Nel momento in cui scrivo, ciò che faccio è già concluso, passato. Così dovrebbe essere un esame lucido dei problemi legati allo "stallo" Juve. Una messe di incertezze ha frenato il progetto per il quale la squadra era stata composta, nell' anno in via di compimento. Troppe aspettative si sono appuntate sul caso di un Pogba da cui credo, dal punto di vista degli addetti ai lavori, non fosse plausibile attendersi troppo. Il finale dell' andata col Sevilla, che ne precede l' ultimo infortunio, ne rivela la fondamentale importanza nell' organizzazione della manovra. Manovra, appunto.

E' ciò che più volte ha latitato in bianconero, nell' ultimo anno. Non sono stati sufficienti, tranne che in vista di un piazzamento Champions, né confidare nel "cortomuso" né una tattica neo-olandese di attesa degli errori dell' avversario. Il Sevilla ne ha commessi veramente pochi. Lo staff forse concentrava le speranze sul goal inatteso, di rapina, di Vlahovic. Il quale poche folate in avanti, degli spagnoli, hanno contraddetto, approfittando di una caratteristica che in parte giustifica il Foot-rec bianconero dell' attuale stagione. Chi ne scorresse le righe, noterebbe serie lunghe di vittorie, alternate con altrettanto lunghe fasi di stasi evolutiva: tradotta, pareggi-sconfitte. Questa equiparazione giustifica la distanza in graduatoria dal Napoli, nonché eliminazioni dalle coppe. Non si può parlare di manovra ove la squadra opposta la mantiene per due terzi del match e i propri tocchi non risultano successioni superiori ai due-tre. Si opporrà che gli iberici siano maestri del mantenimento di palla, ma è proprio questa generale sudditanza al livello di gioco che rivela come, nonostante l' afflusso di maestranze estere, il calcio nostrano abbia raccolto veramente poco, al livello internazionale, nei recenti anni.

L' efficacia reattiva del Sevilla ha tratto beneficio, nel match di ritorno, soprattutto, dai break a centrocampo di Chiesa e Di Maria che, appunto, o per inclinazione personale o perché non sostenuti dalla manovra, perdevano palle poi rivelatosi estremamente rischiose e, in qualche caso, nefaste. Il secondo goal, del solito transfuga dal campionato italiano con intenti vendicativi, è risultato come previsto e al cospetto di una compagine ormai rassegnata e , come troppo spesso avviene, forse concentrata sui rigori. Col senno di poi, anche se convinto assertore della validità di Samuel Iling Jr. avrei schierato Alex Sandro, di cui mai si nota l' importanza bianconera al pari di quando non c'è. Avrei comunque tenuto in campo l'inglese, ma sarei partito con Milik, che mi pare col precedente intrattenere un certo feeling al livello di scambi. Non avrei schierato Chiesa, che deve ancora raggiungere lo stato di grazia espresso durante gli Europei inglesi e avrei posto Di Maria più in avanti. Di contro, c'è stato l' infortunio di Fagioli, del quale gli avversari avevano certamente compreso l' importanza nello sviluppo del gioco.