degli acquisti più contesi di quel periodo storico. Alla fine di una vera e propria asta tra i principali club italiani, la spuntò l'Inter. Lui restituì la fiducia con impegno e costanza. I due scudetti gli aprirono anche le porte della Nazionale.

  5. Karl Lennart Skoglund – Se sull'altra parte del Naviglio imperversava lo storico trio Gre-No-Li, su quella neroazzurra del fiume milanese vi era Karl Lennart Skoglund, per tutti solo Lennart. Vestì la maglia interista per nove anni, praticamente tutto il decennio. Nel memorabile 6-0 inflitto alla Juventus nell'anno del secondo titolo, lui fu autore di una doppietta e quell'anno segnò 10 reti. Un gigante, pilastro anche della Nazionale svedese che giunse fino alla finale dei Mondiali casalinghi del 1958. Sposò Miss Calabria 1952. Ritiratosi, ebbe alcuni problemi legati all'alcolismo. Morì a soli 45 anni. In suo onore, è stata posta di fronte la sua casa ad Hammarby una statua raffigurante una sua rete direttamente da corner. Nel 2001, quel piazzale prenderà il nome «Angolo di Nacka», il suo soprannome.

WINNER: KARL LENNART SKOGLUND

Motivazione – Intuibile dalla descrizione molto più dettagliata, lo svedese è stato un prodigio. Una vera e propria dimostrazione di forza, di impegno, di perseveranza. Qualità tecniche eccelse, particolarmente nel dribbling, di cui si narra fosse uno dei migliori interpreti.

  • CANDIDATI MIGLIOR ATTACCANTE

  1. Sergio Brighenti – Tra i più prolifici attaccanti della massima serie, avendo siglato ben 138 reti, è stato uno dei protagonisti in particolare del secondo scudetto. Nonostante la foltissima concorrenza, riuscì a trovare il suo spazio. Troverà migliori fortune con Padova e Sampdoria.

  2. Eddie Firmani – Giunto all'Inter nel 1958, ha costituito con Angelillo il tandem più prolifico della storia neroazzurra in Serie A: 53 reti in due, con 20 reti che portarono la sua firma nella stagione 1958/59. I tre anni interisti furono avari di successi concreti, ma le soddisfazioni furono tante, a partire dal suddetto record che ad oggi è ancora imbattuto (Lu-La permettendo).

  3. Benito LorenziVeleno. Fu sua mamma a coniare un vezzeggiativo molto calzante. Calciatore spigoloso, espulso tantissime volte in carriera a causa di tantissime provocazioni che volgeva all'indirizzo dei suoi avversari (celebre la “strizzata” ai testicoli ai danni un difensore che aveva l'ingrato compito di marcarlo). Anche chi non ha vissuto quei tempi conoscerà la trovata del limone piazzato nel derby in occasione del rigore calciato da Cucchiaroni. Ovviamente, sbagliato. Oltre a ciò, però, Lorenzi fu senza dubbio un attaccante formidabile, capace di segnare una valanga di reti e di iscrivere per sempre il suo nome sulla storia dell'Inter e su quei due scudetti, di cui probabilmente è il simbolo incontrastato.

WINNER: BENITO LORENZI

Motivazione – Neanche a dirlo, non potrebbe esserci nessuno al suo posto. Tra i più forti centravanti di sempre, ha letteralmente spaccato il decennio interista.

  • CANDIDATI MIGLIOR TOP PLAYER

Premessa: Questa categoria include le seconde punte, i trequartisti, i fantasisti, le mezze punte o, in generale, tutti quei calciatori estrosi che difficilmente possono essere collocati in uno dei ruoli naturali del gioco del calcio. Ecco i cinque nomi in lizza per il premio più stuzzicante.

  1. Antonio Valentin Angelillo – Nativo di Buenos Aires, ogni interista conosce questo nome per la sua stagione strepitosa. Parliamo del 1958/59 e lui segnò 33 reti: un abisso, un record tuttora vivo per il massimo campionato a 18 squadre. Nelle quattro stagioni totali si mostrò come la stella del gruppo, fino all'arrivo di Herrera. Il Mago tacciò Angelillo di praticare eccessivamente la «dolce vita», cosa che causò un effettiva riduzione del rendimento, anche in termini realizzativi. La mossa diede ragione in termini di risultati, ma lui rimane un talento pazzesco, uno di quei calciatori che chi ha avuto il piacere di vederlo non può che tesserne le lodi. Intrigante come pochi e meritevole della foto copertina della cerimonia.

