A quanto si legge, l'eco della partita di Cagliari non si è ancora chetato, tenuto conto del fatto che in FIGC devono ancora decidere come interpretare il burrascoso finale e a chi attribuire la colpa. Ma su questo penso sia già stato scritto tutto ed il contrario di tutto, e comincia ad essere pleonastico ricordarlo.

Vorrei invece sottolineare come, una decina di minuti prima del gol del centravanti bianconero, ancora a Cagliari fosse successo altro, di ben diverso stampo...
Al 76'  SIMONE PADOIN aveva sostituito il collega Farago, entrando in campo CONTRO la "sua" Juventus!
Non entro nel merito tecnico. TUTTI noi juventini sappiamo CHI, sappiamo COSA sia stato per noi quel ragazzo: il Pado, il Talismano!

Della di lui carriera chiunque può andare a leggere i particolari sugli annuari.
Resta il fatto che quel bravo ragazzo ha percorso alla Juve, molto più spesso in panchina che in campo, una carriera dal Palmarès più che invidiabile.
Resta il fatto che, giocatore di discreto livello, ma non eccelso,  tutte le volte che è stato chiamato, ha dato il suo contributo onesto ed indiscusso, con la fedeltà di un cane da caccia.
Resta il fatto che, quando fu trasferito ebbe il gusto, il coraggio, direi l'ardimento di rivolgere a noi tifosi (noi che oggi idolatriamo niente meno che Sua Maestà Ronaldo) parole semplicissime, che toccarono il cuore.

Sapeva, Simone, di essere ad un livello differente da quello dei Campioni conclamati della Juve, dei Pogba, dei Pjanic, dei Dybala.
E CI HA RINGRAZIATO, in umiltà, per il sogno che aveva potuto vivere con Noi tutti.

Quando l'ho visto entrare in campo, l'altra sera, ho avuto un fremito ed ho pregato in cuor mio il Dio del Calcio di non permettergli di segnare all'avversario.
Non per proteggere la Juve, ma per non scompensare se stesso.
Non so, infatti, come avrebbe potuto reagire.
O, forse, so bene che, dopo il gol, non avrebbe guardato la tribuna.

Avrebbe forse chinato la testa verso terra, guardandosi gli scarpini, magari per nascondere una lacrima che gli sarebbe scesa sulle guance. 

Io credo che se tanti ragazzi come Simone calcheranno ancora i nostri campi di calcio forse non vinceremo più la Coppa del Mondo, ma i nostri Stadi saranno più belli più felici, più umani.

In una parola, saranno migliori.