Anche meno ragazzi, non c'eravamo più abituati. Tre giorni dopo lo storico blitz dello Juventus Stadium, i nostri infiniti eroi umiliano anche il Torino nel loro stadio con un leggendario 0-7 inappellabile e in tre giorni hanno completamente cambiato le opinioni della critica, che dal "Milan sgonfio e illusorio" descritto dopo le due sconfitte contro Sassuolo e Lazio è tornato ad essere il "Milan leggiadro della prima parte di stagione". La verità come sempre sta nel mezzo (probabilmente) ma arrivare a derubricare come "fuoco di paglia", l'unica squadra che ha dato fastidio all'Inter fin quando le gambe hanno retto, che è stata 21 giornate in vetta alla classifica mi sembra davvero esercizio ardito. Partiamo innanzitutto da alcuni dati statistici inconfutabili: 1) il Milan di Stefano Pioli versione 2020/2021 eguaglia il record dell'Inter di Mancini della stagione 2006/2007 per quanto riguarda le affermazioni esterne in un singolo campionato: 15! 2) dalla stagione 2011/2012 il Milan non aveva 75 punti dopo 36 giornate. Riscontri che già potrebbero far terminare qui la discussione sull'anima, sulla qualità, sull'intero progetto messo in piedi praticamente da zero di questa società. ​​​​​​

Otto anni passati a vivacchiare, a cambiare ogni anno allenatori e dirigenti, a non aver pazienza nel percorrere una strada e provarci fino in fondo. Una vagonata di milioni buttati per gente che non aveva né le capacità tecniche ma soprattutto morali per reggere il peso di una casacca che dovrebbe essere per pochi eletti ma diventata letteralmente di chiunque, in quello che probabilmente è il lasso di tempo più buio della nostra gloriosa storia. Purtroppo ho vissuto gli anni più belli della giovinezza ad osservare un Milan in balia degli eventi, che da società modello dotata dei più grandi fuoriclasse è diventata una squadra anonima, avversario semplice per chiunque. Ed è per questo motivo che nel mio cuore questo Milan 2020/2021 ci resterà per sempre. Perché non solo a livello di punti è tornato grande, non solo perché finalmente in una singola stagione ha battuto Napoli, Roma, Inter, Juve, Lazio ma il mio ricordo sarà eterno in quanto dopo una decade ho rivisto il gioco, lo spirito, la voglia di azzannare degna di chi ha il diavolo per stemma e che ha come motto il "Saremo una squadra di diavoli e I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo ai nostri avversari". Avversari che finalmente hanno avuto paura, che finalmente hanno tremato nel rivedere un club che ha il simbolo del 7 (le nostre Champions League) sulla manica destra. Non prendiamoci in giro, il Milan non era assolutamente attrezzato per vincere questo campionato nonostante lo abbia stradominato per più di un 1/3 di stagione ma secondo gli addetti ai lavori non era neanche da prime 4 posizioni. Eppure noi dalla top 4 non siamo mai usciti, anche quando c'è stato il brusco e inevitabile calo il Milan ha mantenuto intatta la sua identità e ciò ci ha permesso di barcollare ma non crollare definitivamente. Ci siamo sempre rialzati più forti e cattivi di prima e anche i detrattori più accaniti si sono dovuti arrendere al fatto che nessuno merita di entrare in Champions League più di questa squadra,nessuno merita di raccogliere più di quanto si è seminato rispetto a noi. Sarebbe il premio meritato per aver mostrato coraggio nelle scelte, avuto coerenza nel proprio progetto, sviluppato un modo di essere a prescindere dalle difficoltà che questo progetto nascondeva.

Lo scorso anno avevamo chiuso da sesti dopo una cavalcata senza macchia nel girone di ritorno ma il tempo perso nella prima parte con Marco Gianpaolo ci aveva impedito di dare fastidio a chi ci ha preceduto. Sembrava in procinto l'ennesimo ribaltone societario e in panchina ma l'improvvisa e clamorosa inversione di marcia di Ivan Gazidis e del fondo Elliott ha impedito l'arrivo ormai certo di Ralf Ragnick per dare fiducia al lavoro di Pioli. È stata la mossa decisiva, la squadra ha proseguito in maniera eccellente cavalcando l'onda del post lockdown e il tecnico emiliano ha dimostrato con i fatti di essere un grande coach. Amato dai giocatori, fine stratega e in sinergia totale con l'ambiente, Stefano Pioli ha cambiato la sua storia sdoganando il cliché del non adatto ad una panchina di rango e la storia del club che lo aveva preso per metà stagione ma che poi gli ha accordato totale fiducia quando ha capito che si trattava della figura giusta per riportare il Milan al vertice. Ancora non abbiamo fatto nulla ma voglio estendere il mio grazie anche a tutto il board societario, da tempo immemore non vedevo un unità di intenti granitica tra tutte le componenti. La triade Gazidis-Massara-Maldini è stata onnipresente, non è mai mancato l'apporto alla squadra ovunque e soprattutto ognuno ha svolto divinamente i propri compiti.

