Il bello del calcio sta nella moltitudine di opinioni riguardanti lo stesso argomento, ognuno dà la propria chiave interpretativa su una medesima situazione e cerca di analizzarla presentando la propria tesi. Fatta questa premessa, ammetto senza fronzoli la mia contrarietà riguardante la scelta della Roma di tesserare José Mourinho come prossimo allenatore giallorosso per i prossimi 3 anni. Contro l'ex "Special One" (ormai di speciale ha ben poco) non ho assolutamente nulla in contrario, rispetto la sua pluridecorata carriera e il posto che si è guadagnato nel Gotha dei più grandi allenatori del mondo non glielo toglierà nessuno. Adesso però è il caso di smetterla, lo reputo un allenatore dai metodi superati, che ha perso il suo proverbiale tocco di magico e incapace di fronteggiare i giganti del ruolo. Tra ieri e oggi, il mondo Roma è completamente in estasi, è bastato un comunicato di poche righe per descrivere i Friedkin come i salvatori della patria che porteranno la Roma a giocarsela con i più grandi club d'Europa. È lecito sperare ma è sbagliato crearsi false illusioni, chi pensa che il portoghese sia lo stesso che scrisse la leggenda con l'Inter undici anni fa o lo stesso che mise il Porto sul gradino più alto d'Europa, è completamente fuori strada. Quello attuale è un Mourinho noioso, che non diverte più nessuno, da condottiero sempre pronto alla battaglia si è trasformato in un nostalgico del suo grande passato, perché cosciente della sua incapacità di replicare i risultati ottenuti nel presente. 

Oggettivamente, tesserare un calibro così grande trasmette una visibilità incalcolabile. Nel bene o nel male, mourinho è seguito da tutte le TV, i quotidiani, i giornalisti del mondo. L'appeal della Roma in soli due giorni ha subito un impennata mondiale e questo va inevitabilmente ammesso. Purtroppo però, al tifoso interessa il campo, importa vincere e Mourinho tra i nomi al vaglio è decisamente il peggiore che la Roma potesse prendere. Non sa più caricare i suoi uomini e le terribili esperienze avute tra United e Tottenham lo dimostrano ampiamente. Alla guida degli "Spurs" ha fatto disastri di proporzioni bibliche pur disponendo di un team di livello massimo. Al momento del suo esonero, il Tottenham era addirittura settimo e tutto mi sembra tranne che una posizione consona alla qualità di una squadra che appena due anni prima con Pochettino si giocava lo scettro di "campione d'Europa". Pur di levarselo di torno, il Tottenham lo ha ricoperto di milioni con una penale salatissima spesa molto volentieri, il minimo per chi si è fatto sbattere fuori dall'Europa League dalla modestissima Dinamo Zagabria che addirittura si è permessa il lusso di ribaltare un 2-0 vincendo 3-0 in Croazia. Una competizione che il Tottenham poteva e doveva vincere ma difficilmente si poteva ottenere ciò con un gioco così penoso dato da José Mourinho. Degli "Spurs" ne è stato il peggior allenatore degli ultimi 20 anni per media punti, con lui alla guida il Tottenham è la squadra che ha perso più punti da situazione di vantaggio nei top 5 principali campionati europei,cos'è che rende "Special" questo allenatore? Fatico a capirlo, onestamente. 

Peggio mi sento se parlo dell'esperienza al Manchester United dove eccetto il primo anno, ha portato i red devils più vicini alla Championship che alla zona Champions. Anche lì ci volle l'esonero immediato e l'ingaggio di chi recentemente è entrato sotto le grinfie del portoghese ma che ad oggi potrebbe insegnargli sul come valorizzare una squadra e farla giocare come dio comanda: Ole Gunnar Solskjaer! Per tutte queste ragioni, trovo immotivata l'irrefrenabile gioia del tifo romano e ho la sensazione che i Friedkin abbiano ottenuto ciò che volevano e cioè placare l'ira della tifoseria dandogli un nome così grosso da dimostrare la solidità di questo progetto. Perché di Mourinho ne è rimasto solo il nome e il curriculum, ho la bruttissima sensazione che la presidenza della Roma pur di ingraziarsi i propri sostenitori abbia dato precedenza alla roboanza e non all'effettiva utilità di cui necessita una squadra così in crisi.

