Sotto pressione anche l'organismo reagisce male, immaginando troppe soluzioni. E' ciò che sta succedendo in questi giorni a proposito della "crisi" della Juventus.
C'è da dire prima di tutto, sulla scia della Caselli, "non sempre si può vincere". La fame di successo offusca spesso la facoltà di giudizio. Adesca gli ambiziosi per condurli sulla strada dell'assurdità.
Non può essere una soluzione, di per sé, la destituzione di Allegri dalla panca bianconera. Anzi, sentendo le proposte latenti, spero vivamente che non avvenga, perché alcune di queste hanno sì permesso di vincere campionati, ma hanno guidato verso un breve percorso sul raggiungimento dell'annoso desiderio juventino: la Champions.
L'Allegri di oggi, apparentemente, si trova superato dai tempi e invischiato in problemi societari: come lui ha fatto capire, non dispone oggi, ad esempio, di un Tevez. Solo per fare un esempio. Ma mi è parso di percepire un sodalizio Nedved-Conte che, lontanamente, ha contribuito all'impianto della squadra attuale: almeno, alla disposizione in campo e alla forma. Il gusto della "profondità" ha per esempio condotto a preferire un Vlahovic a un Dybala. Con i rimpianti che sappiamo. Il "palla lunga e pedalare" era tipico del Ceco.

Ma tutto ciò non basterebbe. Non bastano forza e velocità. Ci vuole acume tattico. E più di un allenatore, in particolare alcuni allenatori maestri della "guerra lampo", ultimamente Schmid del Benfica, sono riusciti a far mostrare la corda alla Juve.
Allegri, da questo punto di vista, non sarebbe male: riuscì quasi con la sua Juve a ribaltare un disastroso 0-3 contro il Real Madrid nella loro tana, fece in modo di reggere un tempo sia con gli stessi Merengues che contro il Barcellona, nelle due finali da lui sostenute in Champions. Ma ha anche, spesso, dimostrato attraverso i suoi uomini una scarsa gestione delle forze e dei tempi di partite decisive, allorché vedevamo la stessa squadra cedere di schianto, ad esempio, a Cardiff o a Monaco contro il Bayern, nel secondo caso dopo aver raggiunto il doppio vantaggio.
Tuttavia, le proposte lette non mi sembrerebbero sufficienti per la sua rimozione: Zidane e i tedeschi perché andrebbero testati con squadre meno pretenziose rispetto a quelle da questi già allenate; Conte perché non sarebbe una "minestra riscaldata", ma una zuppa inacidita, conservata da un personaggio che ha assunto potere eccessivo, e poca responsabilità, all' interno dello staff  Juve. Che forse sceglie, anche, troppi giocatori. Andando avanti su questa strada, magari, si acquisterebbe maggiore identità o personalità. ma poca distanza verso trofei più ambiti.
Spero comunque di sbagliarmi: le scommesse sono fatte per essere perse.