Massara e Maldini rappresentano due garanzie sul lato sportivo. Hanno costruito una squadra dalla qualità altissima spendendo meno del dovuto, non a caso tutta la rosa del Milan ha visto schizzare i valori economici alle stelle. Gente come Theo Hernandez e Bennacer vale almeno il triplo rispetto alla spesa effettuata per acquistarli, la muraglia difensiva composta da Kjaer e Tomori diciamo che verrà a costare in totale 30 milioni (quando l'inglese verrà riscattato). Hanno ripreso Ibrahimovic nonostante le controindicazioni superassero i vantaggi ma il re svedese è stato l'unico capace di dare la spinta tecnica e temperamentale ad un gruppo giovanissimo. Gente come Calabria, Kessie, Donnarumma ha visto impennare la loro quotazione dopo un annata mirabolante, Saelemaekers e Diaz sono progetti intriganti di giocatori ancora giovanissimi ma assolutamente dotati di tutte le qualità adatte per stare nel nostro contesto. Ogni singola spesa è stata pensata, nulla è stato lasciato al caso, ogni giocatore è stato a lungo osservato dalla rete scouting capeggiata da Geoffrey Moncada . È stata creata una struttura societaria di ferro tant'è che molte squadre adesso cercano di imitare il Milan. Noi siamo la dimostrazione di come si possa costruire una squadra moderna, capace di giocare un calcio avanguardista attraverso l'innesto di giocatori qualitativi e spendere poco senza appesantire i bilanci. So che il fondo Elliott prima o poi venderà il Milan ma intanto ha ripianato tutti i debiti, ha quasi totalmente eliminato il disastroso passivo ereditato dalle passate gestioni societarie scellerate e a differenza della seconda squadra di Milano non ha bisogno di chiedere ai propri dipendenti la rinuncia a più di mesi di mensilità in quanto per vincere uno scudetto si è indebitata fino al collo e adesso non sa più che pesci prendere. A differenza di chi venderà i pezzi pregiati per fare cassa o peggio ancora non potrà condurre un mercato almeno dignitoso, il progetto del Milan con la Champions League subirebbe un improvvisa impennata. Il Milan avrebbe la forza economica per mettere nel motore quei 3-4 colpi di cui questa squadra necessita per puntare dritti al bersaglio grosso, è facile intuire che difficilmente i giocatori sarebbero restii al fascino di giocare per un Milan che rientra in Champions dopo 8 anni. 

Ho riacquistato la passione, l'ardore nel sostenere questi ragazzi, avevo dimenticato ormai la sensazione di provare quegli impulsi positivi, tutte qualità che questi meravigliosi uomini mi hanno donato nuovamente. Per dirla alla Pioli "Milanello è un isola felice, qui è tutto speciale" e se lo dice lui possiamo assolutamente essere tranquilli. Siamo agli sgoccioli di una cavalcata entusiasmante condotta sempre al massimo ​​​​​, già domenica potrebbe arrivare la matematica qualificazione in Champions League. Posto che l'Atalanta al 99% batterà un Genoa già sazio, noi dobbiamo semplicemente fare il nostro dovere battendo a San Siro un Cagliari (quasi) tranquillo. Se avverrà ciò, la Juventus potrebbe anche battere l'Inter non ottenendo nulla, in quanto l'umiliazione data allo Stadium ci mette in una posizione comodissima in caso di arrivo a pari punti. Cosa assolutamente non scontata però, in quanto l'Inter non è sazia, vuole sfondare quota 90 punti e Roma e Samp sanno bene come il sergente Conte non ami cali di concentrazione e soprattutto sappiamo bene tutti della rivalità sanguigna tra Juve e Inter con il mister neroazzurro che potrebbe conquistare un secondo scudetto (almeno nel cuore dei suoi tifosi) qualora dovesse fermare la Juve e sbatterla ufficialmente fuori dalla Champions. 
Lui che la Juve l'ha creata, non si farà sfuggire l'occasione di mandare gli uomini di Pirlo fuori dalla top 4 creando un danno tecnico ed economico di incalcolabile misura alla società bianconera. Se così non dovesse essere pazienza, basterà fare il nostro dovere battendo in casa il Cagliari e quel meraviglioso sogno atteso otto anni chiamato CHAMPIONS LEAGUE diventerà realtà!