Quando viene trovato un solo colpevole, nel mondo della criminalità di qualunque tipo, per giunta di rilievo, si scatenano le autorità per vari scopi; primo, ottenere giustizia; secondo, fare ammenda delle proprie frustrazioni; terzo, dimostrare che si è comunque un organismo efficiente.

La lunga battaglia sostenuta dalla società bianconera per la "superlega", la previa insistenza, lo scontro prometeico con il "senato virtuale" mondiale non ha giovato alla squadra.
Mai bisogna presumersi superiori sempre e comunque. Il Padrino di Puzo lo sapeva: per questo non aveva affidato al figlio Sonny l'eredità del mandamento: questi mancava di "umiltà". Ed era il Padrino, figuriamoci chi si oppone a guardia scoperta ad organismi europei e paneuropei di lontana filiazione, antecedenti alla fortuna della famiglia Agnelli, che si possono permettere di eleggere un neocittadino alla presidenza del massimo organo calcistico. La battaglia era impari.

Ora ci chiediamo perché delle otto squadre sospettate solo la Juve venga perseguita: perché, inoltre, rischi l'esclusione dalle coppe internazionali per tre anni: decisione eventualmente esiziale per una squadra che da decenni risiede e vuole stazionare ai vertici del calcio non solo italiano.
Si saggia l'onda lunga di Ronaldo, qualcosa di simile alla profezia di quell'allenatore che, destituito dalla direzione del Benfica, previde per i lusitani un lungo digiuno di trofei internazionali. Non è più potente il trono degli Agnelli-Fiat; non in senso moderno. Sono arrivati gli sceicchi, i mandarini, altre benemerenze economiche e il calcio è cambiato, Torino è uscita dal consesso delle maggiori città industriali della cintura, anche se sta tentando una rinascita in senso tecnologico. Ma dovrebbe avere un canale preferenziale con il MIT. Milano invece non ha patito flessioni, più aperta verso tutti: Cina e il resto.

Ora, il tentativo di ribaltare una probabile sentenza, che i più attendevano da tempo e di cui non vedevano l'ora, apparirebbe patetico. Solo la saggezza dell'accettazione e del ripartire da un forte ridimensionamento delle primitive ambizioni può salvare una squadra con la quale buona parte del tifo e dello stesso calcio italiano si identificano.