Mi considero un discreto appassionato di sport (e non solo di calcio), ma in questa nostra Patria pallonara il football è forse il più affascinante e soggiaccio volentieri alla moda.

Dopo la definitiva conquista dell'ennesimo scudo juventino, la situazione ristagna in un certo stand by; i discorsi da bar sono fissi su argomenti triti e ritriti, per i quali non vi è che da attendere un futuro che non pare dipendere da nessuno di noi: la permanenza di Allegri alla Juventus, le posizioni di classifica per la Champions, la ripresa delle milanesi, i futuri allenatori a Roma, a Firenze, a Napoli.

Scorrendo le notizie di oggi, tuttavia, la mia attenzione è stata attirata da più di un episodio, sempre in ambito calcistico.
Mi riferisco al pubblico litigio fra Mr. Allegri e l'opinionista Adani; mi riferisco all'atteggiamento di Mr. Neymar a Parigi, durante la premiazione della Coppa di Francia; mi riferisco al rosso diretto comminato al giovane talento Mbappé dopo un fallo inqualificabile durante il match.

Nell'ordine, si è trattato: della gestione vergognosa e maleducata di una intervista PUBBLICA di fronte alle telecamere dei principali network da parte dell'Allenatore della squadra neoscudettata; di una reazione diretta di un calciatore, (e che calciatore !) con tentativo di aggressione ad un tifoso in tribuna; di una azione violenta e volontaria da parte di un Campione (?) su un avversario incolpevole con severo rischio di danno procurato.
Sottolineo come in tutte quelle circostanze non ci si trovasse al cospetto di alticci contadinotti ad una fiera di paese. Si tratta di situazioni che hanno coinvolto fior di tesserati di club calcistici di fama internazionale. 

Il fenomeno fa meditare.
In primis mi viene da pensare PERCHÉ il moderno mondo del calcio sia il principale ricettacolo di tali episodi negativi.
Altrove, vediamo talora qualche racchetta rotta per la rabbia sulla terra rossa; vediamo qualche spinta incosciente sui circuiti fra centauri inesperti; vediamo qualche lamentela sussurrata da sconosciuti dirigenti; sono tuttavia casi limite. Non mi par di ricordare giavellotti branditi a mo' di spiedo, né risse litigiose oltre il filo di lana negli stadi di atletica. Non mi sembra di udire ululati lamentosi levarsi dai palasport del basket, della pallavolo o della ginnastica. Nelle piscine, si nuota e... acqua in bocca. 
Nelle stesse specialità "di contatto" (la boxe in primis) i classici sfottò tra clan alla "pesata" sono in genere quadri più folkloristici che non drammatici o violenti.

Perché, mi chiedo, il CALCIO e quasi unicamente il calcio deve sconfinare in una INEDUCAZIONE tanto palese?
Ho sempre ritenuto che nel moderno mondo del football girassero troppi quattrini, elargiti a pioggia e spesso casualmente.
Ho sempre ritenuto che i protagonisti, spesso immeritevoli di tanto dono, fossero stati - beati loro !- beneficati da una sorta di sindrome di Mida.
Non li ho mai invidiati spudoratamente. 
Ho però, dentro, sempre, molto ingenuamente preteso che quei fortunati, riuscissero per lo meno a comprendere i loro vantaggi ed a rispettare ed onorare il Mondo che aveva voluto renderli Grandi. Mi sembra che maltrattare giornalisti, percuotere i tifosi ed azzoppare gli avversari non siano azioni  in linea con questo programma. La sindrome di Re Mida parrebbe essersi evoluta in sindrome di  onnipotenza. 
Verosimilmente, noi tifosi tendiamo sempre al perdono, in nome dei trascorsi tecnici dei nostri beniamini, o degli allori che potrebbero portarci in  futuro. 

Penso che tutto questo sia TOTALMENTE sbagliato e che chi non sappia comportarsi per quello che dovrebbe essere le "physique de son rôle" dovrebbe in primis essere punito in maniera proporzionale alla sua fama.

Come,  non lo so. Non sono un giudice.

Il fenomeno avrebbe un suo senso soprattutto oggi,  epoca in cui siamo (CORRETTAMENTE !) impegnati a stigmatizzare certi comportamenti dei tifosi da stadio, che sono spesso ignoranti, gretti, disdicevoli, di difficilissima gestione.
Nulla giustifica, per carità, ma come possiamo pretendere di impartire educazione di fronte a questi quadri? Calciatori, Mister, Dirigenti,  Società sono creature PUBBLICHE e come tali dovrebbero sentire la responsabilità che grava sulle loro spalle. 

Se lo Sport (come, ahimé, pare) continuerà a ridursi all'ennesimo business del mondo moderno, non avrà più senso di esistere.
Starà a Noi stessi, ciascuno per la propria coscienza,  decidere quando e se non apparterrà  più al nostro interesse di Uomini.
Ma sarà una perdita incalcolabile per tutti.