Vince la Juventus, ma non convince. Una partita equilibrata, ma mediocre per demerito di entrambe le squadre, inficiata dalle assenze, dal ‘si gioca ogni tre giorni’ e da un terreno ai limiti del praticabile. Ma penalizzata soprattutto dalla posta in gioco, alta per entrambe le squadre. E non parlo della Supercoppa Italiana in sé (semplice pretesto), ma della necessità di conferme per il Napoli, autore di una stagione fino ad oggi sottotono, e della necessità di rivalsa di una Juventus uscita con le ossa rotte da San Siro. Se a questo si aggiunge l’accesa rivalità fra le due squadre, non devono sorprendere le reazioni dei protagonisti a fine gara. Mister “not impressed” si è lasciato andare ad una reazione che solo la vittoria di un Mondiale era riuscito a tirargli fuori. Ci hanno pensato i social, infatti, a paragonare la corsa commossa dell’allenatore bianconero al Mapei Stadium alla corsa stravolta dalla gioia di un allora ventisettenne Andrea Pirlo sul prato dell’Olympiastadion di Berlino. E poi le lacrime di Insegne, inconsolabile, che avrebbe voluto regalare ai suoi tifosi una vittoria contro l’acerrima rivale. Partita non bella quindi, ma sentita, che offre interessanti indicazioni sul prosieguo della stagione di entrambe le squadre.

LA CRONACA. Sulla fascia Pirlo recupera Cuadrado, guarito dal Covid, e decide di inserire dal 1’ minuto MCkennie e Kulusesvky (quest’ultimo a formare con Ronaldo l’inedita coppia di attacco che tanto bene aveva fatto ad inizio stagione). Sulla mediana, invece, il consueto ballottaggio tra Arthur e Bentancur viene risolto questa volta dalla scelta di affidare ad entrambi le chiavi del centrocampo. In difesa Demiral si ferma di nuovo, Chiellini no (per fortuna!). Il primo spunto, quasi a suonare la carica ai suoi, arriva dal numero 7 bianconero che, dopo il classico dribbling ubriacante, lascia partire un tiro da fuori area parato in angolo da Ospina. Nei primi 20 minuti la Juve, vogliosa di dimostrare (prima di tutto a sé stessa) che la sconfitta di domenica è stato solo un inciampo, parte con il piede sull’acceleratore ma quando arriva sulla trequarti il motore va fuori giri: non si trova spazio, i passaggi sono lenti e orizzontali e la manovra non si accende. Il Napoli, reduce dal roboante 6-0 inflitto alla Fiorentina, parte invece con il freno a mano tirato, quasi intimorito dall’azione rabbiosa (ma confusa) della squadra bianconera. Tuttavia, chiude bene gli spazi e non rischia nulla. Anzi il pericolo più grande lo crea alla mezz’ora proprio la squadra azzurra: su traversone di Demme incorna Lozano e solo una grande riflesso di Szczesny nega la gioia del gol al messicano. Si arriva all’intervallo senza grossi sussulti, a parte un tiro di Ronaldo che non centra la porta. Nella ripresa Chiesa è costretto ad uscire per infortunio e lascia il posto a Bernardeschi che se non altro ha il merito di entrare subito in partita. Infatti, la prima vera occasione da gol dei bianconeri capita proprio a Bernardeschi che devia un cross di MCkennie (sempre nel vivo del gioco), bloccato da Ospina sulla linea. La partita è bloccata, il gioco latita e solo un episodio può sbloccarla. L’episodio arriva sui piedi di Ronaldo che solo davanti al portiere difficilmente sbaglia: sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Bakayoko spizza il pallone e lo consegna involontariamente al portoghese che sotto porta trafigge Ospina. Sembra fatta per la squadra di Pirlo ma uno svarione difensivo concede subito la chance del pareggio al Napoli: Mckennie sgambetta Mertens in area e l’arbitro, dopo aver consultato il VAR, concede il rigore. Sul dischetto si presenta Insegne, il capitano: spiazza Szczesny, ma angola troppo il tiro e non trova la porta. Nel finale entrano Rabiot e Morata al posto di Kulusevsky e Bentancur e in pieno recupero il Napoli ha l’occasione per portare la partita ai tempi supplementari ma ancora una volta il portiere bianconero salva il risultato con un riflesso felino. La partita si chiude su un contropiede della Juventus che Morata trasforma nel 2 a 0 finale.

SPONDA NAPOLI. La squadra di Gattuso non passa l’esame di maturità. Al cospetto di una Juventus appannata, e oltretutto minata nelle sue sicurezze, ci si attendava una prova più convincente. Al contrario i partenopei hanno badato più a coprirsi che ad attaccare e hanno sprecato clamorosamente sotto porta. Da dimenticare la prova di Insigne, generoso in fase di ripiegamento ma spento in attacco. A completare una prestazione opaca, il rigore fallito, il terzo contro la Juventus, che evidenzia un problema di personalità e di tenuta mentale. Demme e Lozano due belle conferme, ma a preoccupare è l’attacco. Il Napoli con l’addio di Milik si affida a Petagna le cui caratteristiche, però, mal si adattano al gioco di Gattuso che, in attacco preferisce un giocatore più di movimento. Urge quindi ritrovare il miglior Mertens e recuperare Osimhen.

SPONDA JUVENTUS. La reazione dei bianconeri c’è stata, anche se di rabbia e di orgoglio più che di qualità di gioco. La vittoria fa bene al morale del gruppo, ma non risolve i problemi di Pirlo. Tuttavia, la partita ha offerto delle indicazioni importanti. La consapevolezza che la squadra non possa prescindere da alcuni suoi elementi. Cuadrado: i suoi guizzi sulla fascia hanno reso più imprevedibile e pericolosa la manovra offensiva. Ronaldo: è difficile tenerlo fuori perché, anche se non al meglio, trova quasi sempre il modo di incidere. Chiellini: l’età e gli infortuni non aiutano, ma la sua esperienza e il suo DNA fanno ancora la differenza. Il ballottaggio tra Arthur e Bentancur potrebbe essere un falso problema: con il brasiliano a dettare i tempi di gioco e l’uruguagio a fare da schermo alla difesa, il centrocampo è apparso più solido.

Infine, la mancanza di continuità, il leit motif della stagione bianconera, un continuo sali-scendi di prestazioni e risultati. Di certo non un buon viatico per lo scudetto, da sempre vinto dalla squadra più constante, ma dote meno decisiva nei tornei a gironi e nella partita secca. La Juventus è in fase di costruzione, Pirlo sta facendo il suo apprendistato da allenatore e in Italia ci sono squadre più rodate. Tuttavia, la squadra bianconera ha un organico di buon livello e in alcune partite, complice un perfetto allineamento dei pianeti, ha dato l’impressione di poter comandare il gioco e mettere in difficoltà qualsiasi avversario. Che non sia allora, astri permettendo, la stagione giusta per l’Europa!

 

Chiara Saccone