Il fatto che Mourinho abbia accettato una squadra che se tutto andrà a meraviglia giocherà l'inutile, poco prestigiosa e per niente remunerativa Conference League la dice lunga sull'appeal attuale che questo allenatore ricopre. È abbastanza buffo sentire nel comunicato passaggi del tipo "mi ha colpito l'ambizione di questo club" o "qui c'è un progetto vincente, quando basterebbe ammettere la verità dei fatti, cioè che Mourinho ha accettato la Roma perché è stata l'unica squadra che gli permette di non uscire da un giro dal quale vuole rimanere dentro ma che non fa più per lui. E ovviamente non lo farà a prezzo di saldo perché la Roma per i prossimi 3 anni gli garantirà un enorme ingaggio da 7 milioni di euro netti (bonus esclusi), cifra che si aggiunge ai 9 milioni che il Tottenham gli dovrà dare per il primo anno. Chiamalo fesso un allenatore che va a trascorrere 3 anni di "buen Retiro" nella città più bella del mondo a cifre del genere, semmai lo chiamo "genio assoluto". Genialità che sicuramente non appartiene alla società romanista, questo è sicuro. Perché le frasi: "Mourinho si muove solo per vincere", "se José dice sì è perché gli hanno promesso uno squadrone" è tutto fumo venduto negli occhi dei tifosi ma la realtà sarà un altra. Mourinho sceglie chi gli permette di restare ancora nel giro e ingrassare il suo conto in Banca ma soprattutto la Roma non comprerà nessun campione fatto e finito nel pieno del suo splendore. ​​​​​​

Il bilancio dei giallorossi è da profondo rosso mentre dei debiti non ne parlo proprio, la Roma farà quelle 4-5 operazioni che avrebbe messo a segno anche con un altro allenatore. Certamente Mou potrà convincere qualche fedelissimo di vecchia data ma i fuoriclasse assoluti andranno ovunque tranne che a Roma. E di conseguenza il mio ragionamento viene spontaneo e dico: "se Mourinho in vita sua ha avuto a che fare sempre con squadroni, cosa c'entra col progetto Roma?" Assolutamente nulla. La squadra giallorossa va rimessa a nuovo praticamente da zero, i capisaldi dal quale ripartire si contano sulle dita di una mano.

La Roma necessitava tassativamente di un allenatore capace di dare un impronta di gioco marcata e di uno che al contempo valorizzasse tutti gli elementi a disposizione. L'identikit perfetto era a portata di mano e corrispondeva al nome di Maurizio Sarri, l'allenatore toscano disponeva di tutte le qualità che calzavano a pennello con l'ambiente giallorosso: portatore di un gioco spumeggiante, bravissimo a lavorare con i giovani e soprattutto dall'altissimo pedigree internazionale, cosa che non si può dire oggi del buon José. Ma mettendomi nei panni del comandante sono contento non sia scelto lui, Sarri mi sembra troppo in voga per un progetto giallorosso che nasconde più incognite che certezze. Un altro nome che avrebbe fatto al caso della Roma poteva essere De Zerbi, l'allenatore italiano in rampa di lancio per eccellenza. Ha costruito un isola felice a Sassuolo rendendo modesti giocatori in veri e propri goielli da esporre in giro per l'Europa. Profili agli antipodi di Mourinho e soprattutto affamati, qualità che ormai in José non si vede più. Ovviamente, se dovesse far bene sarò il primo a scusarmi con lui ma vedo molto più probabile il mio: "ve lo avevo detto che Mourinho è un allenatore finito"