Caro Presidente,

oggi sono  " ... anta e uno", per un Personaggio senza età. Noi tutti, soprattutto i meno giovani, Le dobbiamo molto.

Di altrettanti valori, se non di più, dovrebbero sentire di esserLe debitori i più giovani, ma molti di essi (anche non millennials) non sono stati tarati dai tempi, dalle abitudini e dal modus educandi, a quel "sentire" di cui Lei rappresenta un esempio così fulgido.

Non sto a ripercorrere la Sua carriera e la Sua storia. Per questo esistono le Enciclopedie (non solo del calcio, perchè Lei, come era costume alla sua epoca, ha rappresentato un elemento di costume e di etica che ha prevaricato la fama della Sua disciplina e del Suo ambiente). Mi piace, peraltro, ricordarLa come l'ho vista, accanto a me ed ai miei Sogni, nelle varie epoche della mia Vita.

L'ho conosciuta, già calciatore affermato, ai tempo di Charles e di Sivori, quando, io bimbo, venivo con mio padre a vedere gli allenamenti al Campo Combi, il mercoledì pomeriggio, in cui generalmente si giocava la partitella (erano i tempi di Brocic e di Parola). All'epoca, Voi giovani calciatori, paludati con una tuta blu, rigorosamente senza griffe alcuna, terminato l'impegno, traversavate a piedi la via Filadelfia, per infilarvi negli spogliatoi del Comunale. Ai nostri occhi eravate degli autentici semidèi, ma, al contrario di molte odierne pseudodivinità, non lesinavate mai un sorriso, una carezza, un saluto, un autografo, a tutti coloro, giovani e meno giovani, che incrociavate nel Vostro percorso.

L'ho applaudita in campo, sul prato del Comunale, ove non sempre avevo i quattrini per acquistare il biglietto neppure della curva. All'epoca, peraltro -i meno giovani me ne saranno testimoni- era consuetudine (per lo meno a Torino) che gli ultimi minuti della partita, si aprissero TUTTI i cancelli e molti tifosi meno fortunati potessero godere di scampoli "da poveri" dei proprii beniamini.

Ricordo il suo addio al campo, mi pare, il medesimo giorni dell'esordio di Sandrino Mazzola nelle file delle giovanili dell'Inter. 

Ricordo il suo ritorno, dopo un decennio circa, sulla poltrona più importante del Club.

Lei non era più un semplice calciatore.

I tempi erano cambiati, anche per me. Non ero più quel ragazzo timido e spaurito del Campo Combi e le vicende della Vita mi avevano portato ancora molto vicino alla squadra, in questo caso con un ruolo di Collaborazione esterna.

Ebbi il modo di rivederLa, questa volta in spogliatoio, in mezzo ai suoi ragazzi, sulla panchina del Mister durante gli allenamenti. Spesso mi incontrai con Lei a livello operativo e gestionale (per le mie competenze) a Torino, a Villar Perosa, in più di una trasferta importante, con alterne vicende di risutato. La Sua presenza era costante, ferma, capace, irrinunciabile; MAI invadente.

Il gruppo cui io stesso appartenevo gestiva problematiche totalmente FUORI dalla Sua competenza specifica. Lei ascoltava sempre TUTTI, con cortesia e con attenzione senza mai mancare di rispetto anche all'ultimo dei Collaboratori.

Lei era IL PRESIDENTE, ma non era "un uomo solo al comando".

Oggi, quando si ricordano i grandi presidenti di un tempo, si fa spesso menzione a Sensi, a Pianelli, a Viola, a Moratti, a Berlusconi. Quelli erano, in senso buono, Padri - Padroni, indubbiamente indispensabili per i loro club. Lei Fu sempre "solo" un Padre, che seppe appoggiarsi con la corretta deferenza ad una proprietà (unica nel suo genere)  con la quale sapeste creare ed interpretare uno Stile che da sempre rappresentò lo Stile Juventus.

Lei ha incarnato il più fulgido esempio di collaborazione fattiva fra Proprietà effettiva ed organizzazione societaria di un Club professionistico in un'epoca non lontana, in cui non esistevano ancora staff organizzativi, Mister ultra-pagati, e CDA eterogenei che di tutto sembrano oggi occuparsi, salvo che di Calcio.   

Io non so quale fosse il suo spirito giovanile quando, dalle campagne di Barengo, approdò alla Juventus. Penso peraltro che tutta la sua Vita sia stata una dimostrazione di affetto, di fiducia, di riconoscenza per chi, pur Lei meritandolo appieno, aveva saputo farla Grande. Non posso non stupirmi quando pressochè quotidianamente si rimpiangono le "bandiere" che non ci sono più e negli esempi, pur consoni, raramente vedo citato il Suo Nome.

La ricordo, forse l'ultima volta in cui l'ho vista sotto riflettori ufficiali, alla Festa del centenario della squadra, accanto ad un Alex del Piero cui tutti pensavamo Lei avrebbe potuto cedere i valori ideale che (tutti e due) avevate rapresentato per la "nostra Juventus". Il fato ha deciso diversamente e non possiamo che prenderne atto.

Il fato tutto può, ma non è tuttavia in grado di modificare l'animo degli uomini Grandi.

Mi piace, ancora di più ricordare, infatti, di averLa ancora rivista, avendola occasionalmente incontrata, pochi anni fa, per la strada, in centro a Torino. Erano passati molti, molti anni da che ci eravamo visti l'ultima volta. Lei mi ha riconosciuto, sebbene io non fossi stato un maggiorente del mio gruppo, all'epoca in cui ci vedevamo in Società, e mi ha salutato con cortesia ed affetto, come se ci fossimo lasciati il giorno prima. Questo, credo, non lo dimenticherò mai.

Buon Compleanno, Presidente Boniperti, Signore di altri tempi.