  2. Gino Armano – Del periodo dei due tricolori consecutivi fu ala tornante nel gioco imposto da Foni. Uno dei più importanti elementi di quella rosa, un vero e proprio collante tra difesa e attacco. Incredibile come un calciatore da oltre 100 reti in Serie A non abbia mai avuto l'occasione di vestire la maglia della Nazionale azzurra.

  3. Mario Corso – No, non ho sbagliato decennio, ve lo assicuro. Sebbene alla ribalta negli anni '60, lo specialista della foglia morta (scomparso in questo tragico 2020) già da giovanissimo fu una delle risorse più importanti della rosa. Il premio lo meriterebbe a prescindere, in quanto è esattamente il prototipo di calciatore non incasellabile in alcuna posizione predefinita. Grintoso, combattivo, spesso tacciato di svogliatezza (il celeberrimo «participio passato del verbo correre» di breriana memoria a cui lui rispondeva per le rime), fu uno dei più grandi di sempre. Eppure, non giocò mai una fase fìnale di un Mondiale con la Nazionale: i misteri del calcio.

  4. István Nyers – Non è il primo che viene nominato quando si parla di quel periodo storico, eppure è stato micidiale. Dal 1948 al 1952 segnò 110 reti in Serie A (una valanga) ma non arrivarono i titoli. Poi, nel momento di flessione, ecco che giunsero i tricolori. Addirittura, nel 1953/54 venne messo fuori rosa per aver chiesto un aumento. Chi lo ha visto narra di un cannoniere pazzesco, un assetato di gol. E i numeri sono dalla sua parte.

  5. Servaas Wilkes – All'anagrafe Servaas, per tutti semplicemente Faas o, meglio ancora, Tulipano Volante. Non vinse alcun trofeo, inquanto arrivato nel 1949 e andato via tre anni dopo (alla vigilia dei successi), ma marcò il tabellino con continuità e fu una delle stelle più brillanti di quel periodo. Era imprevedibile. Alla sua morte, nel 2006, Cruijff (non proprio il primo che passa) rivelò che Wilkes era il suo idolo da giovane. Con la maglia olandese segnò 35 reti in 37 partite (media mostruosa), classificandosi tra i primi dieci di sempre.

WINNER: ISTVÀN NYERS

Motivazione – È stato difficilissimo, soprattutto non avendo vissuto quel periodo e avendo tutto sommato limitate informazioni disponibili. Tutti avrebbero meritato la statuetta per motivi diversi, ma la scelta è ricaduta sulla macchina da gol Nyers. Gli altri, volenti o nolenti, hanno avuto un riconoscimento anche negli anni a venire; al contrario, lui è sempre stato più nell'ombra, mentre invece è un pezzo di storia fondamentale dei neroazzurri. In pochi sanno che l'ungherese è il miglior marcatore straniero della storia del club in Serie A e il terzo in assoluto. Un talento unico, che merita la vittoria per mille motivi, tra cui, non ultimo, la sua qualità tecnica e la sua capacità di finalizzazione.

  • CANDIDATI MIGLIOR ALLENATORE

  1. Aldo Olivieri – A distanza di quasi settant'anni, quello scudetto 1950/51 grida ancora vendetta. Chi lo ha vissuto ricorda l'Inter vicinissima al sorpasso verso il Milan, che trionfò. Tra le sue fila spiccò il talento proprio di Nyers, che ebbe con lui un'incidenza realizzativa maggiore persino di Lorenzi.

  2. Alfredo Foni – Che dire? Il plurivincitore, colui che riportò dopo 13 anni il campionato a Milano. Le sue gesta lo portarono addirittura alla guida della Nazionale in quel periodo.

WINNER: ALFREDO FONI

Motivazione – Per quanto Olivieri sia stato sicuramente sfortunato, i trionfi di Foni impongono la vittoria a mani basse di quest'ultimo. Tecnico vincente, capace di guidare una squadra a successi che sono rimasti nella storia di questo club.

  • CONCLUSIONI

La prima serata di questi Oscar Inter volge al suo termine. Riepilogando, accedono alla finalissima: Ghezzi (portiere), Guarneri (difensore), Skoglund (centrocampista), Lorenzi (attaccante), Nyers (top player), Foni (allenatore).
Di seguito la top 11 del decennio, giusto riconoscimento anche per chi non si è fregiato della preziosa statuetta.
TOP 11 (4-2-3-1) - Ghezzi; Giacomazzi, Giovannini, Guarneri, Vincenzi; Skoglund, Corso; Wilkes, Angelillo, Nyers; Lorenzi.
Allenatore: Alfredo Foni.

Indaco32