Scriveva Oscar Wilde che "Il Libro dei Libri inizia con un uomo ed una donna in Paradiso, e finisce con l’Apocalisse".

Storia di una battaglia tra sessi, che tutti noi umani abbiamo vissuto, peraltro insieme agli stessi Dei, almeno secondo il pensiero greco e indiano. Attraverso le vicende di uomini e donne passa buona parte della produzione artistica, letteraria, giornalistica e musicale della storia umana, da quei giorni in Paradiso sino al trono di Maria de Filippi.

A Sulmona, città dei miei nonni, campeggia ancora una statua dedicata al concittadino Ovidio, un geniale birbaccione che svelò in un celebre carme l'Arte di Amare, finendo i suoi giorni sul Mar Nero, per aver fatto un improprio uso di quell'Arte con Giulia Maggiore, figlia di Augusto. 

Chissà se Icardi e Wanda Nara finiranno esiliati nella periferia dell'Impero come Ovidio e Giulia: in fondo, anche loro hanno avuto la colpa di aver violato la sacralità di un luogo di norma destinato a custodire gelosamente invidie, intrighi e antipatie in un silenzio ostinatamente velato di spocchiosa ipocrisia. 
Avvertiva infatti quel sommo sapiente di Elemire Zolla, vero conoscitore di segreti, che non si può pensare di uscire indenni dall'incontro con un Dio a cui non ci si è offerti con tutto se stessi. 

E il Calcio è un luogo di sacralità tra i più potenti della modernità: per la superstizione che aleggia tra i suoi adepti, per la riservatezza con cui vengono custoditi i segreti delle sue stanze e soprattutto per il Demone che riesce a manifestarsi tra la folla, cambiando un fantozziano impiegato in un bambinone ebbro di rabbia o di gioia. 
Secondo il genio visionario di Alejandro Jodorowsky, la magia del calcio starebbe nei suoi 22 giocatori, ventidue come gli Arcani Maggiori dei Tarocchi e ele Lettere della Cabalà. Insomma, materia sufficiente per rispettarne scrupolosamente i rituali e le abitudini.

Ignorando del tutto l'ammonimento del professor Zolla, la signora Wanda Nara si è accostata al Calcio in maniera del tutto irriguardosa: sin dalla rottura del suo legame con Maxi Lopez, ha pensato di poterne violare rituali, abitudini e segreti, coinvolgendo nella sua interessata eresia addirittura il capitano di una squadra centenaria.  
Sono lontani i tempi in cui Rita Pavone si lamentava di essere lasciata sempre sola la domenica, per andare a vedere la partita di pallone...
sempre ammesso che di partita si trattasse e che mariti e mogli non facessero fruttare altrimenti, come Ovidio e Giulia Maggiore, questa domenicale libertà. 

Ma nonostante il crescente interesse del pubblico femminile per il calcio, rimangono impresse nelle menti di tutti noi le calde giornate del mondiale passate a spiegare a mamme, mogli, amanti, fidanzate e amiche cos'è il fuorigioco e perché non ha senso urlarlo ogni volta che le truppe avversarie si avvicinano all'area di rigore.  

Per questo, la cristalleria che l'elefante Wanda ha rotto ad Appiano Gentile ci deve essere di monito: manteniamo per la donna che si avvicina al calcio lo stesso sospetto che la donna nutre per l'uomo che si avvicina ai fornelli. 

Altrimenti la Dea Eupalla, che Gianni Brera immaginava custode del rotolante e casuale incedere del Calcio nelle nostre Vite, può stranirsi all'improvviso, rovesciando destini nel modo più rapido, beffardo e inaspettato.

Rispettiamo dunque il turbamento psicosomatico di Fulvio Collovati: in fondo è un po' anche il nostro, che insieme a lui abbiamo alzato la Coppa del Mondo a Madrid.