Oggi cade l'anniversario della nascita dell'Avvocato Gianni Agnelli.
Da molti anni Egli non è più qui a celebrarlo.
Da molti anni il Mondo che quell'uomo aveva contribuito a forgiare ha cambiato la sua faccia.

Oggi (la vita è strana...) a leggere i giornali sportivi (e non) pare che una delle creature predilette dell'Avvocato sia chiamata ad una impresa unica, titanica, disperata, da cui parrebbe dipendere la sua medesima esistenza: la partita di ritorno con l'Atletico Madrid per poter proseguire il suo cammino nel più importante torneo europeo.
Pur nel rispetto di tutti coloro che di notizie campano (e più roboanti sono, meglio è), vorrei sommessamente ricordare che nulla o quasi di queste trombe di Gerico corrisponde a verità autentica. Infatti, se la Juventus si qualificherà, non avrà fatto che un ulteriore passo avanti, ma la Coppa non sarà ancora sua. Se, al contrario, non ce la farà, resta a prescindere una squadra di primissimo livello, superiore a tutte le concorrenti italiane, per il palmarès nazionale degli ultimi otto anni.

Gianni Agnelli era Juventino, anzi, era LA JUVENTUS dei suoi tempi.
Di Lui mille e mille episodi, mille aforismi, mille abitudini possono essere ricordati per dimostrare il legame che egli aveva con la squadra.
Egli era SEMPRE presente, in un'epoca in cui rappresentava il DOMINUS reale della situazione.
Chiunque abbia avuto l'esperienza di trovarsi vicino alla Società in quei tempi lontani, può testimoniare che la sua presenza era vigile, costante, responsabile.
Agnelli però non fu solo la Juventus, non fu solo la Ferrari, non fu solo la Fiat.
Agnelli fu indubbiamente fra i più noti animatori di quella classe industriale che transitò l'Italia dalle rovine nel dopoguerra al boom economico degli anni '60.

Leggo spesso accuse violente, pesantissime, talora faziose nei confronti di quella famiglia di regnanti senza corona, travagliata, fra l'altro, da drammi incredibili. Non posso né voglio addentrarmi in un giudizio storico, cui mi sento tecnicamente impreparato. Chiunque, per altro, abbia vissuto la Torino di quegli anni non può non ricordare come la gran parte della Resurrezione della Città sia passata dalla volontà di quello che allora si chiamava "CORSO MARCONI", metonimia che inquadrava, alla fine dei giochi, la Direzione Generale della Azienda.
Dalla Assistenza Sanitaria privata, alle Scuole Professionali "dedicate", alla disponibilità abitativa a prezzo equo, alla colonie estive, al prestito d'uso delle automobili utilitarie, TUTTO o quasi gravitava in linea diretta sulla Azienda Madre.
All'esterno, invece, un indotto formidabile andava sviluppandosi a mano a mano, a partire dalle piccole officine monopadronali (le "boite", in piemontese) per arrivare a realtà industriali autentiche anche di spessore internazionale.
L'Avvocato, direttamente, come maggior Azionista e Presidente della sua azienda, e collegialmente come Rappresentante di categoria, fu sempre presente, sulla piazza. Egli suggeriva, tesseva, lavorava spesso nell'ombra, sfruttando le sue conoscenze, il suo charme, la sua potenza che si estendeva a livello planetario.
Non a caso, era celebrata la sua amicizia con Henry Kissinger, personalità di spessore formidabile nel mondo di politico degli anni che furono.
Non a caso, l'ultimo dono che fece a Torino, fu la conquista da parte di Torino dei giochi invernali del 2006, ottenuti avendo la sua Città potuto prevalere su concorrenti almeno di pari valore su scala mondiale.
Come è tipico delle personalità tanto autorevoli quanto sagaci, l'Avvocato raramente si dava alla libera oratoria tribunizia. Due, tre parole spesso taglienti e mai banali gli erano sufficienti per esprimere il suo sentire e le sue "definizioni" (anche sportive) sono passate alla Storia.

Caro Avvocato, Lei riconosce ancora quel Mondo?
La Sua Città non ha più quasi nulla di quell'aspetto protezionistico ubiquitario.
Il suo Mondo imprenditoriale si è dissolto, fagocitato dalla Finanza speculativa che ha divorato la produttività.  
La sua Arguzia taciturna ed programmatica è stata sostituita dal BLA BLA di  coloro che si esprimono spesso senza conoscere ciò che dicono né,  spesso, neppure l'idioma in sui esprimono le proprie assurdità.

E la Sua Squadra?
Quella che, secondo i più, stasera si batterebbe per la Vita o la morte, sportivamente parlando?
Oh credo che, se Lei fosse ancora qui a parlarci, troverebbe in poche righe il modo di dirci che non Le importa nulla del risultato, ma che desidererebbe vedere un Undici degno delle sue tradizioni.
Ricordo che, pochi giorni dopo la Sua dipartita in non so più quale match, Alex Del Piero (il suo Pinturicchio) segnò un gol meraviglioso, e lo dedicò alla Sua Memoria.

Io mi auguro che chi scenderà in campo stasera voglia dedicarLe tutta la partita che giocherà, con voglia, con grinta, con passione, con tutto se stesso, anche se molti dei bianconeri di stasera, forse, hanno saputo della Sua esistenza solo dai libri di Storia o dai ritratti appesi nella Sede Sociale.