Fra i vari articoli che spopolano in questi giorni, più di uno plaude apertamente all'Inghilterra, come fornitrice calcistica di tutte le squadre finaliste nelle due principali competizioni continentali dell'anno.
Il che corrisponde anche a verità.

Come è noto, infatti, la finale di Champions vedrà opposte Liverpool e Totthenam, mentre l'Europa League sarà appannaggio di una delle altre squadre di Londra, Chelsea o Arsenal, che si contenderanno il trofeo in finale (tra l'altro, in una partita di derby).

A mio avviso, è corretto sottolineare quello che in ogni caso è un grandissimo successo del calcio Inglese.

Un po' meno corretto, al contrario mi pare considerare che le due finali si giochino fra le squadre MIGLIORI in assoluto e che il medesimo calcio Inglese sia superiore a TUTTI gli altri.

Sono, infatti, ancora negli occhi di tutti gli appassionati, le due semifinali di Champions (soprattutto le rispettive giornate di ritorno) ed anche la semifinale di Europa League.

Eccezion fatta che per l'Arsenal, che pare aver manifestato netta superiorità sugli avversari spagnoli in semifinale, io non penso che risultati diversi da quelle che sono state le qualificazioni reali griderebbero allo scandalo.

L'eliminazione del Barcellona (gran parte un suicidio da presunzione dei catalani per tutto l'incontro) è stata, di fatto, determinata da uno svarione inattendibile: mi riferisco al quarto decisivo gol degli inglesi, maturato da una palla inattiva sfruttata in maniera meravigliosa nella sua semplicità, ma attraverso un iter degno di un torneo dilettantistico di modestissimo livello.

Al netto della precisione balistica degli inglesi, infatti, l'atteggiamento della difesa spagnola, distratta non si sa bene da cosa, è stato superficiale al limite del ridicolo; in una situazione normale, quella rete non sarebbe mai stata segnata e si sarebbe andati ai supplementari (magari, poi con la medesima risultanza, ma con una rete più credibile)

Per quanto riguarda il Totthenam, "tempus fugit", ma non sempre così' velocemente, fortunatamente per Pochettino. Sarebbe infatti bastato un secondo in meno di gioco effettivo (una valutazione arbitrale, in perfetta buona fede, che avesse arrestato l'ultimissimo contropiede non avrebbe certamente suscitato clamore di ingiustizia) e la finale sarebbe stata appannaggio dei giovani olandesi.

Il Chelsea, per conto suo, si è qualificato per la finale ai calci di rigore. Non ho visto personalmente quell'incontro, ma lquanto avvenuto parla da solo, essendo comunemente accettata, in letteratura sportiva, la dizione "lotteria dei rigori".

Quindi, di che parliamo? Non certo di collettivi e di un Calcio "nazionale" in ogni caso superiore a tutti gli altri in Europa, al netto della capacità di "fare gioco".

Nella fattispecie, proprio lo "stile" del gioco vorrei sottolineare.
E' uno stile molto, molto lontano da ciò che si vede oggi in Italia.
E' uno stile che si fonda sulla velocità, sulla capacità tecnica di tocco di palla prima ancora che sulla tattica di schieramento della squadra, sulla volontà, sulla grinta, sulla fiducia in sè stessi, sulla capacità di cercare la vittoria fino al triplice fischio arbitrale. Elementi tutti, questi ultimi, che nel nostro asfittico e sparagnino campionato nostrano, sembrano totalmente spariti dai radar (tranne, forse, che per certe ventate dell'Atalanta e per il gioco del (vecchio) Napoli. 

Ad abundantiam,vorrei sommessamente ricordare che il Sig. Lucas Moura ha segnato il gol qualificazione in maniera pararocambolesca all'ultimo secondo di gioco buttandosi a capofitto su un pallone dalle poche speranze apparenti.

Nell'aria degli studi televisivi di tutta Europa, mentre Moura suggellava la sua tripletta, ancora echeggiavano le parole di un nostro Ras della panchina, che pontificava così : nella prima partita contro l'Ajax, un suo giocatore lanciato a rete (Douglas Costa, che aveva poi COLPITO IL PALO, a fine azione) aveva sbagliato a non approfittare di un fallo subìto, per fermarsi ed indurre l'arbitro ad ammonire il difensore che, già diffidato, sarebbe stato squalificato nel match di ritorno. 

Mi pare che il tortuoso ragionamento (?) sia sufficiente per indignarsi da un lato, e per comprendere i "nostri" limiti caratteriali dall'altro.

Tornando a Noi italiani, l'altro grande argomento di interesse è rappresentato dal FUTURO del nostro campionato e delle nostre squadre, che molti appassionati ed addetti ai lavori subordinano alla scelta di coloro che saranno gli allenatori chiamati a dirigere.

In molti prefigurano l'unica salvezza attraverso l'ingaggio dei vari Conte, Mourinho, Klopp, Pochettino, Guardiola, Ten Hag, forse un ritorno di Sarri (che tra l'altro, dall'Italia è profugo, calcisticamente  parlando).

Personalmente ho idea che un allenatore possa/debba formare la sua squadra sulla base delle proprie idee e che la recente esperienza delle ultime partite rappresenti la controprova di cosa OGGI debba essere il gioco del calcio.

Mi chiedo peraltro se il semplice ingaggio di un allenatore con queste idee possa risultare sufficiente a sbrogliare la matassa ed a fornire ragionevoli garanzie di successo per molti dei nostri Club (praticamente tutti, a partire dalla Juventus, che sarebbe la più titolata).

Per carismatica e grande possa essere la sua figura, infatti, egli in società non sarà un plenipotenziario, dovendosi comunque confrontare con la Dirigenza, con gli interessi e con le problematiche del club, soprattutto in ambito finanziario.
In campo, al contrario, non scenderà direttamente a giocare la palla, ma dovrà sempre e comunque chiedere l'apporto pratico dei suoi giocatori.

Come ottenere un giusto mix?

This is the problem.